STILL

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Mentre il ragazzo si incamminava verso la panchina prese le cuffiette e iniziò a ascoltare una canzone, era da tempo che non faceva partire il casuale nella sua playlist.

Say something, I'm giving up on you
I'm sorry that I couldn't get to you

Un ragazzo come lui che ascoltava canzoni così.

L'aveva scaricata Evie sul suo cellulare qualche giorno prima di quella litigata a casa di Luke.

A ogni singola parola pensava a lei.

You're the one that I love and I'm saying goodbye

Ultimo respiro. Chiuse gli occhi. Un piccolo singhiozzo uscì dalla sua bocca. Si fermò. Quando una lacrima andò a sfiorare l'angolo destro della bocca sorrise. Fece piccoli passi con gli occhi chiusi.

Su quella panchina c'era lei.

Immobile.

Immobili.

I loro occhi non erano mai stati così fermi.

Si guardavano e nel silenzio della sera iniziarono a urlare.

Urla così forti ma che potevano sentire solo loro due.

Passavano persone e macchine. Nessuno li notava ed era una delle cose migliori, in quella piccola città nessuno si interessava di loro due.

Quei due erano una cosa staccata dal mondo.

Censurati da quella città.

Il ragazzo si tolse le cuffiette, le arrotolò, il suo sguardo si spostò su di loro, poi le infilò dentro le grandi tasche della felpa nera.

-Sta arrivando la primavera.- la voce di Evie penetrò nel cuore del povero ragazzo.

Lo accoltellò.

-Mi piace questa stagione. Mi rende.. Non so, mi fa sentire..-

-Calmo.- lo interruppe. - A me la primavera rende calma.-

-Si,- sorrise - calmo.-

In quella discussione c'era troppo imbarazzo ma non volevano finire di parlare.

Si mancavano così tanto.

Proprio come manca il caldo dopo mesi di neve.

-Beh, stai bene?- mormorò il ragazzo guardando il pavimento.

-Diciamo che, si, potrebbe.. Forse potrebbe andare meglio.-

-Ti capisco.- sospirò.

Uscì una piccola risata dalla bocca della ragazza.

Si mise a ridere anche lui.

Quanto gli mancava la sua risata.

-Sembriamo una stupida coppietta di tredici anni.- la risata aumento.

La sua risata procurò a Calum qualcosa dentro lo stomaco.

Non erano farfalle nello stomaco. Era peggio. Ma qualunque cosa fosse lo spinse a buttarsi su di lei.

Quanto gli mancavano le sue labbra. Le mani sulle guance, gli occhi chiusi e i cuori aperti.

-Potresti essere tutti e due.- la ragazza si allontano da lui tenendo solo i naso attaccato al suo -potresti essere sia buono sia cattivo.-

Lui sorrise.

-Non mi dispiace essere buono.-

-A me piaci quando sei cattivo.- rispose secca.

-Farò del mio meglio per renderti felice.-

Le piccole mani di Evie passarono per i suoi capelli tinti per arrivare alla sua guancia.

-Chiudi gli occhi- sospirò - baciami.-

Lo fece.

-Baciami ogni giorno, sarà l'unica cosa che mi renderà felice.-

-Siamo troppo sdolcinati.- sputò il ragazzo.

Risero.

-Portami a casa Hood.-

-Non chiamarmi Hood.- fece un sorriso forzato.

-Scusa, Hood.- la felicità si poteva vedere di suoi occhi.

-Ti ho già detto che ti amo?- si avvicinò a lei.

-Tu portami a casa.-

La prese per le cosce e portò il suo bacino sulla spalla.

Iniziò a camminare mentre la ragazza tirava leggeri pugni alla schiena del ragazzo e rideva.

Ridevano.

Insieme, ancora.

Good Or Bad || Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora