Capitolo 5 - Posso chiederti una cosa?

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[La ragazza a lato è Olivia! :D]

Mi svegliai il giorno seguente sentendo qualcuno sbadigliare rumorosamente. Con un lamento sbattei gli occhi, notando che non ero nella mia stanza ma nel soggiorno di qualcun altro, sdraiato sul divano.

Strizzai gli occhi, cercando di capire chi fosse seduto sull'altro divano. La persona era discretamente bassa, aveva dei soffici capelli marroni che andavano in ogni direzione, un berretto grigio in mano e indossava un paio di occhiali che conoscevo così bene... Oddio. Era Louis.

Tutto ciò che era successo ieri mi tornò in mente, ed ero consapevole che vederlo adesso probabilmente fosse una pessima idea. Merda.

Ruppe il silenzio che si era formato lasciandosi sfuggire un grugnito. "Che diamine ci fai tu qui?"

Oh mio Dio. Quella voce mattutina! Il suo tono solitamente squillante era leggermente roco, ed era dannatamente sexy. Perché deve farmi soffrire così? Perché?

Scuotendo mentalmente la testa, gli lanciai nuovamente uno sguardo. Stavo praticamente setacciando il suo corpo con gli occhi. Indossava una maglia bianca attillata, abbinata ad un paio di skinny jeans neri - proprio come ieri (ovviamente). Dire che fosse figo sarebbe stato un insulto. Lui era assolutamente mozzafiato in quei vestiti.

"Potrei chiederti la stessa cosa." Dissi, alzando un sopracciglio divertito.

Strinse gli occhi pronto a replicare, ma poi portò all'improvviso una mano alla fronte, lasciandosi sfuggire un sospiro. "Sono troppo stanco e stordito per mettermi a discutere con te adesso." Borbottò, accasciandosi contro lo schienale.

Mi alzai mettendomi seduto e facendo una smorfia a causa del dolore lancinante alla testa. "Nessuno ti ha detto di farlo, sai?"

I suoi occhi, illuminati da un freddo bagliore, si aprirono di scatto per incontrare i miei. "Lo so Styles, ma forse non voglio fare niente se non discutere quando si tratta di te, eh?" La sua voce era così rigida che mi fece quasi trasalire.

"Stai facendo l'immaturo." Mormorai sottovoce, facendo scorrere una mano tra i miei ricci.

"Disse il ragazzo che prova qualcosa per qualcuno che senza dubbio non ricambia." Rivoltò gli occhi, facendomi gelare il sangue. Non lo aveva appena detto.

"Smettila di dire stronzate, Tomlinson. Sei così dannatamente pieno di te stesso."

Si alzò dal divano, camminando verso di me e fissandomi dritto negli occhi. "Ora lo sono, non è così?" mi schernì. "Quindi mi stai dicendo che quello che ho detto non è vero?"

Feci un respiro profondo ignorando il dolore alla testa, mentre mi alzavo per essere al suo stesso livello. "Sì. Ora vattene da questa stanza prima che ti faccia uscire a calci." Scattai, sperando che non avesse sentito la falsità nella mia voce mentre dicevo 'sì'.

Sospirò girando sui tacchi per uscire dalla stanza teatralmente. Rivoltai gli occhi, ignorando l'occhiataccia che mi lanciò giusto prima di uscire.

Mi risedetti sul divano, sospirando profondamente. Niente era andato come pianificato. A Louis stavo ancora sullo stomaco e non aveva mostrato neanche un segno a dimostrare che avesse cambiato la sua opinione su di me. Ma c'era davvero qualcosa che potessi fare per fargliela cambiare? Era come se fosse impresso nella sua mente che dovesse odiarmi a tutti i costi. Io però volevo davvero tanto sapere le ragioni per cui lui mi disprezzava, ma ogni volta che glielo chiedevo, evitava sempre la domanda.

Poi un pensiero mi balzò in testa. Quando ero piccolo, mia madre mi disse di ignorare Louis per qualche strana ragione. E se i suoi genitori gli avessero detto la stessa cosa? Questo spiegherebbe perché non gli piacevo neanche quando eravamo bambini.

When Hate Turns Into Love (Larry Stylinson // Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora