CAPITOLO OTTO: Corri Luccichio, corri

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Non ho ben presente quanto tempo passai sott’acqua.
Una parte di me riusciva a sentire le piume di Hawks che sfrecciavano accanto a me, cercandomi, ma persi presto conoscenza.

Mi ritrovai a qualche chilometro dalla cittá. Viva.
Il cielo era ancora scuro.
Che ore saranno state, le quattro?
Mi alzai in piedi barcollante.
Le tempie mi pulsarono violentemente. Sentii il sangue caldo appiccicato alla nuca.
Il polpaccio destro, dove la piuma mi si era conficcata, continuava a lanciarmi fitte di dolore.

Zoppicai titubante fino all’hotel.
Nonostante fossero le prime ore del mattino giravano una ventina di persone per le strade.
Una parte di me sapeva benissimo che tornare alla stanza non era un’ottima idea, Hawks avrebbe potuto tendermi una trappola, ma in fondo non sapevo che altro fare.
Insomma, chi mai avrebbe creduto a me?
La mia parola contro quella dell’eroe numero due.

Infilai la chiave nella stanza e la girai lentamente.
Aspettai qualche secondo, non si mosse nulla.
Aprii la porta quel che bastava da far entrare uno spiraglio di luce.
Silenzio.
Spalancai la porta sollevando con fatica una mano, pronta per un eventuale scontro.
Tastai velocemente il muro fino a trovare l’interruttore.
La stanza l’illuminó.
Era vuota.

Tirai un enorme sospiro di sollievo, chiusi la porta a chiave e mi rannicchiai in un angolo tremante.
La finestra della vetrata era spalancata.
Era stato qui.
Non sapevo quando. Non lo volevo sapere.
Non volevo sapere piú nulla su di lui.
Volevo solamente andarmene da questa cittá, tornare tra le mura della Yuuei.
Mi costrinsi ad alzarmi e a zoppicare verso la vetrata, per chiudere la finestra.
Dopodiché andai in bagno, mi lavai e mi disinfettai le ferite.

Coprii il taglio alla testa con delle garze, poi mi infilai un cappello di lana nera per nasconderle e non dare troppo nell’occhio.
Gettai i vestiti sporchi in un angolo della stanza e ne presi di nuovi.
Infilai nello zaino il mio portafoglio con tutti i soldi che avevo, una felpa, la cartina della cittá e del cibo.
Arruffai lo zaino e sgattaiolai fuori dall’hotel.

Il mio piano era quello di prendere il primo treno per Tokyo e svignarmela da questa cittá.
Ma sopra di me c’era un cielo limpido, Hawks non ci avrebbe impiegato troppo a scoprirmi.

Scelsi di mescolarmi tra le persone, per cercare di passare il piú inosservato possibile.

Non sapevo bene se mi stesse cercando solo Hawks.
Dabi, per quel che avevo visto, preferiva girare per i vicoli bui, per non attirare l’attenzione probabilmente.

Alzai lo sguardo verso il cielo, e come immaginavo, Hawks stava volteggiando in cerchio.
Abbassai in fretta il cappello cercando di coprirmi il viso, anche se ero abbastanza sicura che mi stesse seguendo da un bel pó.
Precisamente da quando ero uscita dall’hoten.
Cazzo
Dovevo aspettarmelo.

Attraversai di corsa la strada e cercai disperatamente un entrata per la metro; restare dove Hawks poteva facilmente individuarmi era ancora piú grave.
Scesi velocemente le scale per la metro, rischiando piú volte di inciampare.
Dietro di me sentii un tonfo e una raffica di vento.
Svoltai a destra correndo a caso.
“T/n aspetta”
Spinsi un uomo di lato, scavalcai con un salto il cancelletto che separava l’entrata della metro.
Ero terrorizzata.
Tutte le persone che incontravo si giravano a fissarmi ignoranti.
Riuscivo pure a sentire qualche esclamazione di ammirazione per l’eroe che mi stava inseguendo.
“T/n fermati dio santo!”
Strinsi i pugni e aumentai la velocitá.

Una piuma rossa svolazzó tranquilla affianco a me “Cazzo” sussurrai.
Non era grande come quella che aveva usato per allontanarmi dal fiume, anzi.
Sembrava una di quelle nuove nuove, di qualche pulcino.
Continuai a correre.
La piccola piume andó ad infilarsi sotto i miei festidi.
Spalancai gli occhi e cominciai a divincolarmi per farla uscire. Inutile.
D’altronde era controllata da Hawks, dietro di me.
Urlai a squarcia gola mentre la piccola piuma mi trascinava indietro.

Da quello che avevo letto avevo imparato che una singola piuma di Hawks era in grado di sollevare una persona.
Mi divincolai ancora, cercando di raggiungerla, ma questa continuava a spingermi verso l’eroe.
Urlai a squarciagola cercando di appigliarmi a qualcosa.
Le mani di Hawks mi raggiunsero velocemente, tappandomi la bocca e trascinandomi per terra.
Le persone ci fissarono sbalordite, forse impaurite.
Hawks mi strinse in una sorta di abbraccio; aveva la schiena appoggiata contro il muro, e io avevo la mia appoggiata al suo petto.
Con la destra mi immobilizzó le mani e le sue ali ci circondarono, impedendo alle persone di vederci.
Avvicinó la bocca al mio orecchio: “Calmati”
Cercai ancora di liberarmi scalciandogli le ali.
Lui digrignió i denti e blocco le mie gambe con le sue: “Vuoi stare fera? Come cazzo hai intenzione di spiegare tutto questo alla polizia, eh?”

Scrollai la testa per poter parlare: “Hai intenzione di uccidermi?”
Lui corrugó la fronte sbalordito e allentó leggermente la presa: “Ma sei scema? Sei la mia apprendista” “Io non sono l’apprendista di un cattivo” abbaiai io riprendendo a divincolarmi.
Hawks mi bloccó la testa e appoggió la fronte contro i miei capelli: “Mi dispiace, non doveva finire cosí. Non mi dai altra scelta”
La piuma che si era nascosta dentro i miei vestiti fuoriuscí leggiadra dal colletto della felpa.
“Adesso devi stare ferma, chiaro? Se ti muovi rischio di ucciderti”
Sentii una leggera pressione sul collo.
Spalancai gli occhi.
“Non l’ho mai provato su un essere umano, mi dispiace davvero sia tu il primo. Faró scivolare questa piccola piuma dentro di te, nel collo, infilata tra qualche vertebra. Se farai una mossa falsa, puoi immaginare cosa succederá”
Fu come una puntura. Non troppo doloroso.
Ma sapere che da lí in poi avrei davvero dovuto fare quello che voleva mi mandava fuori di testa.

Scoppiai a piangere.
Hawks si bloccó immediatamente e rimase immobile.
Singhiozzavo e non riuscivo a smettere.
Le ali rosse ci avvolsero ancora di piú: “Ti sto facendo male?” chiese lui con la voce spezzata.
CHE CAZZO
Non avrebbe dovuto importargli di me.
Ripresi a piangere piú forte e sta volta lui molló la presa e mi strinse in un abbraccio.
“Hey andrá tutto bene okay? Giuro che ti spiegheró tutto, ma devi lasciarmi del tempo per capire cosa posso dirti e cosa no. Non è nulla di grave t/n, so che puó sembrarlo ma non lo è”
Le lacrime continuavano a scendermi sulle guance e non pareva volessero fermarsi.

WINGS ON FIRE [Hawks x Reader]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora