CAPITOLO DODICI: Mamma come brillo!

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Scoppiai.
Cacciai un profondissimo urlo di rabbia e il mio Quirk, che fino ad allora avevo represso, scoppió potentissimo nella stanza.
Toga Himiko venne scaraventata contro la parete.
Non mi fermai.
La luce invase la camera e le pareti di acciaio la rifletterono ancora piú forte.

Urlai di nuovo mentre cercavo di chiudere i pugni.
Lo sentivo.
Quelle catene potevano cedere.
Come? Non lo so. Non mi importava.
Volevo solo riprendere il pieno controllo del mio potere ed andarmene da quel buco.
La luce continuó ad aumentare e io dovetti chiudere gli occhi.
Bruciavo.
Forse stavo perfino andando a fuoco.
Strinsi ancora piú forte i pugni.
Il bianco che invadeva la stanza stava sicuramente decomponendo il metallo.
L’avevo letto da qualche parte in un libro: il metallo, se posto troppo tempo sotto una luce potente, si decompone, diventa grigio.
Beh
La mia luce è molto potente.

Sentii Toga in lontananza urlare disperata.
La mia pelle stava bruciando.
Le catene si spezzarono.

Mi strinsi le mani al petto e scivolai via dalle catene che mi legavano malamente alla sedia.
Spensi tutto.
La luce divoró se stessa e scomparse nel nulla.
Toga era chinata in un angolino, nuda.
Aveva ripreso le sue sembianze.
Feci in tempo a vedere solo quello, prima che i miei occhi vennero colpiti da una violentissima fitta.
Crollai sulle ginocchia e urlai dal dolore.
Li avevo tenuti per troppo tempo aperti, dovevano riabituarsi alla luce normale.
Rischiavo di rimanere cieca?
Non lo so, non penso.
Infondo sono praticamente fatta di luce, dubito che la mia stessa luce possa farmi troppo male.
Tastai il terreno intorno a me, sperando che non ci fosse nessuno nelle vicinanze pronto a combattere, dato le mie circostanze.

Sentii Toga sussurrare qualcosa.
Probabilmente si stava lamentando, ma magari cercava di chiamare aiuto.
Mi costrinsi ad alzarmi in piedi e a cercare la porta d’uscita tastando la parete.

Una volta girata la maniglia uscii in corridoio e corsi a caso.
Non sapevo dove stavo andando, non pensavo ancora che aprire gli occhi fosse una buona idea.
Avevo i piedi scalzi.
Perché?
Rallentai il passo, mentre il mio cuore cominciava ad aumentare il battito.
Un leggero venticello percorse il sotterraneo, ed io lo sentii tutto.
Tutto su tutta.
Tutta me.
Spalancai i miei occhi doloranti e fissai in basso il mio corpo.
Li richiusi e mi portai una mano sulla bocca.
La luce probabilmente aveva lacerato le fibre dei tessuti.
Toga non era l’unica nuda.

Mi appiattii contro una parete e rimasi immobile, con le orecchie tese per ascoltare ogni rumore.
Nel corridoio risuonava solamente un rumore metallico, probabilmente qualche fognatura.
Non volevo combattere in quello stato.
Nuda.
No, non ci sarei riuscita.
Mi raggomitolai su me stessa e massaggiai le palpebre.
Pensa, pensa!

Era il duemilaequalcosa, quando all’ospedale di Tokyo venne portato un bambino luminoso.
Si certo, che centra?
Probabilmente si trattava di qualche mio parente; spesso me lo domandavano, ma non potevo fare altro che alzare le spalle ignorante.
I nostri Quirk erano abbastanza diversi.
Io potevo controllare la luce che producevo, lui brillava e basta.
Aprii lentamente gli occhi, non facevano piú male.
Se lui brillava e basta, mentre io potevo controllare la luce…
Potevo brillare e basta anch’io, no?

Accesi il Quirk sul mio corpo.
Lo concentrai sulla mia pelle, lungo i miei fianchi fino ai piedi.
Brillavo.
Pensavo che riuscissi a illuminarmi così solamente quando provavo forti emozioni, invece riuscivo a controllarlo.
Qualcosa rischiava ancora di essere visto, ma me ne sarei fatta una ragione.
Almeno cosí stavo tranquilla.
Peró scelsi di disattivarlo momentaneamente: concentrare la luce solo sul mio corpo era abbastanza difficile, mi sarei limitata a farlo solamente in caso di bisogno.
Ripresi a correre.

WINGS ON FIRE [Hawks x Reader]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora