3. Secrets

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(Direi di ammirare la magnifica prova di recitazione del nostro Sebastian qua sopra "Those steel blue eyes let you know where home is, you know what I'm talkin' about. That's my safe place." Cit. Anthony Mackie)

Third Chapter

Il nuovo anno è arrivato in quel di Washington: Christine ha avuto il suo bel da fare con James, tra giornate buone e giornate cattive e qualche incursione sventata di quelli che dalle sue parti verrebbero chiamati “cacciatori di taglie”. Qualche mercenario ha cercato di avvicinarsi all’abitazione, in quei momenti ha ringraziato il suo maestro per tutti quegli esercizi di concentrazione e percezione del mondo esterno; potrebbe anche aver ringraziato suo fratello per tutte le ore di combattimento corpo a corpo, ma poi si monterebbe la testa.

È notte e lei, come al solito, fissa il soffitto della sua camera; si alzerebbe per farsi una tazza di latte, ma è troppo freddo fuori e non ha voglia di lasciare il calore del letto. Rivive i bei momenti al Tempio con suo fratello, tra addestramento e scorribande con gli altri alunni; le serate passate sul tetto della loro casa nel loro paese natale a guardare le stelle, le promesse che si erano fatti, molte delle quali mantenute e altre dimenticate. Poi è un rumore che la riporta vigile, proviene dal corridoio; una lucetta si accende nell’angolo della sua camera e la guarda sospirando <<Lo so, R2, non è la prima volta mi pare>> risponde ovvia.
La lucetta si avvicina a lei, producendo dei suoni simili allo squittire di un topolino <<Come non è in sé?!>> ripete saltando giù dal letto e raggiungendo il corridoio <<Ritorna nell’ombra, R2>> gli ordina prima di avvicinarsi al soldato.
James si gira di scatto, sentendo i suoi passi <<Chi sei tu?>> chiede, la voce gelida.
Christine si ferma <<La padrona di casa>> risponde neutra <<Mi conosci, ti ho nascosto qua per mesi>> prova il più vecchio trucco che le hanno insegnato al Tempio.
Il soldato la guarda, un velo di confusione negli occhi chiari che subito svanisce <<Tu eri con lui, eri con la mia missione!>> sentenzia con rabbia, il corpo pronto ad attaccare.
<<Completala allora>> lo sfida, pronta a difendersi.
James, o meglio Winter Soldier, non se lo fa ripetere attaccandola rapidamente; Christine si difende, parando i suoi affondi e evitando il pungo di acciaio. Con la coda dell’occhio vede il suo amichetto blu avvicinarsi alla porta della camera, uno dei suoi mille mila accessori fuori, pronto per proteggerla <<R2 no!>> gli dice, distraendosi il tanto che basta per permettere al soldato di colpirla duramente alle costole.
Il colpo le toglie il fiato, ma è subito in piedi rapida e precisa confondendolo con finti attacchi e facendolo indietreggiare; l’amico, ovviamente, ignora il suo ordine e si avvicina ai due, mandando in corto alcuni circuiti del braccio meccanico del soldato. Christine coglie l’occasione al volo, con un movimento veloce poggia il piede sull’articolazione femorale del suo avversario, dandosi lo slancio per salirgli sulle spalle, bloccando con una gamba il braccio umano e andando a cercare un preciso punto alla base del suo collo. James cade a terra come una bambola di pezza, Chrissie che lo segue tenendosi il fianco; riprende fiato, sentendo che il soldato è stato sconfitto -almeno per il momento- e la coscienza di Bucky sta piano riprendendo il suo posto.
Guarda con sguardo truce il piccolo robot vicino a lei <<Non ti ringrazierò per aver disobbedito, R2>> lo avverte, alzandosi con fatica <<Io lo porto a letto, tu aggiusterai i circuiti che gli hai bruciato>> lo istruisce e lui emette un suono, che significa assenso e ne aggiunge altri per ricordarle di prendersi cura delle sue costole <<Preoccupati di seguire le indicazioni, adesso>> lo riprende, ma alla fine sorride perché preoccuparsi per lei e suo fratello è quello che ha sempre fatto, sin da quando è atterrato per caso sul loro pianeta.

Christine, così, torna con l’attenzione al soldato che dormirà per un paio d’ore almeno; si concentra sul suo corpo, che si alza lentamente dal pavimento. Lei muove le sue mani con calma, guidando il corpo verso la sua camera, la più vicina, e lasciandolo posarsi sul letto; lo copre un po’ con le coperte e si mette al suo fianco, prendendo il libro che sta leggendo e aspettando pazientemente. Il silenzio è rotto solo dal respiro leggero di James e dal rumore di circuiti che vengono riaggiustati da R2; decide di andare a prendere dell’acqua in cucina, camminando lentamente per via del dolore al fianco, ma ritorna su correndo quando sente i suoni terrorizzati del droide e il terrore del suo coinquilino.
<<James, calma, è tutto a posto>> gli dice entrando di corsa in camera.
Lui la guarda spaventato <<Armeggiava con il mio braccio, chi diavolo sei Christine?!>> urla, il terrore nei suoi occhi celesti.
Lei sospira, portandosi d’istinto la mano al fianco per il dolore che il gesto le ha provocato; James si accorge del movimento e subito si alza a soccorrerla <<Dio, Christine, non volevo. È che mi sono spaventato e non sapevo cosa fare>> mormora mentre la accompagna sul letto <<Ti ho fatto del male, prima, vero?>> chiede dispiaciuto.
<<Niente che non abbia già provato, James, non preoccuparti>> lo rassicura con un sorriso.
Il soldato sbuffa <<Non raccontarmi balle>> l'ammonisce <<Forza, leva la maglia che controllo cosa ti ho fatto>> le dice serio poi.
Christine lo guarda scettica <<Non è necessario, so prendermi cura delle mie ferite>> mormora imbarazzata.
<<Certo, anch’io, ma ti ho colpito io e tu ti prendi cura di me da mesi ormai, permettimi di ricambiare>> le dice sincero.
La ragazza allora cede, alzando piano la maglia e mostrando il livido ormai formato al suo coinquilino; James posa delicatamente la mano destra, toccandolo piano per non farle troppo male e Christine sente il suo dolore quando si rende conto di averle rotto due costole.
<<James, calmati, non è niente>> tenta di rassicurarlo.
Lui la guarda con occhi lucidi <<Hai due costole rotte e ti ho graffiato il sopracciglio, come puoi dire che non è niente?>> le chiede retorico e addolorato <<Tu cerchi di aiutarmi e io ti ripago così>> continua prendendo l'unguento che lei le aveva messo la sera che l’ha salvato.
Christine si morde il labbro indecisa <<Non ti devi preoccupare, posso guarirle>> le dice alla fine.
<<Sì, ma ci vorranno mesi prima che il dolore passi del tutto>> le fa notare, ovviamente non sapendo ciò che intende la ragazza in realtà.
Così blocca dolcemente la mano del ragazzo <<Intendo adesso, James, posso farle ritornare al loro posto e lasciare solo il livido>> gli dice più chiaramente.
Il soldato corruga la fronte <<Ma non è possibile>> mormora confuso.
<<Io posso, invece, posso guidare il mio corpo a guarirsi>> le dice seria <<Ti ho parlato di una dote, quando ti ho portato qua, ricordi?>> le chiede e lui annuisce <<Tra le cose che mi permette di fare c'è guidare le mie cellule per rigenerarsi, un po' come quello che fa il siero per te e Steve>> spiega con semplicità <<È una pratica poco utilizzata, richiede molta concentrazione e una grande connessione con ciò che noi chiamiamo Forza, ma posso provarci>> aggiunge.
Lui la guarda confuso <<Non l’hai mai fatto?>> le chiede curioso.
Scuote la testa <<So come si pratica, il maestro di mio fratello ogni tanto ci parlava di qualche pratica particolare ma non ho mai provato a metterla in pratica>> risponde.
Lui annuisce, ancora confuso <<E lui chi è?>> indica R2 dietro di loro.
Christine ridacchia <<È un astrodroide, si chiama R2-D2 ma noi l'abbiamo sempre chiamato R2>> risponde divertita.
<<Un che?!>> chiede scioccato.

Counting Stars // James Buchanan &quot;Bucky&quot; Barnes Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora