3. What Should I Do?

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Quella sera Frank raggiunse la stanza 102 e, come d'abitudine, chiese il permesso del paziente prima di entrare.

Gerard come sempre non rispose, Frank però insistette, così si alzò e avvicinandosi alla porta, si appoggiò di schiena ad essa.
Non voleva aprire, avere a che fare con un'altra persona, magari rivedere il tipo di poche ore prima, o qualcuno che voleva imporgli di fare qualcosa senza il suo consenso.

«Sparite.»

«Gerard, non c'è nessun'altro. Ti ricordi di me?»

Gerard aggrottò la fronte, ascoltando bene la voce.
Dopo annuì come se il ragazzo dall'altro lato della porta potesse vederlo.

«Sì.»

«Posso entrare, Gerard?»

«Smettila di chiamarmi con il mio nome» Disse, irritato dal suo modo di finire le frasi con il suo nome.
Lo irritava perché gli sembrava che lo pronunciasse per calmarlo, credendo di essere gentile, o perché magari aveva paura di lui.

Gerard non voleva fare paura, ma apprezzava il fatto di intimorire le persone senza dover far nulla, perché così poteva starsene per conto suo.

«Oh... e come dovrei chiamarti?» Chiese Frank, entrando cautamente quando Gerard fece girare la maniglia della porta e si spostò da essa.

Così dopo giorni Gerard incontrò nuovamente lo sguardo dell'assistente, «Non chiamarmi»
Il suo tono e lo stesso sguardo erano freddi. Molto freddi.

Frank si morse l'interno della guancia, ammettendo a sé stesso di essere un po' intimorito.

«Okay...»

Gerard se ne accorse, ma non fece nulla per cambiare la cosa, anzi nascose un sorriso, e ciò lo rendeva abbastanza cinico.

«Cosa volete adesso?» Disse, riferendosi a tutti gli assistenti compreso lui.

«Non voglio nulla, Ge-.»
Si interruppe subito, sperando che l'altro non ci facesse caso, eppure vide l'espressione dell'uomo indurirsi.

«Stavo per avvisarti. Probabilmente, per quello che hai fatto... ti porteranno giù.»

Gerard inclinò la testa, «Giù?» Chiese, confuso.

«In una stanza isolata.»

A quel punto, Gerard scoppiò a ridere.

Il suono della sua risata fece eco nella piccola stanza, e se Frank o qualunque altra persona l'avesse sentito fuori da quella struttura l'avrebbe trovato bello e contagioso.

Invece Frank in quel momento si era irrigidito e guardava Gerard molto più attentamente di prima.

Non è una persona pericolosa, ripetè nella sua mente almeno un paio di volte.
Non devo avere paura, solo essere prudente.

«Che lo facessero» Rispose infine molto tranquillamente, con il sorriso sul volto lasciato da quella risata.

Troppo tranquillo...
Per essere normale.

Patient 102   |   FrerardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora