7. Look At Me

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Linda andò a parlare al capo direttore dell'edificio, gli spiegò della situazione del paziente Andrea Vacanti.
Lui però disse che non avevano prove sufficienti per far trasferire l'uomo in una struttura con misure di sicurezza più elevate e severe.
Quindi tornarono punto a capo.
Potevano soltanto chiudere il paziente a chiave e limitare le sue uscite fuori dalla struttura.

«Com'è andata con Way prima?»

«Oh tutto bene. Ma, uno, sembrava depresso, e secondo, non è uscito per mangiare»

Iero sospirò passandosi una mano sul viso. Era esasperato.
E anche ansioso. Soprattutto adesso che quel paziente, Vacanti, aveva avuto quel comportamento con lui, e poteva benissimo gironzolare per l'edificio alle ore imposte.

Non andava bene così. Non potevano nemmeno proteggersi, lì dentro?
Era un posto per pazienti in riabilitazione, non per pazzi omicida.

«Dannazione.» Sbottò dando una manata al bancone della reception, facendo sobbalzare Linda.

«Cosa c'è Frank?» Chiese Roy.

«Sono stufo. Forse sono io che devo cambiare atteggiamento nei loro confronti. Dovrei essere più duro, farmi rispettare!»

«Hai ragione, Frank, ma non... non essere troppo severo con te, e soprattutto con gli altri... Non voglio che tu finisca per odiare questo posto e te stesso»

«Linda, io questo posto lo odio già, ma non per i pazienti» Disse Frank forse in tono troppo duro, per poi lasciare la postazione e raggiungere le scale d'emergenza.

Si sarebbe fumato una sigaretta, e con la cenere e il fumo, avrebbe fatto volare via anche la sua tensione, almeno per qualche minuto.

***

«Ciao, Gerard»

Il paziente era a testa bassa, aveva le gambe al petto e le braccia attorno alle ginocchia. Seduto sul letto, in penombra della sera, totalmente in silenzio.

«Gerard?»

Way non rispose; cominciò soltanto a dondolarsi pianissimo avanti e indietro.

«Posso avvicinarmi?» Chiese Frank facendosi cautamente vicino all'uomo, per poi posare molto delicatamente una mano sulla sua spalla.

Gerard Way allora alzò di scatto la testa e afferrò il polso dell'assistente, puntando lo sguardo nei suoi occhi, o almeno sul suo viso, dato che era molto buio e l'unica luce era quella artificiale esterna della struttura che entrava dalla piccola finestrella.

Frank, avendo subito l'aggressione dell'altro paziente qualche ora prima, si ritrasse finendo contro la parete.
Il cuore cominciò a battergli velocemente e, dandosi dello stupido, chinò il capo.
Aveva sempre detto che Gerard non era come gli altri pazienti, e invece si era avvicinato a lui con la paura e non si era fidato.

«F-Frank?»

«Sì...»

«Scusa! Scusa... non volevo spaventarti...» Way si alzò e camminò, tastando l'aria ad ogni passo fino ad appoggiare il palmo della mano sul braccio dell'assistente, che strinse delicatamente.

«Non... non mi hai spaventato» Disse Frank in tono forse per niente convincente, sentendo il paziente sospirare.

«Accendo la luce, okay?»

«No!»

Sobbalzò un'altra volta.
Mise piano le mani sulle braccia di Gerard e lo guardò con difficoltà in viso.
«Che succede? Perché vuoi startene al buio?»

Gerard mugolò, e dopo quello che sembrò essere stato un minuto, disse: «Perché sono orrendo»

«Come? Gerard, Gerard ma che dici? Non è vero.» Lasciò la presa sul paziente e raggiunse lentamente il comodino dove era posta la lampada, la accese, e Gerard si portò velocemente le braccia sul viso.

Patient 102   |   FrerardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora