12. Pear Juice

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Dio, sono malato.
Come mi è venuto in mente di fare una cosa del genere?

Questo si ripeteva Frank la mattina dopo, sbattendo la testa contro il cuscino.
Era arrabbiato con sè stesso, proprio perché non riusciva a pentirsi di quello che aveva fatto.

Aveva baciato Gerard. Un suo paziente.
Tutto il personale si era affidato a lui per aiutare i pazienti, ma questo non era incluso.
Lui non avrebbe dovuto avere contatto fisico con uno dei suoi pazienti.

Non perché ci fosse qualche differenza, ma perché la salute mentale dei pazienti era facilmente influenzabile.
Cosa avrebbe causato quel bacio?
E anche se avesse fatto sentire meglio Gerard, cosa sarebbe successo dopo?

Quella mattina si diede per malato; Benjamin Gallagher si sarebbe occupato di tutti i pazienti.
Gli dispiaceva, ma aveva un senso di nausea e gli faceva male lo stomaco. L'ansia gli stava causando quelle sensazioni; non gli andava di presentarsi a lavoro in quello stato.

***

«Buongiorno Way!» Gallagher entrò nella 102, salutando il paziente con un sorriso smagliante. «Tutto bene?»

Gerard alzò lentamente la testa; dormiva, e il tono acuto e tanto allegro di quel ragazzo lo aveva svegliato.

«Mh?...» Si grattò la testa, guardandosi intorno.

Dov'era Frank?

«Ti ho chiesto se va tutto bene!» Sorrise il ragazzo porgendo il vassoio della colazione al paziente Way.

Gerard afferrò il vassoio senza rispondere.
Prese un pezzo di pane e lo sporcò di marmellata, masticandolo lentamente.

«Beh... buona colazione, Way» Ben mantenne il suo bel sorriso, avviandosi alla porta.

Quando però Gerard gli rivolse la parola, si fermò.

«Senti... Frank non sta bene? Cioè... di solito è lui a venire la mattina»

«Oh, uhm...» Gallagher si grattò la nuca, annuendo. «In effetti non si è sentito bene, ma si è preso soltanto un giorno, niente di grave.»

«Okay, grazie»

«Niente!»

Non appena il sostituto di Frank chiuse la porta, Gerard sospirò accasciandosi di schiena alla parete dietro di lui.
Guardò il cibo e lo pasticciò ancora un po', prima di gettare il resto nella spazzatura.

Non avrebbe visto Iero per tutto il giorno; si chiedeva come avrebbe potuto passare il tempo, dato che di solito era Frank a trovargli qualcosa da fare.

***

«Ma che combino? Ahh» Frank si strofinò la testa con le mani, nervoso.

Davvero non era andato a lavoro per evitare di andare incontro a quello che era successo il giorno prima?

Non era un bambino.
Non era un ragazzino.

Aveva ventiquattro anni; doveva fare le cose con responsabilità, pensando alle conseguenze e tutto il resto.
Ormai era una persona matura.

Ma su questo aveva dei dubbi, da quel giorno.
Stava andando tutto bene col paziente Way, poi si è messo in mezzo lo zio riccone che gli ha offerto di scappare e lui si è lasciato trascinare totalmente dalla marea di sentimenti che stava provando in quelle giornate.

Era stanco di preoccuparsi per Gerard, stanco di avere sempre un peso del cuore, stanco di aver paura che un giorno non lo avrebbe più rivisto dentro quella stanza.

Patient 102   |   FrerardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora