11. Beating Hearts

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Più tempo passava, più l'ansia nel petto di Frank cominciava a farsi spazio.
Tutto in lui, ormai, scattava non appena qualcosa di strano cominciava a vedersi nell'espressione di Way.

Se lo vedeva confuso, forse qualcosa non andava.
Se lo vedeva triste, forse il piano non avrebbe funzionato o non sarebbe più stato messo in atto.
Se lo vedeva dannatamente troppo tranquillo, non andava nemmeno bene, perché lui non voleva che Gerard lasciasse quel posto così.

Era stato lui a proporgli di non tornare, quella volta che erano andati in ospedale, e adesso era un'ipocrita ed egoista a pensarlo, giusto?

Allora forse non gli importava di come Gerard lasciasse quel posto; era preoccupato che Gerard lasciasse lui.

Terribile da ammettere, davvero. Con tutti quei pazienti, si era affezionato a Way, e si era abbandonato all'idea di capirlo.
O meglio, era la persona che lo capiva più di chiunque altro, Frank, ma ancora c'era qualcosa che Gerard nascondeva bene.

Ancora non era riuscito a fargli parlare del suo trauma.

Quindi, in un modo o nell'altro, doveva tirarglielo fuori. Lui voleva abbandonarlo, e Frank avrebbe finito di compiere il suo lavoro.

Basta sciocchezze, si era detto l'assistente, facendo il duro con se stesso.

Senza aspettare il pomeriggio per bussare alla stanza 102, si recò di prima mattina in mensa – cosa che non faceva mai – e si piazzò al tavolo dove sedeva Way, proprio di fronte a lui.

«Ciao, Fra-»

«Devo parlarti.»

«Okay... parla»

«Ho bisogno di sapere il resto, lo so che non mi hai detto tutto. Anzi, probabilmente non mi hai detto nulla. Pensavo ti fidassi di me»

Gerard assunse un'espressione confusa ma dura allo stesso tempo, e rispose scontroso: «Ti importa solo di quello, non è vero? Per tutto questo tempo hai soltanto sperato che ti dicessi quello che volevi sapere dall'inizio, solo che sei anche troppo buono per estorcermelo»

Frank alzò il capo, sorpreso dal suo sangue freddo, ma provò a rimanere indifferente; anzi, si prese del tempo per sospirare e calmarsi.

«Lo sai che non è così. Te ne stai andando, Gerard, e io ho bisogno di sapere cosa ti ha portato qui, io voglio sapere perché» Disse a bassa voce, stringendo lentamente i pugni sotto la tavola.

Gerard schiuse la bocca per dire qualcosa, ma poi abbassò lo sguardo, evidentemente combattuto.

Non sapeva come comportarsi, a lui faceva male quella storia, il trauma che in parte aveva dimenticato, e non sapeva che effetto avrebbe potuto avere su di lui riportarlo a galla.

Ma se era questo che Frank voleva davvero, Gerard lo avrebbe accontentato.
Dopotutto, sarebbe finito tutto presto, e avrebbe potuto lasciarsi tutto quanto alle spalle una volta per tutte, compreso Frank.

«Okay. Non qui, però, potrebbero sentirci...»

***

«Avanti, parla»

Gerard guardò il viso dell'assistente ma non trovò né il suo sguardo a confortarlo né la sua solita "freschezza"; Frank si stava comportando come tutti gli altri.

Way non poteva saperlo, ma Frank faceva così per non lasciarsi prendere dalle emozioni negative quando, uno di quei giorni, lui avrebbe lasciato la struttura.

Non sapeva nemmeno se sarebbe riuscito a tenere la bocca chiusa.
Ma probabilmente lo avrebbe fatto perché, come già detto, era stato lui il primo a proporgli una fuga.

Patient 102   |   FrerardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora