Linda e Roy avevano dato a Frank il compito di occuparsi di Gerard Way durante la settimana che sarebbe stato in isolamento.
Gerard era stato chiuso in quella cella buia e fredda verso sera, e Frank potè visitarlo solo il mattino seguente. Quindi rimase senza cibo e acqua per quel lasso di tempo.
Nessuno si era preoccupato di controllarlo, nessuna delle guardie che rimanevano in quel corridoio piccolo e stretto.
Però Frank non era pronto a vedere quello che era successo.
Quando aprì la porta, la prima cosa che fece fu appoggiare il vassoio con la colazione del paziente sopra un piano di ferro.
Un solo secondo dopo, rivolse lo sguardo a quell'uomo.
Era sdraiato scomposto per terra, con la schiena appoggiata al muro, il capo abbassato con i capelli che ricadevano sul viso e le mani strette a pugno come se avesse combattuto contro qualcosa.
Frank Iero si fiondò con le ginocchia per terra e sollevò la testa al paziente, mentre con l'altra mano lo spinse per farlo mettere a pancia in su.
Doveva aiutarlo a respirare, non sapeva in quali condizioni fosse e da quanto tempo.«Way?!» Iniziò a scuoterlo per le spalle velocemente, dopodiché si sporse in avanti e avvicinò l'orecchio alla bocca di Gerard.
Il suo cuore batteva ancora.
Lentamente, ma lo faceva.Gerard strizzò leggermente gli occhi, come quando il sonno di qualcuno viene disturbato.
Frank così lo fissò, attento ad ogni suo movimento.
«Gerard» Chiamò piano, con il tono preoccupato.Dopo una manciata di secondi, Gerard Way aprii gli occhi, immergendosi in quelli color sabbia dell'assistente, dopo quelli che erano stati molti giorni.
La prima cosa che fece fu inclinare la testa verso l'alto per potersi guardare attorno.
«Dove so...» Si interruppe, ricordandosi subito dell'evento di poche ore prima.Dopo aver avuto delle violente convulsioni, che precedevano soltanto uno dei suoi attacchi di panico, la sua testa iniziò a girare molto velocemente.
Così, dalla confusione, si alzò e cercò subito un appoggio tendendo le braccia in avanti.
Non appena toccò il muro vi appoggiò la fronte sopra, e per un solo momento il freddo metallico della parete gli diede sollievo.
All'improvviso, quando tutto sembrava essersi calmato, iniziò a tirare pugni a quella parete, solo con una mano.
Si scorticò in poco tempo le nocche, ma il dolore ancora non lo sentiva perciò non si fermò, facendo sì che la pelle della mano si spaccasse e il sangue fuoriuscisse.
Questo colò tra le dita, finendo all'interno del palmo chiuso.
Dopodiché svenne – non per il sangue, ma per l'esaurimento improvviso dell'energia.
Le convulsioni erano spontanee e sembravano passare veloci, ma non era così.
E per fortuna svenne, perché la cosa poteva anche non finire lì, e a quel punto qualcosa di peggiore sarebbe accaduto.Dopo quel flashback Gerard scattò in avanti, alzandosi, e lasciando cadere l'assistente all'indietro sul pavimento.
Restò a guardarlo, ma non fece nulla.Frank lo guardò, esitando un momento in più su quel pavimento.
Sentì un pizzico di delusione, ma infondo Gerard era spaventato e come biasimarlo.
Appoggiò le mani a terra e fece per alzarsi, quando notò delle piccole macchie di sangue sul pavimento.
Così si ritrovò subito davanti a Gerard.Gli afferrò il polso, sollevandolo all'altezza del viso, e guardò la sua mano.
Gerard era molto, molto pallido, forse la persona più pallida che avesse mai visto, e quelle nocche rosse spiccavano molto bene, infatti si chiedeva come avesse fatto a non accorgersene prima.«Cosa hai fatto?»
Lo guardò.Way era sempre più alto di lui, perciò a guardarlo da più in basso e vedere le sue palpebre abbassate, il suo sguardo assente e la sua espressione indifferente, lo intimoriva.
Come se lui fosse superiore a Frank e non avesse paura di nulla, quasi come se lo stesse minacciando con lo sguardo.Invece Gerard non stava facendo niente di tutto questo.
Per lui era normale guardare le persone così.
Era solo apatico.Dopo quelli che erano sembrati due minuti interminabili, il più grande scostò il braccio dalla presa di Frank e camminò verso il vassoio.
Si fermò davanti al mobile e, guardando distrattamente avanti a sè, quindi la parete, deglutì. La gola era secca. Aveva una gran sete.
Vide una bottiglietta di succo che era posta sul vassoio, e ne fu subito sollevato.
Dopo aver buttato in gola un gran sorso di quella bevanda fresca alla pera, si voltò a guardare Frank.«Avevi sete... immagino» Disse Frank, comprensivo.
Dopo essere svenuto, non si era mai alzato. Lo aveva svegliato lui.«Io...» Iniziò Gerard avvicinandosi all'assistente e gesticolando un po' con le mani, «Non... non credo di potercela fare.»
«Gerard... vorrei fare qualcosa, e se ci fosse una soluzione la troverei, ma non si può.» Rispose Frank, un tono di amarezza nella voce. Ma sperando che Gerard capisse.
Guardò i suoi movimenti e chiese mentalmente ai suoi pensieri di smettere di preoccuparsi di quel paziente.Gerard si morse il labbro, stringendo e torturandosi le mani. «Allora posso... chiedere un favore a te?»
«Sì. Certo che puoi.»
«In questi giorni che–che sarò qui... puoi venire più spesso?...»
«Oh... sì, lo farò. Promesso»
«Grazie» Sussurrò Gerard in un sospiro, abbassando per un momento lo sguardo.
Frank era rimasto sorpreso dalla sua richiesta.
Riusciva a farlo sentire meglio, quindi?
Era un bene.
Alcuni pazienti preferivano stare da soli.
Anche Gerard, adesso che ci pensava, voleva stare sempre da solo. Ma soprattutto dagli altri pazienti.
Come se lui non credesse di far parte di quella cerchia, come se sentisse o pensasse di non essere come loro, e volesse estraniarsi il più possibile.
E con gli assistenti si comportava sempre male.
Ma con Frank non aveva avuto nessuno scatto.
Nessuno.Scosse la testa, risvegliandosi dai suoi pensieri più confuso, ma decise di non dare peso alla cosa.
«Senti... facciamo una cosa. Ti farò portare qui un telefono, così potrai chiamare nel caso avessi bisogno di me.»
Il telefono era uno di quelli dell'ospedale psichiatrico ed era progettato esclusivamente per chiamare la reception in caso d'urgenza; infatti lo usavano più spesso le guardie dei corridoi al piano di sotto, che erano più distanti.
«Oh... sì.»
«Il telefono però è collegato alla reception, quindi potrei non rispondere io. Nel caso, chiedi di me. Io mi chiamo Frank Iero»
«Okay. Me... me lo ricorderò.»
Eccome se lo avrebbe ricordato, il suo nome.
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Patient 102 | Frerard
Fanfiction#1 in FRERARD ! [30.09.20] #1 in Frank Iero [13.12.20] #1 in My Chemical Romance [02.10.20] gay drama psychiatric hospital [TRIGGER WARNING]: Self-Harm, Childhood Abuse, Eating Disorders, Anxiety, Depression. -Se sei sensibile a questo...