9. There Is Nothing Outside

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In preda all'ansia, il suo istinto e la preoccupazione nei confronti di Gerard, Frank aveva preso una decisione troppo affrettata.

Aveva intenzione di non portare più indietro Gerard. Voleva tirarlo fuori dai casini, sapeva che non sarebbe più uscito di lì, sapeva che non lo avrebbero mai dato per sano, che sarebbe impazzito soltanto.

C'era un solo problema: non sapeva dove portarlo.
A casa sua? A malapena ci stava lui in quel piccolo appartamento, e a malapena riusciva a pagarsi tutto quanto.

Ma avrebbe provato. Lo avrebbe fatto; quella scena non gli si sarebbe più tolta dalla testa, e in un certo senso si sentiva in colpa. Anche se sapeva benissimo di non poter cambiare di tanto le cose per i pazienti in quell'ospedale.

Aveva aspettato fino a tarda sera, finché Gerard non fu rilasciato e potè portarlo con sé alla propria macchina.

«Gerard, stai meglio?»

L'uomo, senza rispondere, si mise ad ispezionargli il volto.
Qualche secondo dopo annuì.

«Credo di sì»

«Okay... io...»

«Devi riportarmi in quel posto. Lo so»

Frank, che aveva appena posato le mani sul volante dopo aver avviato il motore, si voltò verso di lui con un'espressione indecifrabile agli occhi di Gerard.

«Ne sei- ne sei sicuro? Davvero sicuro?»

«...Non mi aspetta nulla là fuori, Frank»

A quelle parole, Frank abbassò lo sguardo rattristato.

Notandolo, Gerard gli prese molto delicatamente il viso tra le mani, tirandolo su con quelle dita sottili. «È la verità e... ho imparato ad accettarla... ormai non fa più male»

Il ragazzo chiuse gli occhi, dato che questi cominciavano a premere per far uscire le lacrime, e si spinse contro il palmo della sua mano.

«Però tu hai me-»

«Lo so.» Lo interruppe Gerard, sussurrando. «Ti prego, portami indietro» Disse contro la sua stessa volontà.

Frank sospirò e, mordendosi le labbra, annuì, scostandosi delicatamente al tocco di Gerard.

Guidò fino alla struttura, spegnendo il motore della macchina con un sospiro silenzioso.
Non voleva portarlo indietro, non voleva vederlo soffrire ancora, ma Gerard aveva insistito per lasciare le cose come stavano; non voleva metterlo nei guai.

Lo aveva capito. Frank capiva Gerard.
Loro no, nessuno di loro lo capiva.

***

Al suo ritorno, Gerard fu inondato di applausi e piccoli coriandoli, che andarono a posarsi delicati sui suoi capelli rovinati.

Mise su un sorriso, non si aspettava una cosa del genere e, anche se lo avevano fatto per compassione, era pur sempre una cosa pensata per lui.

Linda si avvicinò e, ancora per sua sorpresa, lo abbracciò.
Roy e Benjamin si unirono, formando una specie di abbraccio di gruppo.

Frank dietro guardava la scena con le mani sui fianchi, sorridendo. Erano riusciti ad accogliere Gerard senza farlo sentire a disagio.

Poco dopo però smise di sorridere al pensiero di cosa avrebbero fatto tutti se non avesse mai riportato indietro quell'uomo.

«Bentornato, Gerard.» Disse Linda.

«Eravamo preoccupati per te» Ammise Roy, pentendosene però alle occhiate dei suoi colleghi.
Non doveva far riaffiorare i pensieri negativi del paziente, giusto.

«Grazie... ragazzi» Il viso di Gerard era ancora segnato da quel piccolo ma bellissimo sorriso. I denti, piccoli e puliti, lo rendevano semplicemente solare.

***

«Hai mai più cantato, da quella volta che me lo chiesi? Aspetta... dovrei aver salvato quella canzone; l'ho ascoltata distrattamente una volta dopo averti sentito...»

«Davvero? E com'è? Ti è piaciuta?» Chiese eccitato Gerard, facendogli segno di sedersi sul letto accanto a sè.

«Sì. Ma... sembra troppo sciocco se ti dico che preferisco sentirla con la tua, di voce?»

Gerard arrossì.

Frank lo notò subito, così capì di aver fatto "centro", e ne approfittò per chiedergli di fare la cosa più naturale che gli venisse in quel posto.

«Canta per me»

L'uomo alzò lo sguardo, puntandolo proprio negli occhi del suo assistente.

«Per... te? È davvero importante per te?...»

«Sì, Gerard. E non sono mai stato così sincero»

Gerard sorrise ampiamente e poi si mordicchiò le labbra, più rosso di prima.
Annuì, prendendo posizione a gambe incrociate, e schiarendosi la voce prima di cominciare a cantare.

Aveva imparato a memoria il testo della canzone, quella notte ormai lontana, dopo che Frank gli aveva permesso di leggerne il testo dal suo telefono.

Frank lo guardò ad occhi ben aperti e con un sorriso stampato sulle labbra. Voleva guardarlo per bene, voleva capire cosa provasse, lui, nel cantare quella canzone.
E non se n'era accorto quel giorno.
Non lo aveva capito nemmeno lui, allora.
Ma adesso sì. Adesso capiva.
Capiva benissimo cosa voleva dire Gerard.


"So long to all my friends
Every one of them met tragic ends
With every passing day
I'd be lying if I didn't say
That I miss them all tonight
And if they only knew what I would say

If I could be with you tonight
I would sing you to sleep
Never let them take the light behind your eyes
One day I'll lose this fight
As we fade in the dark
Just remember you will always burn as bright

Be strong and hold my hand
Time becomes for us, you'll understand
We'll say goodbye today
And I'm sorry how it ends this way
If you promise not to cry
Then I'll tell you just what I would say
If I could be with you tonight
I would sing you to sleep
Never let them take the light behind your eyes
I'll fail and lose this fight
Never fade in the dark
Just remember you will always burn as bright

The light behind your eyes
The light behind your

Sometimes we must grow stronger and
You can't be stronger in the dark
When I'm here, no longer
You must be stronger and

If I could be with you tonight
I would sing you to sleep
Never let them take the light behind your eyes
I failed and lost this fight
Never fade in the dark
Just remember you will always burn as bright

The light behind your eyes
The light behind your eyes
The light behind your eyes
The light behind your eyes

The light behind your eyes
The light behind your eyes
The light behind your eyes
The light behind your eyes
The light behind your eyes

The light behind your eyes..."

Patient 102   |   FrerardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora