Eravamo ancora sedute al pianoforte, c'eravamo appena baciate ed io avevo ripreso a suonare, adoravo il modo in cui i suoi occhi mi guardavano, ogni movimento delle dita ‹sei davvero fenomenale, Eleonore... non credevo che potesse esistere qualcuno in grado di improvvisare Chopin senza neanche l'ausilio dello spartito› disse, io sorrisi ‹questo succede quando hai dedicato tutta la vita all'arte... e non hai fatto altro che suonare il piano...› risposi, poi appoggiò il mento sulla mia spalla ‹e soprattutto... è facile quando incontri quella persona per la quale suoneresti qualsiasi cosa lei voglia sentire› aggiunsi, voltandomi verso di lei, le guardai le labbra, poi il mio sguardo finì sulla collanina che aveva al collo, rappresentava il menorah, il candelabro a sette braccia simbolo della religione ebraica.
‹ti va di farci due passi?› mi chiese, io annuì ‹d'accordo, dipende dove vuoi portarmi...› Jo mi strinse la mano, come per rassicurarmi ‹tu fidati di me› disse semplicemente ‹d'accordo› risposi.
Si alzò per prima e mi tese la mano, io gliela strinsi e la seguì alla cieca, volevo fidarmi di lei, d'altronde... avremmo lavorato fianco a fianco, con un unico obiettivo in comune: la ricerca della libertà.
Le strinsi forte la mano, e quando ci fermammo, era in quella che doveva essere una sorta di biblioteca ‹qui... ci sono tutti i libri che il regime ha bandito... dalla Bibbia fino a Romeo e Giulietta, anche questo fa parte della resistenza› disse ‹conservare la cultura, preservarla, per non diventare dei reietti› aggiunse.
In quell'anno il partito nazista organizzò dei roghi, nei quali vennero dati alle fiamme tonnellate di libri, era come se volessero cancellare la cultura, renderci schiavi ignoranti, che avrebbero scambiato tutte le parole profetizzate dal Fuhrer come reali, veritiere "là dove si bruciano i libri, si finisce per bruciare anche gli uomini" pensai.
«Eleonore... qual era il tuo libro preferito?» mi chiese, io sorrisi maliziosa e mi voltai verso lo scaffale, finendo per prendere il libro del Kamasutra «questo!» risposi, Jo scoppiò a ridere come non l'avevo mai sentita fare «interessante» mi prese in giro, infine, ci fu un intenso gioco di sguardi tra noi, come se da un momento all'altro, una delle due avrebbe ceduto alla tentazione, ma forse non era ancora il momento, no?
«ora ci conviene... andare, Ingrid potrebbe avere qualcosa per noi» disse, io annuì «sì, hai ragione, andiamo...» replicai, quasi dispiaciuta, lei se ne accorse «che c'è?» domandò «niente... è che stavo così bene» risposi, Jo sorrise dolcemente e mi accarezzò la guancia «magari potremmo passare più tardi» propose, io annuì «Jo... prima di andare...» dissi, afferrandola per il polso, le appoggiai la mano sulla guancia e la baciai, dando una piccola gioia al mio stesso cuore, che tanto fremeva dalla voglia che lo facessi «ora possiamo andare» sussurrai.
Tornammo nella sala principale, tutti erano posizionati attorno al tavolo, mancavamo solo noi due «bene, ora che ci siamo tutti... avete visto tutti questi roghi in giro per la città, no?» disse Ingrid, tutti affermarono quello che avevano visto «ecco, questa notte usciremo per le strade, cercando di salvare più libri possibili e li custodiremo nella nostra biblioteca...» a quelle parole, il mio sguardo finì su Jo, lei invece guardò me e sorrise.
«starete in coppie, vi guarderete le spalle e farete in modo che ognuno di voi torni in questo buco sani e salvi» aggiunse, poi fece cenno a Jo di seguirla.
Jo
Io e Ingrid ci allontanammo di nuovo, non capivo cosa volesse dirmi «non ho alcuna intenzione di scoprire che voi due abbiate scelto la biblioteca come nido d'amore» disse «cosa vuoi che ti dica?» le chiesi confusa «sai cosa intendo, Jocabel!» disse, dandomi una pacca sulla spalla «in più ti ho chiesto di scoprire cosa nasconde, non di entrare nella sua gonna» replicò, io scossi la testa «non ho notato niente che possa presagire che possa tradirci, è qui di sua spontanea volontà, forse quello di cui dovresti dubitare è Faust, dovrei per caso ricordarti chi sia suo padre?» ribattei «D'accordo! Ho capito! Può restare, ma se un giorno dovremo trovarci le SS a farci visita, la responsabilità sarà tua!» mi avvisò, e proprio in quel momento... Mi accorsi di Eleonore, i suoi occhi parlavano molto di più di quanto avrebbero potuto fare le parole «figurati...» sospirò Ingrid, allontanandosi, ma la bionda le intimò di restare ‹cos'è questa storia che non ti fidi di me, Ingrid?› le chiese ‹hai letteralmente scritto in faccia "io sono ariana", potresti essere una spia, una sabotatrice, o entrambe le cose...› rispose Ingrid ‹se avessi voluto denunciarvi alla Gestapo, l'avrei già fatto, ma non mi sono mossa da questo posto, se avessi voluto sabotare i vostri libri mastri, l'avrei già fatto, ma ho preferito suonare il pianoforte› replicò Eleonore ‹se avessi voluto tradirvi... mi sarei consegnata da sola, senza mettervi in mezzo› aggiunse, facendo spallucce, Ingrid sospirò, ruotando gli occhi ‹d'accordo, mi hai convinta!› disse esasperata ‹ma se dovessimo trovarci ufficiali delle SS in giro per il nascondiglio, incolperò te!› la minacciò ‹come vuoi!› ribatté Eleonore.
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La Musica Della Libertà
Tarihi KurguBerlino, 1950. Dal grosso salone di casa propria, una giovane donna osserva il presente, sorseggiando un calice di liquore, abbastanza pesante per mandare giù i vecchi ricordi. La musica riecheggia tra le stanze come metafora di un tempo che è fin...