13 aprile
Avrei tanto voluto riempire di schiaffi la faccia di Faust per quello che stava dicendo, e per il modo inutile in cui stesse facendo soffrire Jo ‹piantala, Faust!› dissi, spingendolo via ‹e perché dovrei? Tu sei di mia proprietà... e il fatto che ti scopa di nascosto una donna, non mi va a genio!› disse ‹di tua proprietà? Ma di che stai parlando? I miei genitori sono salpati per l'Inghilterra, ora possiamo anche smetterla di fingere!› replicai, lui sorrise e mi tirò un ceffone, ma questa volta la sua mano fu più veloce della reazione di Jo, che in quell'istante poteva solo preoccuparsi di quanto mi avesse fatto male, lei lo fulminò con lo sguardo, poi, quando lui andò via, mi intimò di vestirci di fretta ‹dobbiamo parlarne con Ingrid› disse, infilandosi velocemente il pantalone ‹e cosa vorresti raccontarle?› domandai confusa, non riuscivo neanche a guardarla, mi sentivo completamente umiliata ‹lui deve pagare per il modo in cui ti sta trattando...› replicò, io scossi la testa pensando anche alla frase che aveva riferito a lei ‹ha insultato anche te...› dissi, lei non rispose ‹appunto per questo deve andarsene› replicò, l'ultimo rumore che si udì fu quello della zip del pantalone.
Uscimmo mano nella mano dalla Biblioteca e andammo in cerca di Ingrid, così chiedemmo a Hilde, era la seconda in comando nell'organizzazione, la figlia biologica di Ingrid, appena ci vide, notò il segno rosso che avevo in faccia ‹che è successo?› domandò ‹è stato Faust› rispose Jo ‹Kraus? Impossibile, non lo farebbe mai...› la ragazza era incredula ‹credimi, Hilde, ero con lei...› la mora e la rossa si guardarono negli occhi ‹d'accordo, Jocabel, ti credo... ora raccontatemi quello che è successo, nei minimi dettagli...› io e Jo ci guardammo negli occhi e per un attimo accennammo ad un sorriso ‹eravamo in biblioteca, a leggere... e... ad un certo punto, Faust è...› Jo cercò di evitare di raccontare ogni minimo dettaglio, ma Hilde se ne accorse ‹Jo, smettila di mentire... Ingrid mi ha detto in che modo utilizziate la biblioteca voi due e leggere? Beh... non è proprio esatto!› affermò lei, a quell'affermazione avrei solo voluto nascondermi da qualche parte al polo artico e non farmi trovare ‹d'accordo, Faust è piombato senza preavviso, cogliendoci sul più bello... e... ha iniziato ad inveire... prima su di lei e poi su di me, indicandomi come una "subdola sporca ebrea" e infine l'ha colpita› Hilde ci guardò terrorizzata, come se avesse appena compreso il pericolo che Faust rappresentava ‹appena mia madre tornerà... gliene parlerò, nel frattempo... tenetelo d'occhio, ho paura che potrebbe trattarsi di una spia... voglio dire, sappiamo tutti chi sia suo padre› la ragazza ci rassicurò ‹sono d'accordo, dobbiamo mantenere un profilo basso e impedirgli di capire che lo stiamo controllando› replicò Jo,
detto quello, riprendemmo la nostra vita di sempre, io tornai a svolgere il mio compito, i conti mi toglievano tanto tempo da dedicare anche alla musica e ogni volta, non vedevo l'ora che arrivasse la fine del turno per potermi mettere al piano e volare via con le note, come farebbe una farfalla in piena primavera.
Mentre annotavo i calcoli, dovevo prestare attenzione anche alla radio per ascoltare eventuali chiamate di soccorso e avvertire chiunque mi capitasse, Jo aveva deciso di darmi una mano, diceva che non potevo concentrarmi bene sulla contabilità e dell'economia dell'organizzazione se pensavo a fare altro.
«grazie» dissi, lei sorrise e mi strinse la mano «sai che potrai sempre contare su di me» rispose, dandomi un bacio sulla tempia.
Controllò l'ora «ti andrebbe una piccola pausa?» mi chiese, io risi «sì, ma... facciamo presto» risposi, con mia grande sorpresa, mi condusse nella sala del pianoforte «cosa vuoi sentirmi suonare?» le chiesi, lei ci pensò su e con gli occhi illuminati mi supplicò di improvvisare «d'accordo! Ci provo» risposi, sedendomi sullo sgabello, alzai il cilindro ed iniziai a muovere le mani sui tasti, un po' a caso, un po' ad orecchio. Jo ascoltava a tutta orecchie «ascoltarti suonare è sempre una sorpresa» disse dolcemente, sedendosi accanto a me «vuoi suonare tu?» le chiesi sorridendo «è passato così tanto tempo dall'ultima volta...» rispose «magari posso aiutarti io...» dissi, incoraggiandola «d'accordo... ma se rovino la melodia non è colpa mia» replicò «rovinarla? Mai, tu la completi» risposi.
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La Musica Della Libertà
Tarihi KurguBerlino, 1950. Dal grosso salone di casa propria, una giovane donna osserva il presente, sorseggiando un calice di liquore, abbastanza pesante per mandare giù i vecchi ricordi. La musica riecheggia tra le stanze come metafora di un tempo che è fin...