Capitolo 7

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Alfredo.

Credo di aver esagerato, questa sera, però è da quando Ingrid a preso il bambino, voglio proteggerlo e non importa se non è mio figlio.

Entro nella mia camera e vado verso il mio letto, questa lunga giornata è finita, la conosco da un giorno e già mi sto prendendo mille responsabilità verso di lei.

Mi getto sul letto e lo sento bagnato, odoro ed è pipì. Mi alzo e sulla poltrona trovo una piccola palla di pelo.

" E' tu che diamine ci fai in camera mia?" domando, come se potesse rispondermi.

"Miao."

"Ti porto in camera della tua padrona e mi sentirà."
La prendo in braccio e vado da lei.


Esco nel corridoio e quando arrivo davanti alla sua porta busso.

"Arrivo." sento un rumore e poi la porta si apre.

"Questa è tua." dico dandole il gatto.
"E' tu come sei uscita?" le chiede.

"Miao." dice la gattina.

"Ha fatto la pipì sul mio letto." dico.

"Mi spiace, ti aiuto se vuoi a cambiare le lenzuola."
"Mi sa che il danno e grosso." dico.

"Oh."

"Potrei dormire nelle altre camere, ma voglio parlare con te." dico.

"Io non so che dirti." dico.

"Dobbiamo parlare perché non vuoi che tuo figlio venga riconosciuto da me."
"Non sono affari tuoi."
"Si invece, sei la mia fidanzata e nel mio diritto di sapere la tua storia."

"La mia storia..." dice.

"Voglio sapere tutto qui."
"Va bene. Entra."

Entro in camera sua e si siede sul letto, la gattina e entrata nella sua cuccia. Guardo il piccolo Lucien che dorme nella sua culla.

"Cosa vuoi sapere." dice.

"Tutto?" dico.

"Tutto. Ok. Sono figlia unica, ho diciannove anni, non mi ricordo dei miei genitori, non ho parenti e se ci sono mi hanno lasciato sola. Ho convissuto con il mio tutore. Qui non voglio darti i dettagli."

"Io li voglio sapere, ne ho il diritto. Quest'uomo può causare problemi?" domando.

"Non può è morto. La mattina che ho scoperto di Lucien."

Che vuole dire.

"Ti ha... violentata?" domando cauto.

"Fosse stato solo questo." dice.

"In che senso."

"E' stato non solo il mio tutore. Ci siamo amati e l'anno scorso abbiamo litigato e mi ha picchiata. Mi ha preso a calci e pugni e io mi difesi proteggendomi il ventre come un istinto. Ma poi dopo che mi lasciò a terra mezza morta se ne andò. Mi soccorse un'amica e chiamò l'ambulanza ero svenuta. Mi portarono in ospedale e dopo le cure, mi annunciarono che ero incinta. Pregai che stesse bene e che non mi avrebbe lasciato nemmeno lui. Dopo i miei genitori che erano morti il bambino era l'unica famiglia che avevo."Non continua, ma capisco che c'è di più e le prende la mano.

"Rose. Continua." dico.

"Dopo qualche ora vengono la polizia e mi cercano, dicono che c'è stato un incidente che lui si è andato a schiantare contro un albero e la macchina è esplosa. Penso che sono libera, ma ci sono i suoi genitori che per quanto mi hanno cresciuta non erano d'accordo che io avessi una storia con lui. Mi lasciarono sola ad affrontare la gravidanza, potevo vivere con i soldi lasciati da lui, sapevo dove li teneva. Quindi per tutto il periodo che ero incinta ero tranquilla. Ma una sera si presenta sua madre e dice che non potevo stare più in casa mia, quella casa lasciatami dai miei genitori dice che la vogliono loro. Ma io mi batto e tramite una mia amica vedo un'avvocato che mi assiste tutt'ora e che facendo un'accordo io potevo rimanere in casa mia. Ma loro mi odiano perché pensano che sono io la responsabile della sua morte. Ma nessuno ha mai pensato che io potessi morire insieme a mio figlio." mi accorgo che e in lacrime.

Cercasi una moglie per il conteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora