Capitolo 24

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Rose.

Il giorno che ho deciso che sarei rimasta in America, non pensavo che avrebbe messo fine al  mio matrimonio dopo si e no una settimana. Pensavo che Alfredo sarebbe stato felice, che mi avrebbe appoggiato in tutto. Mi ha aiutato a ritrovarli e invece lui ha iniziato ad urlare.

Minacciandomi di togliermi i bambini, ma non ho ceduto. Poi se ne andato sbattendo la porta.

Sono rimasta sola in America, così invece di stare in Hotel, ho preparato le valigie e me ne sono andata alla villa dei miei genitori.

Quando mi sono presentata lì, ho inventato la scusa che mio marito se ne andato per concludere degli affari.

Così sono rimasta con loro per tre mesi, sono rimasta con loro, ho visitato metà New York, ho conosciuto i miei genitori come genitori con le altre figlie.

Mio padre è protettivo nei confronti delle mie sorelle, mia madre severa come non mai e certe volte la vedo sofferente nei loro e nei miei confronti.

Così erano dopo aver trascorso tre mesi con loro, chiesi a mia madre ciò che volevo sapere da quando ho scoperto tutta questa storia.

"Mamma, posso farti una domanda." le chiesi.

"Cosa vuoi?" mi domandò fredda.

"Hai mai provato a cercarmi?" domandai.

"No. Per me era una liberazione la tua morte. Io ti ho venduta a quella famiglia." disse fredda e  piena di rancore.

"Cosa diavolo stai dicendo." la sua faccia non prometteva nulla di buono. Così mi venne l'idea di registrarla, in modo di riascoltare le sue parole in futuro.

"Sto dicendo la pura e semplice verità. Io sapevo dov'eri, io ho sempre saputo tutto quello che ti è accaduto. Ma io non ti ho mai voluta, quando sei nata avevo diciotto anni, ero una  modella affermata e tu mi hai rovinato la vita facendomi sposare con tuo padre. Ti ho odiata nel momento che ho saputo che ero incinta. Non ti ho mai voluta, ma tuo padre era felice  e ti voleva. Così quando tu avevi   due anni e siamo andati in quel paesino in vacanza  c'era questa famiglia con il figlio problematico,  volevano un'altra figlia.  Colsi l'occasione di farti rapire, tu mi giudichi un mostro ma non lo sono. Tuo padre era disperato,ti ha cercata ovunque, ma quella famiglia se ne sono andati e poi hanno ritrovato un altro corpo di bambino che aveva i vestiti simili ai tuoi. Non so cosa fecero per far credere che eri tu, ma io ero grata a tutti che fecero credere la tua morte. Tuo padre dopo qualche tempo si mise l'anima in pace. Ma ha sempre vissuto nel tuo ricordo. Io ripresi la mia vita da modella nonostante ero sposata. Ma per loro ero vecchia a vent'anni e poi avevo scoperto di essere nuovamente incinta. Non potevo ne abortire e ne più far credere che ance questa bambina fosse scomparsa, così mi rassegnai. Non c'era bisogno che io lavoravo, c'era tuo padre a provvedere alla mia vita agiata. Io sapevo dov'eri potevo riaverti quando volevo, ma per tutti eri morta, per tutti Rose non esisteva più." disse.

 Io ero in  lacrime quella donna era malvagia e io la odiavo. Per questo non voleva fare il test.

"Co...come hai potuto, mi hai rovinato la vita, quel mostro mi ha messo le mani addosso  quando avevo dodici anni e tu sei stata felice per tutti questi anni e non hai mai pensato che quella famiglia erano dei mostri." urlai.

"Stai zitta, nessuno sa di questa storia. Tu ora farai le valigie e ti dimenticherai di noi."
"Sai hai ragione." dissi asciugandomi le lacrime.

"Che succede?" entro mio padre di corsa nell'ufficio.

"Rose tornerà a casa sua, le mancano i suoi figli."
"Sei patetica Adela, perché non racconti la verità di ciò che mi hai fatto. Anzi, papà ascolta questo." dissi e me ne andai lasciandogli il telefono.

Cercasi una moglie per il conteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora