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Sapere che Andrea non stesse più in zona confondeva molto Gaia, che comunque lo aveva visto tutti i singoli giorni sin da quando era tornata.

In fondo poteva capire benissimo la sua scelta di andarsene e cambiare posto dove stare. Il quartiere in cui vivevano era di periferia, non era affatto un bel posto dove stare. Lo avrebbe fatto anche lei, solo che lui le aveva sempre dato l'impressione di essere totalmente dipendente dal loro quartiere, come se non riuscisse ad andarsene del tutto. Tutto sommato, lo amava.

E quando ne parlò con suo fratello, ne ebbe la certezza. Andrea era troppo legato a Corsico per potersene dimenticare, come se nulla fosse, come se non fosse cresciuto là.

Purtroppo, quel pomeriggio caldo di giugno fu letteralmente indimenticabile, visto che le guardie durante un controllo di routine trovarono Mirko in piazza, con ben più di una canna di fumo. Fu direttamente mandato in centrale, dove lo perquisirono e decisero di tenerlo là per la notte, in attesa di un'udienza che si sarebbe tenuta il giorno dopo, per confermare il fermo in carcere.

La ragazza, scioccata e avvilita, non potendo far nulla per aiutare il fratello, andò in balcone, cercando di distrarsi un po' e prendere una boccata d'aria, ma soprattutto con il fine di pregare e sperare che tutto potesse andare per il meglio.

Dopo poco, arrivarono anche un paio di amici di Mirko, che volevano sapere qualcosa su cosa fosse successo, non accontentandosi delle voci di quartiere. Passato il pomeriggio intero a parlare con i ragazzi, Gaia rimase con Andrea in camera sua. Il ragazzo aveva insistito per restare un po' per assicurarsi che lei stesse bene.

"Tutto andrà bene Gà, te lo prometto. Stai tranquilla." mormorò il ragazzo al suo fianco, mentre lei scuoteva la testa. "Ci siamo tutti noi con te."

"Sapevo che prima o poi lo avrebbero beccato. Era inevitabile. Avrei dovuto fare qualcosa." continuò a dire, sentendosi colpevole ed inutile.

"Hai fatto tutto quello che potevi fare, sono anni che lo preghi di smetterla. Ha fatto la sua scelta, continuando a spacciare. Ora non devi sentirti in colpa, e se resterà in prigione dovrai essere forte per lui. Non è colpa tua Gaia, non essere stupida. Non c'entri nulla tu." le disse Andrea, posando il braccio sulle sue spalle. "Andrà tutto bene."

"Sono sola, senza mio fratello." disse sull'orlo del pianto, sentendosi un peso enorme sullo stomaco.

"Non sei e non sarai mai sola, sei del gruppo. Siamo con te. Ci saremo sempre per te Gà." sussurrò il ragazzo, guardandola negli occhi. "So che questa situazione è una merda, ma passerà. Non fasciamoci la testa prima di cadere, magari domani va bene. Non lo possiamo sapere."

"Certo Andre, con due schedature, trenta grammi di erba e quindici di fumo. Domani andrà bene. Non è possibile." borbottò la ragazza, per poi scoppiare a piangere. "Sappiamo entrambi che andrà male."

"Hey dai, ora però non fare così." esclamò per poi abbracciarla con forza, cercando di darle sostegno morale. "Sii forte per lui."

"Non ce la faccio Andre, non posso." mormorò con le lacrime agli occhi, mentre bagnava la maglietta costosa del ragazzo che scuoteva la testa e la stringeva a sè.

"Ce la fai, invece. Ce la faremo. Non abbatterti e lotta. Sono convinto che vorrebbe che tu sia forte, anche perché non è un bel periodo neanche per lui. Ha bisogno di te. Così come sei." disse prendendole il volto tra le mani. "Ha bisogno di tutti noi."

"Promettimi che non te ne andrai. Ho bisogno di qualcuno ora di cui potermi fidare." sussurrò lei, guardandolo negli occhi, mentre Andrea sentiva qualcosa che si risvegliava dentro di lui.

Non è un ritorno ma una riconferma.

"Non me ne vado da nessuna parte, chica. Sono qui con te, e ci starò per sempre. Lo sai. Come è sempre stato." mormorò per poi azzerare le distanze e far combaciare le loro labbra, come lui aveva sempre sognato. Dopo qualche frazione di secondo però, lei si staccò per poi scuotere la testa.

"Andre scusa, non..."

"Hai altro per la mente, lo capisco. Ho sbagliato. Non è la sera giusta. Mi dispiace." ammise accennando un sorriso. "Credo che sia meglio che tu vada a dormire ora, però. Domani mattina c'è l'udienza e devi essere riposata e tranquilla." disse facendo per andarsene.

"No, resta, ti prego. Almeno finché non mi addormento." mormorò sfiorandogli le braccia, mentre lui riprendeva posto vicino a lei.

"Sei sempre stata così, mi confondi e mi lanci segnali contrastanti." ridacchiò stendendosi su un fianco, per poi guardarla negli occhi. "Mi fai andare fuori di testa quando fai così."

"Non posso darti spago oggi, ma dei segnali contrastanti ne parliamo un altro giorno eh." sorrise per poi spegnere la luce ed avvicinarsi a lui, posando la guancia sul suo petto.

"Non ti sentire sola, hai me, Riccardo, Simo e tutti gli altri. Se Mirko dovesse aspettare altro tempo in prigione manderà qualcuno di noi a darti un'occhiata in questi mesi. Vorrà che qualcuno prenda il suo posto per un po'." ammise Andrea, posando una mano sul fianco della ragazza.

"Se fossi in zona ed abitassi ancora nel palazzo, avrei voluto fossi tu." mormorò Gaia, sfiorandogli il lembo della maglietta nera, facendogli venire i brividi.

"Potrei essere sempre e comunque io, quando sto qua. Saperti senza Mirko non mi fa stare calmo, magari potrei stare per un po' da nonna." pensò il ragazzo, prendendo dei respiri profondi, mentre Gaia scuoteva la testa.

Non voleva obbligare Andrea a restare per lei, quindi modificare la sua quotidianità o direttamente la sua vita.

"E no, non mi sento obbligato, per niente. Solo che non penso Riccardo sia il bodyguard e la compagnia più giusta per te."

"Che ragazzo premuroso e attento che sei diventato." scherzò lei, facendolo ridere.

"Ora però dormi, per favore. È stata una giornata lunga per entrambi." disse abbracciando la ragazza con forza.

"Grazie per essere stato qui oggi." mormorò accarezzandogli il fianco. "Non ti ricordavo così dolce."

"Non sei l'unica ad essere cambiata in questi mesi, Gà. Mi sono fatto più bravo. Ho la testa sulle spalle ormai." scherzò facendola sorridere. "Buonanotte chica, ora mettiti a dormire."

E così fu, visto che in neanche dieci minuti entrambi si addormentarono avvinghiati l'uno all'altro, presi dalla stanchezza di una giornata così pesante e lunga.

Milano Ovest siamo noi | ShivaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora