7.

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Quella sera, Gaia decise di mettersi in tiro più del solito, forse in parte voleva far colpo su Andrea dopo aver sentito la sua affermazione quel pomeriggio o magari non c'era una vera e propria ragione. Ma ciò che le aveva detto l'aveva smossa e le aveva convinta del fatto che lui fosse cambiato e maturato molto durante quell'anno.

Si mise un tubino nero, che aveva delle trasparenze in pizzo sulle maniche e sull'addome, completando il tutto con delle decoltè nude ed una borsa firmata del medesimo colore. Quando la prese tra le mani pensò subito a suo fratello, che gliel'aveva regalata prima di partire per Londra. Sentì una morsa allo stomaco, che le fece venire le lacrime agli occhi, ma per fortuna Andrea suonò al citofono, distraendo la ragazza dai suoi stessi pensieri.

Una volta uscita dal portone del palazzo, vide il ragazzo aspettarla appoggiato alla sua macchina, mentre fumava una sigaretta. Quando si avvicinò, Andrea era letteralmente imbambolato, alla vista di Gaia così elegante e bella. Sentiva le cosiddette farfalle nello stomaco, cosa che gli era successa poche volte nella vita.

"Buonasera, Arrigoni." disse con sicurezza a qualche centimetro da lui.

"Ciao." mormorò per poi buttare a terra il mozzicone della sigaretta e mordersi il labbro, mostrandole tutta la tensione che provava.

Se da una parte lui sembrava in difficoltà, Gaia era divertita alla vista di Andrea così insicuro. Non l'aveva mai visto così.

"Dai, andiamo o facciamo tardi. Immagino che gli altri ci stiano già aspettando." ammise per poi aprire la portiera e sedersi nel posto del passeggero, mentre Andrea riprendeva sicurezza, prima di prendere posto al suo fianco.

"Sei... mh... sei tanto carina stasera." mormorò, accendendo il motore della macchina.

"Carina?" lo provocò lei, per poi accavallare le gambe e sfilarsi il chiodo nero, mentre lui iniziava a guidare. "Sono solo carina?"

"Gaia lo sai, sei altro che carina..." disse mantenendo lo sguardo fisso sulla strada. "Ti siedi vicino a me stasera, non voglio sentire ragioni."

"Cos'è, hai paura che io possa stare troppo vicina a Riccardo?" ridacchiò accennando un sorriso sbilenco, mentre lui scuoteva la testa divertito. "Sei geloso Andrea?"

"No, voglio solo che nessuno ti stia troppo vicino. Sei così bella che non voglio che quello ti sfiori neanche con il pensiero." borbottò per poi farle l'occhiolino e posare la mano sulla coscia fredda della ragazza, iniziando a tirare sempre più su la stoffa del vestitino corto. "Vorrei poterti sfiorare solo io."

"Andre..." mormorò lei, ritrovandosi di colpo senza quelle sicurezze con le quali aveva iniziato la serata.

"Non siamo in ritardo e la strada è ancora lunga." ammise sfiorando ormai l'inguine della ragazza, che pendeva dalle sue labbra e dai movimenti delle sue dita. Ma si riprese e tornò in sé, capendo cosa stava succedendo.

"Andrea, non mi farai un ditalino in macchina mentre guidi stasera." sbottò abbassandogli la mano, per poi accavallare di nuovo le gambe, sebbene l'idea la stuzzicasse parecchio.

Insomma, era pur sempre Andrea, il migliore amico figo di suo fratello!

"Sì, mi sono fatto prendere la mano, in tutti i sensi. Scusami." borbottò, per poi voltarsi verso di lei ed accennare un sorriso. "Mi ricordo di quella borsa."

"Davvero?"

"La siamo andati a comprare insieme il giorno prima che tu partissi. Mirko si era messo da parte un po' di soldi per fartela." ammise, per poi sfiorarle delicatamente il volto con le dita. "Gliel'ho consigliata io."

"Ti va di andare a trovarlo uno di questi giorni?" propose posando la mano sul ginocchio del ragazzo, che annuiva.

"Certo, chica. Sarà felice di vederci."

Milano Ovest siamo noi | ShivaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora