Capitolo 7

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Luigia continua a mettere le mani tra i miei capelli ricci per incastrare un elegante pettine abbinato al mio abito azzurro.

"Vostra Altezza, non vi sentite agitata? È la prima cena al fianco del vostro futuro marito!"

"A me non piace affatto quell'uomo."

"Avanti Duchessa, non siate capricciosa, il vostro Sire ha scelto per voi lo scapolo più ambito, dicono che sua moglie non sarà molto bella."

"Luigia, mio fratello non si sposerà o almeno non lo farà in tempi prossimi, aspetterà che io abbia un erede."

"Ma che dite? Non sono queste le cose che si dicono."

"Fidatevi di sua sorella, Riccardo vorrà assicurarsi che io mi sia sistemata prima di sistemare se stesso, ha sempre messo me al primo posto." Dico giocherellando con la boccetta del mio profumo.

"È nuovo?" Noto.

"Il duca Engström ve lo ha portato in dono dalla Svezia, è buonissimo."

"Metterò questo." Scelgo per non mostrarmi del tutto irrispettosa come lui sostiene io sia.

"Domani sarò sua moglie." Rifletto.

"Siete una delle donne più fortunate al mondo, lui è così bello, così sicuro, così intelligente..." Dice la mia dama con occhi sognanti provocandomi una risata.

"Parli come se tu avessi la mia età."

"Duchessa, siete pronta." Ignora il mio commento.

"Bene, vi vedrò in sala?" Faccio per salutarla ma le mi pone una mano sulla spalla e mi blocca.

"Dovete aspettare che il Duca sia qui."

"SONO QUI. POSSO ENTRARE?" Sentiamo gridare dall'esterno.

"Venite pure." Lo invita Luigia.

Lui entra spavaldo attendendo l'inchino della donna accanto a me mentre io invece alzo la testa guardandolo fisso negli occhi.

"Finalmente! Erano tre quarti d'ora che vi attendevo." Esclama subito.

"Per quanto mi riguarda avreste potuto aspettare ancora di più." Mi guarda con occhi colmi di sfida ed un sorrisetto arrogante.

"Venite, andiamo a cena, ho fame." Dice prendendomi per la mano e appena lo fa una scarica di brividi mi attraversa. È elegante come sempre, mi sovrasta come sempre, ed ogni donna presente si gira a guardarlo ammaliata e attratta dal suo odore selvatico.

"Sento che avete gradito il mio regalo, lo indossate."

"Sì, il profumo è molto buono."

"Spero di rispecchiare i vostri gusti e non deludervi domani." Mi dice poi.

Lo spero anch'io; in Svezia c'è usanza che sia il futuro marito a regalare l'abito da sposa alla sua promessa e noi abbiamo voluto rispettare questa sua tradizione in quanto lui ha acconsentito sul matrimonio in Chiesa. Nonostante lui sia un uomo selvaggio e rozzo so che è stato cresciuto con etichetta ed eleganza più di quanto è stato fatto con me e sono sicura che il mio abito domani sarà mozzafiato.

"Avete imparato meglio di me le strade del castello." Avverto.

"Non ci vuole molto per essere più sveglio di voi." Mi risponde.

"Non vi rispondo perché non ho voglia di sprecare fiato." E lui a questa mia risposta scoppia a ridere. Finalmente arriviamo nella grande sala dove tutta la corte si inchina al nostro passaggio e prendiamo posto vicino a mio fratello, sicura mi siedo vicino a lui ma la mano del duca mi blocca prendendo il posto che mi è sempre stato riservato.

"Sono io l'uomo, sono io a dovergli stare accanto, impara l'etichetta bimba." E si gira nuovamente verso mio fratello parlando di politica mentre quest'ultimo mi guarda dispiaciuto.

"Stronzo scorbutico." Dico fra i denti.

Guardo accanto a me e lì c'è Cesare che mi sorride sornione, ricambio il gesto e lo saluto con una mano.

"Mi sono fatto spostare."

"Lo vedo."

"Sei molto bella questa sera." Mi squadra.

"Anche tu, come sempre."

"E così domani ti sposi, chi l'avrebbe mai detto." Ridacchia ed io alzo gli occhi al cielo.

"Non lo sopporto ed è qui da due giorni, spero muoia presto..."

"Ma come, ogni donna di corte lo loda."

"Ogni donna di corte non gli ha mai rivolto la parola."

"E tu? Tu lo hai fatto solo per conoscerlo." Mi dice ed io penso a ieri sera quando furtivo è entrato nella mia camera.

"Non mi ha fatto una buona impressione." Sorseggio dal mio calice del vino ma la mano grande di Nils-Erik mi blocca.

"Non bere." Dice per poi voltarsi di nuovo.

Ricomincio a conversare con Cesare ma sento lo sguardo furioso del duca bruciare sulla mia schiena scoperta. L'abito di stasera è più provocante di ieri ed oltre alla scollatura sulla schiena aderisce alle mie curve e si conclude al ginocchio lasciando le mie gambe magre nude e accavallate.

I camerieri iniziano a sparecchiare ed io alzandomi da tavola saluto Cesare e mi incammino verso la mia camera. Il corridoio è flebilmente illuminato e all'improvviso, proprio mentre stavo per entrare nella mia camera, una mano calda sulla mia schiena ferma il ticchettio delle mie scarpe con il tacco. Mi volto e vedo Nils-Erik che adesso ha circondato tutta la mia vita e mi ha spinta contro il muro.

"Spero che l'abito ti stia bene quanto questo vestito." Mi sussurra.

"Non datemi del tu, manteniamo distanza."

"Sarai mia moglie, mi darai un figlio, credi importi la distanza?"

"Riesco a mantenermi molto professionale." Confermo.

Si avvicina sempre di più e il suo fiato percorre il mio collo.

"Vi verrà un'ernia a stare così chinato, lo sapete?" Ridacchio. Lui mi guarda negli occhi mi prende con entrambe le braccia e mi solleva mettendomi sulla sua spalla.

"Ma come mi viene in mente! Mettetemi giù! Mettetemi giù!" Grido, ma è inutile perché le cameriere sono già tutte ritirate nelle loro stanze.

"Che voce da gallina che hai, stai zitta." Mi dice tirandomi uno schiaffo sulle natiche. Entra nella mia camera e si chiude la porta dietro.

"Ma che vi prende! Andate nelle vostre stanze!" Gli grido contro.

"Non che io sia innamorato, ma non credo di avere mai visto una ragazza più bella di te." Mi dice. Rimango immobile, stupita dalla sua affermazione mentre credo che stargli ancora così accanto mi metterà in un bel casino.

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