Capitolo 22

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"Debora, cosa cazzo vuoi?" Nils cammina nervoso per la stanza preparando un piccolo borsone.

"Dove stai andando?"

"Tornerò presto."

"Non è ciò che ti ho chiesto, voglio sapere dove vai."

"Ma perché fai così?"

"Nils, dovrei farlo sempre, sei mio marito." Lui sbuffa ma poi prende il mio viso tra le sue mani e mi lascia un bacio sulla fronte.

"Tornerò presto Debora, non preoccuparti." Mi sorride e io lo saluto sbuffando.

Mi siedo su una poltrona nella mia camera ma decido che oggi non starò qui a fare la mogliettina e così vado nel garage del palazzo e cerco la macchina più anonima seguendo la sua sfrecciante Porsche. Ricordo la brevissima lezione di Stefan per cercare di seguirlo ma non seguo il suo passo e spesso lo perdo fino a quando finalmente si ferma. È solo e questo è strano, si ferma davanti ad un normalissimo palazzo e ciò che vedono i miei occhi qualche momento dopo trafigge il mio corpo. Una donna dai capelli rossi, gli occhi verdi e il volto pieno di lentiggini lo accoglie dandogli un bacio e corrisponde alla descrizione fatta da Stefan, i due entrano nel palazzo ed io ne approfitto per leggere il nome di Camille sul citofono. Un senso di tristezza mi assale misto a delusione perché in qualche modo ero convinta lui non sarebbe mai tornato da lei. Odia tutte le donne ma non lei, non ama nessuna donna se non lei e io forse mi devo arrendere. Devo solo resistere un mesetto alla fine. Un gesto istintivo porta il telefono al mio orecchio in attesa della voce di mio fratello che prontamente risponde preoccupato

"Debora, va tutto bene, cosa è successo?"

"Nulla Riccardo, volevo sentirti."

"Stai piangendo Debora." Io non me ne ero accorta ma lui sì.

"È un po' stressante stare qui, solo questo. Come sta Luigia?"

"Stiamo tutti bene qui, siamo in attesa del tuo ritorno, ci manchi. Luigia mi chiede sempre di te e mi chiede se tornerete in due o in tre."

"Farò un test in questi giorni Riccardo, te lo prometto. Non potevo farlo subito, sarebbe potuto essere un falso." Lo sento sospirare.

"Mi dispiace se sembro assillante o mi preoccupi solo di questo, Debora devo solo riuscire a gestire meglio le cose."

"Lo capisco Riccardo, non devi giustificarti con me." 'Vostra Maestà' sento dall'altro capo del telefono.

"Va pure se devi."

"Sì scusami ma vado. Chiamami. E non solo quando piangi, okay piccolina?"

"Okay Ricky, ti voglio bene."

"Ti voglio bene bella." Mi dice e riattacca. Entro di nuovo in macchina e mi accascio un po' sul volante. Poi riparto e fermo un passante.

"Sorry! What street I have to take for a pharmacy?" (Scusi, quale strada devo prendere per una farmacia?)

"Turn left and go straight on, you will find a pharmacy at the end of the street." (Gira a destra e prosegui dritta, troverai una farmacia alla fine della strada.)

"Okay thank you." (Okay grazie.) Saluto e seguo le sue indicazioni che si rivelano corrette. Quando entro la farmacista mi scruta e forse mi ha riconosciuta così io cerco di nascondermi tra gli scaffali, inutilmente visto che devo chiedere a lei.

"A pregnancy test." Chiedo il test di gravidanza e lei me ne passa uno super aggiornato e attendibile. Pago e la ringrazio seguendo poi i cartelli sparsi per la città per arrivare a palazzo. Seguendo Nils ci avevo messo dieci minuti ma la mia lentezza e la mia ignoranza delle strade di Stoccolma mi hanno fatto perdere molto tempo portandomi a palazzo al tramonto.

Appena arrivo mi fiondo nel mio bagno e apro la scatoletta buttandola nel cestino e tenendo solo le istruzioni e il dispositivo che risponderà alle mie domande. Mi disgusta l'idea di dover praticamente fare la pipì sulla mia mano ma mi rassegno e cerco di essere il più veloce possibile solo che il tempo d'attesa non può essere velocizzato e così poggio il test sul lavandino sbuffando nervosa.

"Debora! Sei qui?" La voce di Rosalia risuona nella mia stanza da letto.

"Rosalia! Arrivo! Sono alla toilette!" E la raggiungo cercando di nascondere la mia ansia.

"Dimmi Rosalia."

"Non ho visto a pranzo né te né Nils e volevo sapere se voi stesse bene."

"Sono andata a provare un ristorante in città mentre di Nils ho perso le tracce anche io." Le rispondo e noto che ha il piccolo tra le braccia.

"Ma ciao Michael!" Lo saluto tenera e lui agita le braccia sorridendomi.

"Io devo andare Debora, mi dispiace ma sono felice di vedere che stai bene. Mi ero preoccupata." Esce dalla camera seguita dalle sue dame, io butto un'occhiata all'orologio e constato che l'ora del giudizio è arrivata. Il risultato mi fa sbattere le palpebre più volte e mi fa controllare le istruzioni ma alla fine prendo consapevolezza: sono incinta. Ebbene sì, Debora Costa aspetta un figlio. Sbuffo, sono ovviamente felice, ma anche se sono la Duchessa Maggiore d' Italia è comunque una grande responsabilità crescere un figlio, saranno rinunce e problemi, non temo neanche Nils che sa questo sia il nostro dovere. A parlare del diavolo spuntano le corna, sento i suoi passi nell'ingresso e nascondo il test tra le mie cose.

"Ciao." Dice semplicemente.

"Hey." Lo saluto e gli vado incontro sorridente cercando di baciarlo ma lui mi scosta e mi allontana.

"Dai Debora, andiamo a cena, sono stanco."

"Okay. Dove sei stato?"

"A fare qualche commissione con qualche mio vecchio amico." Gli sorrido e ingoio il macigno dato da questa sua ennesima bugia.

"Okay dai tesoro, andiamo."

"Come mi hai chiamato?" Ridacchia.

"In nessun modo, andiamo." Gli vado avanti e lui mi segue.

"Debora. Cosa ci fa una scatola di un test di gravidanza nel cestino?" Mi chiede.

"Cosa?" Lui raccoglie il cartone e lo tiene tra le mani.

"Cosa ci fa questo nel nostro cestino." Il suo tono è duro.

"Beh avrei dovuto fare un test prima o poi. Aspettavo nascesse?" Dico ridendo cercando di coinvolgerlo ma la sua espressione rimane seria e arrabbiata.

"Allora? Il risultato?" Non riesco. Non riesco proprio.

"È negativo Nils, è negativo." Lui ributta il cartone e sbuffa.

"Mi dispiace. Si dice così di solito?" Mi chiede e io rimango delusa dal suo atteggiamento. Mi sorpassa e io lo seguo silenziosa verso la camera da pranzo dove signore e signorine lo accerchiano.

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