Capitolo 24

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"Debora, Dio! Sono così felice per te! HEY LUIGIA! È INCINTA!" Grida Riccardo alla mia dama di compagnia e sento le sue parole emozionate dall'altro capo del telefono.

"E Nils cosa ne pensa?" Continua.

"Beh, sai com'è lui. Non si lascia prendere dall'entusiasmo. Composto come sempre."

"Sarà sicuramente felicissimo." Dice mio fratello quasi a dovermi convincere.

"Tra poco dovrei fare una passeggiata con Alfred, quindi devo andare Ricky, ci sentiamo."

"Dottor? L'amico di Nils?"

"Una persona squisita, credimi."

"Mh sì. Comunque, prepara i bagagli." Sentendo il mio silenzio, si spiega.

"Beh Debora sei incinta, devi fare visite, devi stare tranquilla, devi stare a casa tua, devi tornare qui."

"Ma io dovevo accompagnare i Reali di Svezia-"

"Che si fottano i Reali di Svezia! Non ci interessa che loro abbiano un figlio perché l'erede al trono adesso è quello che hai in pancia."

"Tecnicamente è l'erede d' Italia prima."

"Debora, a questo proposito, è arrivata la mia futura moglie a palazzo ieri." Riattacco. Ieri ci siamo sentiti. E allora perché non mi ha detto una cosa del genere? Avrebbe potuto chiamarmi. Perché me lo ha voluto nascondere? Esco nei giardini dove ho appuntamento con Alfred e sono costretta a vedere qualcosa che mi ribalta lo stomaco, ma non mi infurio come farei di solito. Nils sta parlando con Camille, lei a volte prova ad avere contatti con lui che rifiuta ogni tipo di questi. Sono quasi fiera di lui, lo guardo affrontare la maggior causa dei suoi problemi, dei suoi demoni. Quella donna gli ha praticamente rovinato la vita, lo ha sempre illuso e lo ha sempre reso succube e Nils, per la prima volta, le tiene testa ed io decido di sostenerlo in questo da buona moglie.

"Nils, caro, Alfred vorrebbe che tu ti unissi alla nostra passeggiata." Gli sorrido affabile e la donna mi squadra da sopra a sotto.

"Vostra Altezza io sono Camille Engelberg, è un piacere fare la vostra conoscenza." Si presenta lei ed io le stringo la mano.

"Voi sapete già chi sono a quanto pare. Posso sapere cosa vi porta qui a palazzo?"

"Futili conversazioni con vostro marito."

"Tutto ciò che riguarda mio marito per me non è futile, ditemi dunque." Nils è piacevolmente sorpreso dalle mia parole ma io non lo guardo nemmeno poiché sono ancora troppo ferita dal colpo ricevuto ieri sera.

"Allora non lo tratterrò ancora per molto Duchessa così non dovrete preoccuparvi di lui." Mi sorride ma è falsa, falsa come il sentimento che ha illuso Nils, una donna gelida e crudele che fa ancora tremare l'uomo al mio fianco il quale credevo non potesse essere scalfito da nulla.

Rimango silenziosa davanti a lei che aspetta io vada via probabilmente per finire di plagiare la mente di mio marito ma non demordo e reggo il suo sguardo furioso ma impotente di fronte al mio rango.

"Cosa state ancora aspettando? Avevate detto che non lo avreste trattenuto, potete andare." La invito cortese ma l'odio che c'è tra di noi è così denso che potrebbe addirittura essere toccato.

"Volevo essere educata e non interrompere bruscamente la conversazione con il Duca."

"Non si offenderà, avete detto che l'argomento è futile."

"Si offende per il vostro comportamento. Siete sua moglie, non la sua baby-sitter."

"E voi non siete neanche quello. Vi prego di lasciare il palazzo e di rimettervi piede solo quando la nostra partenza sarà assicurata se la vostra presenza è così gradita da chi invece resterà." La sfido ma la sto palesemente cacciando e lei non può opporsi e così ci volta le spalle e va via.

"Camille ha ragione, quella scenata mi ha imbarazzato." Dice lui.

"Non credo che tu sappia cosa sia l'imbarazzo ma devi credermi se ti dico che non avrei sopportato ancora quella a palazzo."

"Non è il tuo questo palazzo, non puoi dettare legge qui." E ignoro semplicemente le sue parole.

"E poi quella ha un nome. È Camille." Continua.

"E a me non interessa. Ti ho già detto che non siamo nel 1800 puoi divorziare da me se ne senti il bisogno." Lui tace e non so se sia ferito in qualche modo dalle mie parole o se stia effettivamente pensando a cosa fare.

"Hai avvisato tuo fratello della gravidanza?"

"Sì e ci rivuole a Roma, è arrivata anche Aurel di Francia." Dico e il mio tono cambia notevolmente.

"Ti turba così tanto il suo arrivo?"

"Non immagini quanto."

"Non la conosci. Non può starti antipatica a pelle."

"Non le metterò i bastoni fra le ruote infatti, ma nessuna al fianco di mio fratello mi scenderà mai giù."

"E come potresti metterle i bastoni fra le ruote? Riccardo l'ha scelta." E io rido della sua ingenuità, rido sguaiatamente della sua ignoranza in fatto di famiglia perché lui non comprende che se io dicessi una sola parola Aurel se ne tornerebbe da dove è venuta senza che possa battere ciglio, perché io e mio fratello abbiamo un legame quasi ultraterreno, più forte degli amori narrati dai più grandi libri. L'amore tra uomo e donna finisce mentre quello che lega me e Riccardo morirà solo quando saranno morte le nostre anime. Mai.

Nils sembra offeso dalla mia risata e sembra quasi che indossi nuovamente la sua corazza inespugnabile dopo il momento di vulnerabilità che Camille ha risvegliato in lui.

"Anche mio fratello è stato informato della gravidanza?"

"Sì, ho avvisato io personalmente Stefan ieri sera."

"Glielo hai detto dunque prima di dirlo a me."

"È rilevante come cosa?"

"No, hai ragione. Non lo è." Il gelo cala tra noi due che ormai abbiamo preso piena consapevolezza della vita che ci attende. Io non lo amerò mai perché non so cosa significhi amare un uomo e desiderarlo allo stesso tempo, vivere un'intensa passione con lui, bramare la sua mente, il suo corpo e il suo cuore. Lui non mi amerà mai perché anche se il suo orgoglio gli impedisce di cedere, amerà per sempre quella testa rossa che nonostante continui a ridurre a brandelli il suo cuore vittima di un amore non corrisposto e nonostante non sia la donna più bella con cui Nils abbia mai avuto a che fare, è l'unica a cui lui potrà mai dare la definizione di amata.

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