Capitolo 33

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"Ma tu lo sai che sei l'amore di zio e zia, vero?" Aurel e Riccardo continuano a giocare con Vittorio cercando di prendere confidenza con il piccolo in attesa che anche la loro bimba sia nelle loro braccia. Sento suole forti che si abbattono verso il parquet esterno alla stanza, il passo sostenuto di Nils infatti lo fa entrare pochi secondi dopo con un sorriso smagliante sul volto. Mi si avvicina con l'intento di lasciarmi un bacio sulla guancia ma giro la testa e gli do un bacio a stampo. Sorride sulla mia labbra e continua a darmi piccoli baci continui sulle labbra.

"Quasi vi preferivo quando litigavate sempre." Commenta Riccardo mentre le nostre risate si espandono nella stanza. Nils prende in braccio Vittorio e inizia a parlare con lui che gioca con i capelli di suo padre.

"Permesso, troverò mai mio nipote da solo?" Alfred scuote la testa.

"Mi mettete sempre in secondo piano!" Incrocia le braccia e fa il finto offeso mentre Ricky e Nils gli danno delle pacche dietro le spalle. Vittorio intanto è stato passato a me che lo allatto.

"Nils, uno di questi giorni ho bisogno tu passi nel mio ufficio." Dice poi duro Riccardo e mio marito annuisce prima di scoppiare in una forte tosse che cerca di calmare mentre mette un tovagliolo di fronte alla sua bocca.

"Tesoro farò passare il medico, non mi piace questa tosse che hai." Gli dico contrariata ma lui mi abbraccia da dietro e poggia la testa sulla mia spalla accarezzandomi e cercando di placare il mio nervosismo.

"Sì, l'ho già chiamato, mi ha detto che non è niente di grave, altrimenti non mi sarei avvicinato nemmeno a nostro figlio, non credi?" Annuisco sapendo di potermi fidare del suo buon senso paterno poiché so che se stesse male e fosse contagioso si sarebbe allontanato, dedito alla famiglia com'è.

"Nils senti, passa prima che puoi, è importante." Dice Riccardo prima di uscire con un'Aurel incinta al nono mese ma che, per sua fortuna, ha una pancia molto moderata.

I mesi sono volati da quando io e Nils viviamo la nostra storia d'amore come avremmo dovuto fare da tempo. Mio marito si è scoperto un uomo molto romantico oltre che galante e spesso ci ritroviamo a ballare nel salotto su musica dolce, a bisticciare allegramente a pranzo o cena, a fare compere per nostro figlio e a passare notti piene di passione.

Siamo a tutti gli effetti una coppia normale, che ha alla base fondamenta solide come un sentimento. Io e Nils non ci siamo ancora professati amore ma non ne sentiamo il bisogno, non saranno due parole a cambiare le cose tra di noi, non quando i suoi occhi mi guardano come se fossi la donna più bella del mondo.

"Che dici se passo adesso da tuo fratello? Mi sembra piuttosto preoccupato. E poi potete stare solo tu, il bimbo e Alfred così la smette di rompermi il cazzo per fare lo zietto." Ride dopo aver ricevuto un pugno leggero dall'amico e io sorrido senza dare una risposta a Nils che si è già avviato verso mio fratello.

"Mi fa piacere che stiate così bene tu e lui, Debora." Dice subito Alfred.

"Anche io ne sono contenta Alfred, mi sembra abbia dimenticato Camille, mi sembra stia meglio."

"Ah Debora, come sei ingenua. Nils non ha mai guardato Camille come guarda te. Debora, lui ti ama come non ha mai amato altro in vita sua. Non ama neanche se stesso quanto ama te. So che voi non ve lo siete mai detti ma avete gli occhi dell'amore, occhi che parlano chiaro."

"Se ce lo dicessimo perderemmo la magia, quella di stare sempre sulle spine. Siamo sempre gli stessi Alfred, i caratteri sono orgogliosi come sempre e aspettiamo chi cede prima." Rido e lui mi accompagna.

"Ha i tuoi occhi." Commenta poi guardando Vittorio.

"Beh i capelli sono neri come quelli di entrambi quindi non possiamo trovare altre somiglianze."

"Avete fatto qualcosa di straordinario. Lui è così felice adesso, sta finalmente iniziando a vivere come dovrebbe. Ma la vita non ha ancora smesso di prendersela con lui, io credo non la finirà mai e cazzo non se lo merita."

"Alfred, non ti seguo scusami."

"Niente Debora, sono io che sono ancorato al passato." Sorride e non mi sembra convinto ma lascio stare non mettendo tarli inutili nella mia mente. Io e Alfred passiamo il pomeriggio con il piccolo e lo portiamo fra i giardini reali parlando del più e del meno fino a quando la sera cala sul palazzo ed io e Nils ci ritroviamo finalmente nella nostra camera da letto.

"Ti vedo esausto." Commento appena inizia a slacciare i bottoni della sua camicia.

"Lo sono, piccola."

"Nils comunque sono arrivate finalmente tutte le lettere di ringraziamento." Sorrido e lui ricambia cercando di assecondare la mia gioia ma so che non è in vena. Abbiamo inviato una foto di famiglia per mostrare il nostro bimbo cresciuto e con dei lineamenti più formati a tutti i nostri parenti e amici più stretti.

"Guarda c'è quella di Rosalia e Stefan, quella di Cesare, qualche mio cugino, qualcuno tuo, zii, nipoti, quanti ne sono ah e Nils, c'è anche questa... non l'ho aperta." Gliela porgo e il suo sorriso si spegne guardandomi.

"Non mi tocca."

"Nils è una lettera di tua madre."

"Deb, non mi tocca. Volevo parlarti di altro." Dice e passa una mano nervoso tra i suoi capelli presagendo la tempesta.

"Vai dimmi."

"Deb questi fottuti austriaci spingono, io e tuo fratello crediamo che la situazione potrà essere risolta con una sola battaglia se ce la giochiamo bene ma c'è solo un modo perché le cose vadano come devono." Lascia la frase in sospeso e io sorrido amara capendo cosa intende.

"Dovrai andare tu, vero?"

"Sono io a conoscere le dinamiche di guerra."

"Abbiamo i nostri ministri e generali, non servi."

"Deb, piccola, devo-"

"NO NILS! NON VOGLIO CHE TU VADA IN GUERRA CAZZO!" Grido e lui semplicemente mi avvolge in suo abbraccio forte come sempre mentre io mi inebrio del suo profumo selvatico, non dice una parola perché sa di non potermi sollevare il morale come io so che non posso dire nulla per fargli cambiare idea. 

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