Capitolo 25

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"È stato piacevolissimo avervi qui a corte, spero possiate tornare a trovarci con la vostra creatura tra le braccia!" Rosalia mi stringe forte ai piedi dell'aereo che sta per portare me e Nils di nuovo a Roma.

"Anche per me è stato fantastico fare la vostra conoscenza, la Svezia è in buone mani." Stefan mi sorride malinconico e noto che non ha detto una parola da questa mattina. Il mio allontanamento deve sicuramente ferirlo in qualche modo e lo farebbe anche con me se non avessi la testa piena di odio per suo fratello in questo momento. Stringe la spalla di Rosalia come a convincersi che quella è sua moglie e non dovrebbe provare certi sentimenti nei miei confronti ma gli sguardi che saettano tra di noi sono carichi di amarezza e di un brutto segno del destino in quanto, se solo Nils non avesse spezzato quella corona, adesso lui sarebbe probabilmente mio marito. Lo abbraccio e lo stringo forte e i nostri due consorti provano ad ignorare il loro disagio visto il nostro evidente trascorso.

"Torna Debora, torna appena puoi. Te ne prego." Mi dice lui portando una ciocca dei miei capelli ricci dietro il mio orecchio. Gli sorrido ma siamo entrambi coscienti del fatto che probabilmente questa è l'ultima volta che ci vedremo. Lui nasconde la sua testa nell'incavo tra il collo e la spalla e sento Nils sbuffare alle mie spalle.

"Se l'aereo non fosse nostro sarebbe già partito." Afferma poi senza tatto nei confronti di noi teneri amanti. Stefan mi stacca dall'abbraccio e mi accarezza una guancia posandovi poi un bacio delicato. Mi allontano e salgo le scalette prima di entrare definitivamente nel velivolo, mi volto un'ultima volta verso di loro e agito la mia mano salutandoli.

"Salutatemi il piccolo Michael." Dico poi prima che le porte si chiudano dando inizio al breve viaggio.

"Era proprio necessaria quella scena con mio fratello?" Sbuffa subito Nils portando indietro una ciocca dei suoi capelli che stamattina è sfuggita dall'asfissiante gel di cui si riempie ogni mattina.

"Non mi sembra di avere detto molto."

"Parlavate con gli occhi e gli occhi non mentono mai." Mi guarda ma non c'è gelosia nelle sua parole, solo fastidio nei confronti del fatto che non può più considerarmi un suo pieno possedimento. Io alzo le spalle sapendo di aumentare la sua ira e dopo poco cado in un sonno profondo che verrà scosso solo quando l'aereo sarà definitivamente atterrato a Roma Fiumicino. Il silenzio durante i tragitti che ci portano a palazzo è quasi struggente, non perché io voglio mi rivolga la parola, tanto perché vorrei semplicemente un po' di compagnia e così inizio a pensare che, se mai successivamente mi venisse voglia di fare un viaggio, porterei sicuramente con me una mia dama.

"Debora! Mia dolce Debora! Mia adorata sorella!" Mio fratello mi viene incontro a braccia spalancate ed io metto in disparte i nostri dissapori per correre nel suo caloroso abbraccio. Mi stringe forte e mi solleva sotto lo sguardo intenerito di qualche uomo e donna di corte che assistono alla manifestazione di un rapporto raro nelle famiglie reali: puro affetto. Resto per molto tempo cullata dalla sicurezza e dall'odore familiare di colonia del mio Re e poi mi stacco salutando Luigia e notando una graziosa donna al suo fianco. I muscoli sembrano intorpiditi e indolenziti perché non permettono alle mie gambe di compiere alcun passo, il silenzio e il gelo calano nel grande ingresso del palazzo ed è mio fratello a schiarirsi la voce.

"Debora, lei è Aurel De Jeanne, principessa di Francia e futura Regina D'Italia." Le sue parole colpiscono il mio petto come una forte coltellata e, nonostante sapevo che questo momento sarebbe arrivato, deglutisco a fatica rassegnandomi al fatto che non trovo in lei alcun difetto. Non uno sguardo misterioso o carico d'astio, non un capello fuori posto, non una parola fuori posto. Quella ragazza sembra un angelo ed io mi arrendo e le porgo la mano.

"Io sono la sorella del Re, Duchessa Maggiore D'Italia, Anna Debora Costa." Mi presento formale e lei stringe la mano.

"Dovresti inchinarti a quella che sarà la Regina." Le parole fastidiose di mio marito giungono al mio orecchio con l'intento di schernirmi. Riccardo, per la prima volta, prende esplicitamente le mie parti e ringhia arrabbiato verso Nils che rimane strafottente come sempre. Io guardo negli occhi la bionda di fronte a me.

"Non ve lo chiederei mai Duchessa, non mi permetterei mai. Il rapporto tra voi e vostro fratello mi ha sinceramente colpita e, anche se un po' mi duole, non ha fatto altro che parlare di voi in questi giorni di vostra assenza. Vi ama più di qualsiasi cosa." Mi sorride affabile ed io ricambio. Sappiamo entrambe che non diventeremo amiche perché entrambe, anche se sotto aspetti diversi, ci contendiamo l'amore e la totale attenzione di Sua Maestà ma inimicarsela è una privazione di energie inutile a mio parere.

"Benvenuta a corte Aurel. A quando è prevista la data del matrimonio?"

"Fra due settimane. Comunque mi è giunta la lieta notizia e vorrei fare le mie più sincere congratulazioni a voi e a vostro marito."

"Vi ringrazio Vostra Altezza, io e mia moglie speriamo che tutto vada nel verso giusto." Risponde Nils per entrambi e tutti notano quanta poca intimità ci sia fra noi, perfino Aurel alza un sopracciglio.

"Noi siamo comunque molto stanchi per il viaggio, vi incontreremo per la cena ma adesso vorremo ritirarci nelle nostre stanze." Continuo poi io.

"Parla per te, io vado nelle stalle."

"Tu dovresti andare al diavolo Nils." Ribatto io. Lo sguardo di mio fratello, la sua futura sposa e la mia dama di compagnia si posano incuriositi su di noi.

"Non siete mai andati d'accordo ma cazzo, aspettate un figlio ora Debora." Si arrabbia un po' mio fratello.

"Parlaci tu con quel vichingo, ci siamo minacciati di divorzio almeno tre volte." Luigia strabuzza gli occhi.

"Ma Vostra Altezza!" Commenta infatti.

"È sparito! Vedete! È sparito! Mi odia!" Mi agito.

"Potreste raggiungerlo nelle stalle." Consiglia ingenua Aurel senza sapere che quello al mio fianco è il figlio del demonio.

"Povera illusa! Aurel, tu non conosci proprio mio marito! Non hai idea di quante volte io abbia messo da parte l'orgoglio ma non lo farò più, lo Yeti non lo merita!" E detto questo me ne vado direttamente nelle mie stanze.

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