Capitolo 21

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Passeggio per i giardini reali con Stefan al mio fianco e qualche nobile che chiacchiera dietro di noi e su di noi.

"Potrei tornare in Italia con te."

"Stefan, devi assicurare l'erede e devi stare qui in Svezia a governare, lo sai." Gli accarezzo dolce una guancia.

"Oppure potresti fare come tuo fratello e spezzare la corona." Lui ride assecondandomi.

"Te lo ha detto Rosalia?" Mi chiede.

"Sì e mi ha anche detto di voi e Alfred." Lui scuote il capo ma continua a sorridere facendomi intendere che fortunatamente non si è arrabbiato.

"Non so ancora perché è scappato però."

"Chiediglielo, sei sua moglie."

"Non ne ho il coraggio." Ammetto.

"Anche perché non te lo direbbe, continua ancora a negarlo con me." Il silenzio cala tra di noi e lui mi guarda insistentemente come se volesse capire se si può fidare di me.

"Se me lo dici sarò una tomba." Gli confermo seria ma poi sorrido e lui ricambia.

"E sia, sediamoci su quella panchina." Indica e la raggiungiamo mentre lui congeda i nobili. Finalmente prende parola.

"Quando è successo tutto questo io avevo solo 12 anni e come puoi calcolare, Erik ne aveva 17. Essendo già grande aveva iniziato a girare per la capitale, particolarmente girava nei campi militari sul fronte poiché l'arte della guerra l'aveva da sempre affascinato rendendolo generale a soli 15 anni. La sua particolarità è che non aveva alcuna intenzione di fare il soldato con le guardie reali, lui voleva entrare nel militare, la guerra dei poveri insomma: gli accampamenti, gli stivali sporchi di fango e assolutamente nulla di regale. Immagina come mio padre fosse infuriato per questo suo hobby, Erik usciva da palazzo alle 7 di mattino e tornava alle 3 di notte passando l'intera giornata con quei rozzi soldati e non preoccupandosi della politica, del Regno che sarebbe stato suo dopo pochi anni. L'equilibrio totale si spezzò quando in quegli accampamenti un giorno andò a far visita di un soldato sua sorella, Camille. L'ho vista una sola volta e devo ammettere che la sua bellezza era folgorante, aveva lunghi capelli rossi, la carnagione chiara, gli occhi verdi e il suo volto era tempestato da lentiggini. Erik tornò a palazzo con lei un giorno dicendo che voleva sposarla ma, ovviamente, non era possibile. La ragazza non era nobile, neanche lontanamente, faceva la fame come suo fratello mentre Erik sarebbe dovuto diventare Re; ma Camille gli aveva fatto perdere totalmente la testa e so che non avevano nemmeno mai avuto rapporti perché lei teneva alla sua innocenza fino al matrimonio. Mio padre era giustamente irremovibile ma Erik voleva lei, solo lei; successe ciò che già sai e si arruolò come un normale soldato, chiese al fratello la sua mano ma gli rispose che Camille era già promessa sposa ad un altro uomo e non aveva detto nulla al mio povero fratello. Aveva il cuore a pezzi, aveva rinunciato a tutto per lei e quando provò a parlarle per convincerla a sposarlo, a rinunciare al suo promesso lei gli disse che un uomo ormai valeva l'altro, lui era un comune soldato mentre il suo promesso era un banchiere, insomma questa stronza gli aveva girato intorno solo perché sarebbe dovuto diventare Re. Credo che Erik non si sia mai ripreso ed è per questo che odia terribilmente le donne, pensa siano tutte come lei; inoltre lui è stato ben sei anni in militare, una vita durissima che lo ha senz'altro provato poiché, orgoglioso com'è, non era voluto tornare a palazzo. Praticamente lo implorai di tornare e lui è qui da solo un anno."

La storia mi colpisce e mi svela una faccia di Nils di cui io non avevo mai parlato, che non avevo mai visto in lui e che mi permette di capire molte cose. È un uomo ferito e, a differenza di quanto pensavo, è capace di amare con tutto sé stesso e quando lo ha fatto si è addirittura annullato per lei. Non posso biasimarlo per i suoi comportamenti odierni, provo solo tanta compassione per lui e mi intenerisco al pensiero di un giovane Erik che supplica Camille di sposarlo.

"Stefan, perché ha acconsentito a sposarmi?"

"Perché sei bellissima, più di Camille, in più sei giovane e lui crede di forgiarti come vuole. Non essere arrabbiata con lui Debora, solo non credo potrebbe sopportare altre delusioni."

"No, lo capisco, non avrebbe potuto certamente giudicarmi per il mio carattere, non mi conosceva." Ridacchio.

"Quando gli ho chiesto di sposarsi lui si è arreso quasi subito. Non ha più voglia di combattere, non ha più voglia di essere Nils-Erik Engstrӧm." Dice malinconico Stefan con i pugni serrati sulle cosce e la testa bassa. Io accolgo una sua mano tra le mie e gli rivolgo uno sguardo affettuoso, quasi materno.

"La sua vita è stata una totale guerra, mi dispiace averlo giudicato. Solo questo." Sospiro.

"Comunque non mi sembra un uomo arreso, rompe l'anima di continuo." Cerco di interrompere il momento di tristezza.

"Lo rendi vivo Debora, non so come. Non lo vedevo così da tempo, ti ringrazio." Mi dice e gli sorrido.

"A questo proposito credo che sia una vera mazzata la storia tra noi due e preferirei interromperla ma voglio tu sappia che la mia stima per te è grande, oltre al mio affetto ovviamente."

"Sono assolutamente d'accordo con te, Stefan." In quel momento Alfred Dottor ci passa davanti cercando di rimorchiare una contessina.

"Alfred! Aspettami! Portami da Nils." Gli dico raggiungendolo e lui saluta la ragazza rivolgendomi un sorriso.

"Scusate se mi avete visto con Sua Maestà."

"Oh no, Duchessa. Io non giudico mai, non dovete preoccuparvi." Mi sorride ancora di più e spero tanto sia sincero. Mi porge il gomito e io mi ci attacco.

"La porto da suo marito, ma la avverto che oggi è più arrabbiato del solito." Faccio il segno di croce e Alfred ride a questo mio gesto.

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