Capitolo 32

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Poggio istintivamente le mie labbra su quelle di Nils e lui ricambia stringendomi ancora a se e passando la sua mano sotto la giacca accarezzando la mia schiena nuda, non si trattiene dal ricambiare e le nostre lingue danzano mentre i battiti dei nostri cuori accelerano tenendosi per mano fino a quando non sono esattamente sincronizzati. Mi stacco per prendere aria e poggio la testa sul suo petto che, nonostante i tacchi, si trova alla mia altezza e mi ritrovo ad ascoltare la dolce melodia del suo battito fino a quando una vibrazione mi avverte della risate che si stanno espandendo dentro di lui.

"E chi l'avrebbe mai detto." Commenta poi mentre io alzo i miei occhi incastrandoli nel suo grigio che ho conosciuto come un cielo nuvoloso e tempestoso ma che adesso sembra brilli.

"Deb non sai da quanto tempo scappo da quello che sento. Ho paura, io che vado in guerra, ho una fottuta paura di quello che sento per te. Lo so che tu non sei come lei ma-"

"Non servono parole anche perché se tu le cercassi non le troveresti. Lo sento, lo sento da come mi tocchi, da come mi guardi, da come mi parli e anche dai tuoi piccoli gesti che è cambiato il tuo modo di pensare a me; non ho bisogno che tu me lo dica ma che me lo dimostri."

"Vostre Altezze! Ma siete proprio voi? Oddio se lo dico a mia madre non ci crederà mai!" Un ragazzo che avrà su per giù la mia età, interrompe il nostro momento introducendosi con grande emozione. La notte è fonda e la fontana di Trevi è praticamente vuota se non per lui.

"Sì ragazzino, siamo noi." Sorrido.

"Vostra Altezza, sono così onorato. Congratulazioni per la vostra nascita, che Dio benedica vostro figlio." Si congratula lui.

"Grazie, ma che ci fai qui a quest'ora?" Chiede Nils.

"Ho appena finito di lavorare in un bar. Oddio, posso chiedervi una foto? Vi prego! Devo dirlo a mia madre." Continua emozionato e noi ridacchiando ci avviciniamo a lui che si è già messo in posa davanti al suo smartphone e scattiamo la foto.

"Non voglio disturbarvi ancora, il vostro tempo è prezioso. Buonanotte e grazie, Vostre Altezze, spero abbiate passato una buona serata nella città eterna."

"E noi ti ringraziamo per la fedeltà che traspare dal tuo sguardo, il tuo tempo è prezioso quanto il nostro. Buonanotte-" Nils si interrompe.

"Emiliano, mi chiamo Emiliano." Sorride per poi sgattaiolare via lasciandoci nuovamente soli. Io e mio marito ci guardiamo per poi scoppiare in una risata.

"Siamo tipo pop star adesso?" Nils allude al selfie.

"Dai Nils è stato così carino!" E riprendiamo a passeggiare verso il palazzo questa volta.

"Ci ha interrotti sul più bello però, speravo di strapparti qualche altro bacio." Confessa lui ricevendo un mio leggero schiaffo sulla nuca.

"Hey non ti approfittare del mio buon cuore, Duca dei miei stivali." E lui mi sorride come un ragazzino riservandomi uno sguardo che mi fa sentire in Paradiso.

"Tutte queste cose di solito non avvengono prima del matrimonio?" Chiede accendendo una sigaretta.

"Beh noi non abbiamo fatto nulla di normale in realtà."

"Forse non mi saresti piaciuta come mi piaci adesso se fosse andato come doveva."

"E quindi ti piaccio, lo ammetti?"

"Sì lo ammetto, io non sono come qualcun altro, senza fare nomi Anna Debora Costa, che non confessa solo per orgoglio."

"Ah parli tu? Sei la persona più orgogliosa che io abbia mai incontrato!" E lui scuote la testa divertito.

"Che fine hanno fatto i tuoi genitori?" Mi chiede all'improvviso ed io abbasso lo sguardo rabbuiandomi.

"Se non ne vuoi parlare non importa." Cerca di recuperare poi.

"No, non preoccuparti. Io in realtà non gli ero molto legata come figlia ma ho una grande stima per ciò che hanno costruito; mio padre era il capo del partito dedito alla monarchia quando la democrazia c'era ancora ed è morto in una battaglia della guerra civile per la sostituzione della democrazia, mia madre da buona combattente e moglie, lo ha accompagnato in battaglia e nella morte."

"È una storia che gli fa davvero onore, sono sicuro loro siano fieri di te e tuo fratello ora." Mi sorride.

"Io non faccio molto in realtà, è Riccardo che si occupa di tutto. Vorrei dargli davvero una mano ma non saprei da dove cominciare, a proposito ti ringrazio per affiancarlo almeno in questa cosa degli austriaci."

"Dovere, figurati." Fa spallucce ma so che il mio complimento vale molto per lui adesso.

"E da dove vieni? Non hai il tipico accento romano che si sente per strada." Chiede poi.

"Sono pugliese." Rispondo semplicemente e lui annuisce.

"E i tuoi genitori invece?" Chiedo poi.

"Mio padre era anziano quando è venuto a mancare quindi ha fatto la sua vita insomma. Mia madre divorziò da mio padre poco dopo la nascita di Stefan ed è scappata chissà dove con il suo amante, non so se è ancora viva in realtà." Ne parla come se fosse normale ma vedo nei suoi palmi tremanti che la storia in realtà lo ha segnato parecchio.

"Non avete più contatti con lei?"

"Si è fatta sentire quindici anni dopo e so che scrive a Stefan ogni tanto ma io no, non ho contatti con lei e non intendo averne."

"E poi ci chiedono perché siamo così." Commento ironica e un risolino esce dalle sue labbra dopo che ha buttato in un cestino il mozzicone della sua sigaretta.

"Che civiltà!" Esclamo per prenderlo in giro ma sono piacevolmente sorpresa.

"Hey sono un galantuomo. Non te ne sei accorta?"

"A tratti."

"Ma come a tratti?" Si blocca con un'espressione offesa ma finta.

"Ora ti faccio vedere chi è il galantuomo, piccola." Dice e senza che me ne renda conto mi trovo stretta tra le sue braccia che mi ha presa come una principessa.

"Dai mettimi giù che peso."

"Ma va non pesi niente. E poi devo dimostrarti la mia galanteria, arriveremo alla macchina così, sappilo." Rido e mi arrendo ma sento il suo respiro molto pesante, strano per la sua comunque giovane età.

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