Capitolo 10

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Rimasi piacevolmente colpita da quella affermazione.
Sentivo le sue labbra, le sue mani delicate ma che allo stesso tempo emanavano passione ad ogni tocco, i suoi occhi fissi su di me e sul mio corpo.
Ero sua. Ero sua perchè volevo esserlo.
E lei era mia. Eccome se lo era.

La sua lingua continuava inarrestabile il suo viaggio dentro me, mentre provavo un livello di piacere che non avevo quasi mai raggiunto prima.
Non trattenni nulla. Le dimostrai tutto ciò che stavo provando fino all'ultima tappa del suo viaggio.
La baciai, ma non come prima. Era un bacio forte, passionale, un bacio che urlava il mio desiderio di averla.

"Scopami Beltrami" mi sussurrò all'orecchio.

Non me lo feci ripetere due volte.
Ripresi a baciarla mentre piano piano la portavo spalle al muro.
Iniziai a baciarle il collo, i seni, il ventre e poi la feci mia.
Sentivo i suoi gemiti di piacere e mi fermai solo quando, dopo una serie di orgasmi, venne.
Ero sua.
Era mia.
Non avevo bisogno di nient'altro se non di sapere questo.

Uscimmo dalla doccia e mentre mi asciugavo sentii la voce di Gaia.
"Grazie"
la guardai confusa, non capivo
"È stato bellissimo" mi sorrise
"È stato bellissimo anche per me" la baciai
"Si effettivamente sono stata brava, dai"
"Beh sicuramente c'è margine di miglioramento" dissi ridendo
"Beltrami...non scherzare col fuoco, che potresti bruciarti" posò il suo sguardo su di me.
Quegli occhi avevano sempre lo stesso effetto su di me. Nonostante tutto.
Quel cielo sereno in grado di farmi arrossire, ma allo stesso tempo tranquillizzarmi.
Gaia era anche questo.

"Non ho paura di bruciarmi" ricambiai lo sguardo
Sorrise, poi si avvicinò e senza dire nulla mi diede un bacio.

Solo successivamente ricordai che era sparita tutto il pomeriggio, ma non avevo voglia di rovinare quella serata magica.
Sentivo che in qualche modo una sua ipotetica risposta avrebbe potuto cambiare la situazione, così decisi di godermi il momento.

"Che facciamo stasera?" mi disse Gaia mentre usciva dal bagno.
Io ero sfinita: sia dalla giornata piena di emozioni, sia dal momento epico vissuto poco prima.
"Stasera? Guarda che la sera è passata. Ormai è l'una di notte. Cosa vorresti fare a quest'ora?"
"Amore sei proprio vecchia dentro"
Sobbalzai. Amore.
Mi aveva appena chiamata amore.
Il mio cuore si fermò per un attimo prima di riprendere a battere ininterrottamente.
Oddio ma quanto sto sotto? Mi sento così ridicola.
Mi ha solo chiamata amore.
Dovrei darmi una regolata. Un po' di contegno, insomma.

"Vabene se vuoi dormire allora dormiamo" disse mettendosi nel suo letto.

Dopo circa venti minuti non avevo preso ancora sonno cosí mi girai dall'altro lato e guardai Gaia.
Dormiva, sognava.
Viveva nei suoi sogni.
Chissà se stava sognando me e chissà se mi sognerà mai.
Io nel frattempo ero lí a guardare lei e non volevo fare altro che quello.
Avrei potuto passare tutta la mia vita a guardarla.
Non c'era cosa più bella di lei.
Che strana la vita: se penso che all'inizio di quest'avventura non conoscevo nessuno, volevo tornare a casa dopo tre giorni, Gaia a malapena conosceva il mio nome eppure ora ero, eravamo lì insieme dopo una serata meravigliosa.
Mi addormentai così: immersa nei miei pensieri e intenta a guardare Gaia.

Penso che la domenica mattina sia stata creata per dormire. La domenica mattina si deve dormire e ci si deve svegliare obbligatoriamente tardi.
Beh...sempre se non hai qualcuno che ti sveglia.
Percepivo una strana presenza: mi sentivo immobile, stretta, come se qualcosa mi impedisse di muovermi.
Aprii lentamente gli occhi per vedere che ora fosse, ma l'unica cosa che vedevo davanti a me era Gaia.
Era nel mio letto, era praticamente incollata a me.
Ecco perchè non riuscivo a muovermi.
Non volevo svegliarla, ma allo stesso tempo avrei voluto almeno muovere una mano.
Avevo paura di fare un minimo movimento, sembrava stesse dormendo molto bene e così non mossi neanche un muscolo del mio corpo.
Ci tenevo che riposasse bene e poi ero felice che si fosse svegliata durante la notte e avesse sentito il bisogno di dormire con me.
Mi faceva bene al cuore.
Non riuscii a vedere l'ora, ma il sole fuori non era alto quindi probabilmente era l'alba.
Tornai a dormire anch'io, ma questa volta mi addormentai abbracciando Gaia.
Non c'era cosa migliore al mondo.

"Marti...Maartiii...svegliaa dormigliona"
Non riuscivo ad aprire gli occhi, avevo ancora troppo sonno.
"Daaii che facciamo tardiii"
Aprii gli occhi e la vidi: camminava per la stanza riempiendo uno zaino con dei vestiti e delle coperte.
"Che stai facendo?" le dissi ancora assonnata
"FINALMENTEE. Buongiorno, il sole fuori è alto, sono le 9:30. Come hai dormito??" si fermò per un attimo a guardarmi
"Beh ad essere sincera non molto bene, avevo praticamente un macigno che mi dormiva addosso..."
"Ah Ah Ah come sei simpatica!" disse lanciandomi addosso una maglietta
"Scusami ma come ti sei permessa di svegliarmi a quest'ora? È prestissimo" mi rigirai nel letto
"Perchè oggi andremo a fare un picnic in città, staremo fuori tutto il giorno quindi non dimenticare nulla che non torneremo prima di stasera"
"È un appuntamento per caso?" mi misi seduta sul letto
"Vuoi che lo sia?" mi guardò
"L'ho chiesto prima io" la guardai
"Se vuoi che sia un appuntamento allora..." si avvicinò alle mie labbra "...non lo sarà" e scoppiò a ridere
"Allora non sono obbligata ad accettare" dissi con tono di sfida
Posò lo zaino su una sedia, mi guardò per un brevissimo istante poi si avvicinò a me e mi disse:"Beltrami...forse non ti è chiaro che non accetto 'no' come risposta" poi mi diede un lungo bacio.

Dannazione, quanto mi piaceva.
Mi piaceva baciarla, mi piaceva svegliarmi con lei, mi piaceva quando faceva la stronza. Mi piaceva tutto di lei.

"Sei proprio pesante, lo sai?"
"Hai quindici minuti per prepararti, non di più. Vado a prendere la colazione. Fatti trovare pronta." mi disse chiudendo la porta.
Bene: un picnic.
Come ci si veste per i picnic? Dove avremo fatto questo picnic? In un parco? In campagna? Perchè quella ragazza era sempre così enigmatica?
Dei quindici minuti ora me ne restavano dieci, così mi diedi una mossa e mi preparai.

Dopo circa 20 minuti Gaia tornò in camera
"Ti do quindici minuti per prepararti..." le dissi facendole il verso
"Vedi io ero occupata ad organizzare la giornata, non come altre persone..."
"Dai scema, dove sei stata?"
"Sono andata a prendere la nostra colazione, come ti ho detto prima, e poi sono passata in segreteria a consegnare i nostri permessi di uscita" poi continuò "A proposito, mi hanno detto di ricordarti di passare domani pomeriggio. Sai il motivo?"

Rimasi immobile.
Cazzo. Cazzo. Cazzo.
Che avevo fatto.
Avevo dimenticato di aver fatto richiesta di cambiare camera.
Non poteva succedere, non ora.
Non ora che stava andando tutto bene.
Non ora che ci stavamo avvicinando.
Come potevo dirle che avevo chiesto di cambiare camera? Come potevo dirglielo dopo che avevamo dormito insieme? Dopo che avevamo fatto l'amore?

"No, non so perchè. Forse ci saranno dei moduli, degli orari di lezioni. Non saprei" cercai di essere più naturale possibile, ma l'ansia mi stava divorando dentro.
Dovevo ritirare il modulo, dovevo fare qualcosa.

"Ga prima che usciamo vado a salutare Tali e le dico che saremo fuori tutto il giorno"
"Si certo, io ti aspetto fuori" mi diede un bacio e se ne andò.

Presi il mio zaino e me ne andai anch'io, ma non mi diressi verso la camera di Talisa. Raggiunsi la segreteria: l'unica cosa che potevo fare era ritirare la richiesta.
La porta era chiusa e sopra c'era un cartello con su scritto "Chiuso"
Non potevo fare nulla, la richiesta sarebbe stata esaminata dal rettore e dovevo soltanto sperare che la rifiutasse.

Raggiunsi Gaia fuori e passammo tutta la giornata insieme.
La guardavo ridere, ridere delle mie battute, ridere delle scene che vedemmo in quel parco.
Guardavo i suoi occhi e puntualmente mi ci perdevo dentro. Quegli occhioni limpidi, sinceri, che dicevano tutto. Che non poteva dirmi bugie perchè poi i suoi occhi mi avrebbero detto la verità.
La guardavo e più la guardavo più avevo paura di perderla, ché in così poco mi aveva dato così tanto.
Che certe cose non si possono spiegare, forse non si possono neanche capire.
Ma io avevo sempre perso tutto dalle cose banali a quelle più importanti e non volevo perderla, non potevo perderla.
Che io ero così: paranoica, impulsiva, stupida, insopportabile. Non sapevo finire un discorso, non riuscivo a controllare le emozioni, i sentimenti. Ma una cosa la sapevo fare. Io sapevo amare e Gaia meritava tutto l'amore del mondo, forse anche più.

Rientrammo la sera tardi.
Eravamo sfinite. Avevamo passato una giornata bellissima insieme e io, per fortuna, non pensai a nulla se non alla ragazza occhi cielo che era davanti a me.
Ma sapevo che il giorno seguente avrei ricevuto la risposta alla mia richiesta e sapevo che avrei dovuto accettarla in ogni caso.

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