Capitolo 13

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"Scusa non puoi dirmela dopo cena? Abbiamo entrambe fame..."
"No Marti, è una cosa importante, devo dirtela ora..."
"Vabene parla, mi stai facendo preoccupare" dissi sedendomi accanto a lei.

Non sapevo cosa volesse dirmi, ma il mio intuito mi diceva che c'entrava qualcosa la chiacchierata di prima con Talisa, quindi stava per dirmi qualcosa 'per non compromettere il nostro rapporto'.
L'ansia salì a mille.
Che cos'era successo di così importante da poter compromettere il nostro rapporto?

"Io voglio essere sincera con te: innanzitutto perchè lo meriti, poi perchè io sono una persona sincera e tutto questo non mi si addice. Qualche giorno fa, sabato con precisione, sono uscita dal campus..."

Ricordavo perfettamente quel giorno.
Fu la prima volta che feci l'amore con Gaia.
Solo a pensarci mi spuntò un sorriso sul volto che non durò, però, molto.

"Sono andata in città con alcuni amici. Persone che non fanno parte di questo campus, sia chiaro. Sono amici di vecchia data ai quali sono legata molto..."

Diamine Gaia arriva al punto oppure il mio cuore esploderà.

"Tra i miei amici c'è una persona, un ragazzo, al quale sono molto...legata. Forse lo ricordi o forse no, ma era alla festa di Jacopo e Stefano..."

Certo che lo ricordo.
E ricordo anche i movimenti dei loro corpi, praticamente attaccati l'uno all'altro, mentre ballavano.
Ricordo ancora le sensazioni che provai quella sera davanti a quella visione.

Annuii per farle capire che ricordavo di chi stesse parlando, ma non avevo ancora capito dove volesse arrivare.
O meglio volevo non capire.

"Sono stata con lui Marti" disse poi tutto d'un fiato.

La guardai sorpresa e confusa.

"Scusami in che senso?" chiesi spontaneamente
"Sono stata a letto con lui quel giorno"

Mi alzai di scatto dal letto tentando di allontanarmi da lei.
Non potevo e non volevo credere a ciò che sentivo.
Provavo in tutti i modi a mantenere la calma.
Lo stomaco si chiuse in una morsa intrappolando le 'farfalle' che c'erano al suo interno, la gola bruciava, non ce la facevo più a trattenere le lacrime che tentavo di reprimere.
Tentavo, perchè poi le emozioni presero il sopravvento e mi liberai di tutto il turbinio dentro me.
Iniziai a piangere: non perchè aveva fatto sesso con un'altra persona, anche perchè non era successo ancora nulla tra noi, ma perchè dopo quella giornata lei fece l'amore con me.
Quindi il nostro momento che importanza aveva avuto per lei?
Strinsi le mani in due pugni stretti.
Non sapevo cosa dire, non sapevo cosa fare.
Ero ferma lí, al centro di quella stanza con il respiro affannato e il cuore impazzito.

"Marti...ti prego non fare cosí" disse con la voce rotta e lo sguardo a terra
"Cosa dovrei fare Gaia? Dirti 'brava mi fa piacere'? Quando la sera stessa sei venuta da me e abbiamo fatto l'amore! La sera stessa Gaia! Non dopo due settimane o tre mesi! Dopo due ore!"
"Marti quello che c'è stato tra noi per me è stato importante, non pensare di no.
Dopo la festa avevo una confusione totale in testa, credimi. Non sapevo cosa provavo ma poi l'ho capito. Ho capito che voglio te! Sei tu..."
"C'era bisogno di scoparti qualcuno per capirlo? Era davvero necessario?"

Alzò la testa e mi guardò negli occhi.
Aveva gli occhi rossi e lucidi.
La voce rotta dal pianto.
Io distolsi subito lo sguardo, non volevo guardarla.
Non ce la facevo.
Era l'ennesima volta che qualcuno mi faceva male, ma ora era diverso.
Gaia non era 'qualcuno'.
Gaia era Gaia.
Ma io non me la sentivo di comportarmi come se nulla fosse successo.
Non riuscivo a fingere.

"Mi dispiace Marti..." disse prima di abbassare nuovamente lo sguardo.

Presi una giacca poggiata sul letto e uscii dalla stanza lasciandomi alle spalle tutto.
Non sapevo precisamente dove andare, ma sapevo di non voler vedere nessuno.
Avevo bisogno di stare sola.
Dovevo pensare.
E cosí andai nel 'mio posto'.
Quel piccolo angolo magico nascosto dal mondo, circondata soltanto da luci soffuse, qualche pianta e silenzio.
Tutto ciò di cui avevo bisogno.
Quella sera pensai molto.
A me. A Gaia.
A quello che c'era tra noi.
A quello che mi aveva detto.
E il silenzio divenne, ad un tratto, rumore.
Gaia faceva rumore nei miei pensieri.
Ma io ne avevo abbastanza dell'amore, di soffrire e stare male.
Stanca delle persone che ti entrano dentro senza permesso e poi se ne escono facendo un gran rumore.
E vorrei fregarmene, fare finta di niente.
E maledetta me per non esser cosí.
Per pensare sempre tanto, troppo, a cosa fare o non fare, a cosa dire o non dire quando intorno a me ho soltanto persone che fanno ciò che vogliono.
Perchè devo essere sempre io a stare attenta a non ferire gli altri mentre gli altri se ne fregano dei miei sentimenti?

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