Capitolo 19

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Ore 6:30.
Mi ero addormentata relativamente da poco, dopo le varie avventure notturne.
Un raggio di sole oltrepassò la finestra e giunse sul mio volto, sui miei occhi a dire il vero. Mi svegliai, infastidita dalla luce del sole che con tutto lo spazio disponibile aveva deciso di posarsi proprio su di me.
Aprii gli occhi e istintivamente mi voltai verso Gaia, la cui testa era ancora appoggiata sulla mia spalla.
Dormiva beatamente, nonostante il letto fosse piccolo e scomodo non rinunciava mai a dormire con me.
Le avevo proposto varie volte di unire i due letti così avremmo avuto più spazio per entrambe, ma aveva sempre rifiutato dicendomi che a lei piaceva dormire incollata a me.
E, se devo dirla tutta, anche a me piaceva dormire incollata a lei.
Addormentarmi con lei, svegliarmi con lei.
Mi piaceva il fatto che lei fosse l'ultima cosa che vedevo prima di addormentarmi e la prima cosa che vedevo appena sveglia.
E mi piaceva il fatto che per lei fosse la stessa cosa.
E subito mi ritornarono in mente le parole della notte prima "Marti...io credo di essermi innamorata di te".
Sorrisi istintivamente.
Io sapevo di essere cotta di lei.
Ero completamente andata per lei.
A 19 anni non sai cosa sia davvero l'amore. Tutto ti sembra amore.
Io guardo Gaia e ci vedo amore.
Sento amore.
Provo amore.

Improvvisamente sentii un cellulare vibrare. Spostai il mio sguardo da Gaia per poter vedere se fosse il mio cellulare a vibrare. E in effetti era il mio.
Lo presi, incuriosita da chi potesse avermi scritto così presto e notai che era un messaggio di Laura.

*Messaggio da Laura*
Martina vedi che con i biscotti di stanotte i favori passano a due, non dimentico.

Mi scappò un sorriso e non esitai a risponderle in modo affermativo.

*Martina*
Hai ragione, pagherò i miei debiti

*Laura*
Cosa ci fai già sveglia? Mi spaventi così

*Martina*
Troppa luce

*Laura*
Questo sole tanto luminoso...

*Martina*
Cretina, sei già partita?

*Laura*
Si, tra circa un'ora dovrei arrivare. Ora ti saluto che dormo un po'. Cerca di fare lo stesso

*Martina*
Non ti assicuro nulla, ma buonanotte.

Ormai erano le 7:10, il sole era alto e avevo programmato una giornata piena di lavoro.
Dovevo lavorare ai pezzi assegnati, ai miei inediti, alle basi musicali.
Dovevo fare tutto nell'arco di quel giorno perchè avevo promesso a Gaia di passare insieme la domenica.
Lasciai un bacio sulla fronte a Gaia e, senza fare molti movimenti, mi alzai dal letto.
Mi feci una doccia, mi vestii e andai in mensa.
Avevo bisogno di un caffè.
Mi avvicinai al bancone e presi dei cornetti, che avrei portato a Gaia, e un caffè.
Non c'era quasi nessuno in mensa e non assistere alla confusione quotidiana collaborò ad accrescere il mio mood tranquillo.
Con due ore di sonno alle spalle la confusione della mensa era l'ultima cosa di cui avevo bisogno.
Uscii in giardino. L'aria di dicembre invase il mio corpo, evidentemente non preparato all'aria fredda di prima mattina.
Provai a restare fuori per qualche minuto ma pur essendo seduta al sole, questo non mi riscaldava affatto. Finii il mio caffè, per fortuna rimasto caldo, presi i cornetti e rientrai dentro.
Tornai in camera e Gaia dormiva ancora, non mi andava di svegliarla dopo la nottata che aveva passato, cosí presi il mio zaino con all'interno varie bozze dei miei pezzi e andai in aula per lavorare alla stesura dei brani.
Avevo già qualcosa che avevo scritto in precedenza, prima di entrare lí.
Presi il mio quaderno segreto in cui scrivevo ogni mio pensiero, dubbio o idea su cui lavorare o da cui poteva nascere qualcosa e sfogliando le pagine trovai "Se ti va".
"Se ti va" l'avevo scritta quando Sara decise di rompere con me.
Avevo aperto il quaderno, avevo scritto varie frasi, pensieri e ricordi di noi e senza neanche accorgermene uscí fuori una canzone.
Uscí di getto.
Senza pensarci.
E ora rileggendola, leggendo quelle parole, mi tornò in mente la notte in cui l'avevo scritta.
Era passata una settimana da quando ci eravamo lasciate. Sentivo di amarla ancora, anche se per lei le cose erano cambiate. E dato che certe cose non potevo dirgliele, decisi di scriverle e cosí sarebbero rimaste lí impresse per tutto il tempo.
Ovviamente nessuno aveva mai ascoltato quella canzone, forse Nico ma soltanto il ritornello. Avevo vergogna di far ascoltare le mie canzoni. Significava mettere a nudo me stessa, le mie emozioni, i miei sentimenti. E io non l'avevo mai fatto con nessuno.
Per questo scrivevo.
Scrivevo per sfogarmi, non per la presunzioni di scrivere canzoni.
Anche perchè quel quaderno era pieno zeppo di parole, pensieri e ricordi che erano rimasti tali e di cui non avevo il coraggio di trasformare in musica.

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