Capitolo 55

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"Dai, riproviamo" disse Gaia alzandosi alla sedia
"Ti prego, due minuti" la pregai io, ancora sdraiata sul divenetto della sala canto
"No, forza Marti" disse Gaia allungando un braccio verso di me "Stefano, anche tu" continuò allungando l'altro braccio verso di lui
"Perchè abbiamo deciso di chiedere a lei?" disse Stefano guardandomi
"Abbiamo? Guarda che hai fatto tutto da solo" risposi io con gli occhi chiusi
"Scusate? Sono qui davanti a voi!" esclamò Gaia quasi offesa
"Si, ti vedo eccome" dissi facendole un occhiolino ammiccante
"E qui io me ne vado" disse Stefano alzandosi dalla poltroncina
"Tu non vai da nessuna parte, dobbiamo provare" lo ammonì Gaia "Martina al piano, forza" continuò tirandomi da un braccio
"Arrivo" dissi alzandomi con l'aiuto di Gaia
"Tre, due, uno..." Gaia diede il tempo.

'Mi ricorderò che, che nonostante io ti dia il sangue'.
Si, il sangue.
Quello che di più prezioso avevo, lo stavo dando a te.
Perchè ora eri tu la cosa più preziosa.
Ed io ti avrei dato il sangue, una mano, il mio braccio, il fegato, il cuore.
Tutto.
Perchè ora eri tu la cosa più preziosa.
'Che nonostante le parole mie siano tante, tu non le ascolti già da un po''.
Le parole fanno male. Feriscono.
Ti lasciano dei tagli invisibili che creano tanto dolore.
Ed io le dicevo "Gaia, come può funzionare?" ma lei non voleva ascoltare.
Lei non mi ascoltava più.
Ma non perchè non volesse, ma perchè le parole fanno male.
E per quanto amore potessimo darci, il dolore nelle parole c'era ugualmente.
'Ti ricorderai di me, quando ormai sarò distante?'
Si ricorderà di me? Per quanto tempo?
Insomma, prima o poi tutto finisce. E svanirà anche il mio ricordo dalla sua mente.
Come lei svanirà dalla mia.
Con la lontananza le cose si dimenticano facilmente.
Ed avrei voluto urlarle di mettermi nella valigia tra il caricabatterie e la felpa rossa, ma non c'era spazio per me.
'Quando avrai tante cose da raccontarmi e non ci sarò più'.
"Che hai fatto oggi?" "Hai mangiato?" "Com'è andata in studio?" "Come stai?" "Un album? Wow"
Ed io non ci sarò più, non ci sarò più.

Gaia mi guardò. Capì che era per lei. Che quella era sua. Ed io capii che quella era mia.

'Sai di nuvole e paranoie'.
Che sapore hanno i baci? "Sanno di nuvola" rispondeva lei
"Ma che dici" la prendevo in giro io
"Ma i tuoi sanno anche di paranoie" disse ancora lei
"I miei baci sanno di nuvole e paranoie? Mi andava bene anche la menta!"
'Sai di schiena nuda nella notte'.
Di graffi. Di morsi. Di baci. Di sudore. Di respiri affannati. Di mancanza d'aria. Di vetri appannati dai respiri.
Di amore. Di passione. Di casa, tu sapevi di casa.
'E farò un viaggio tra i tuoi problemi e mi ritroverò in altri sistemi'.
Una galassia. Mi aveva detto che somigliavo ad una galassia.
Con infinite stelle e pianeti.
"Ed io ci posso vivere nella tua galassia?" chiese lei
"Tu sei il sole" risposi io.
'Tanto poi ti bagnerai le labbra con la nostra canzone'.
La nostra canzone.
Le nostre canzoni.
Quelle scritte insieme.
Quelle ascoltate con gli occhi di una negli occhi nell'altra.
Quelle dedicate in silenzio.
Quelle cantate a squarciagola in stanza.
Quelle nostre.
La nostra canzone.

"Ti brucia ancora?" chiesi indicando il suo tatuaggio
"Non particolarmente" rispose lei guardandolo
"Sai...ti dona proprio" dissi sfiorandolo con le dita della mano sinistra
"Si, lo penso anch'io" rispose lei sorridendo
"Ti rende ancora più bella" dissi guardandola
"Ah è possibile?" rispose spostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio destro
"No, forse no" dissi guardando i suoi occhi blu
"Che scema che sei" disse arrossendo un po'
"Chi sono io per negarlo?" chiesi accennando una risata
"Ho fame" dissi improvvisamente
"Andiamo a mangiare" risposi io alzandomi dal letto
"No, non posso, ho lezione. Devo scappare. Oggi chiudo la tesi" disse guardandomi
"Sento odore di laurea" dissi annusando un po' l'aria
"No, io sento uno strano odore" disse lei facendo lo stesso "Ah, sei solo tu" continuò poi accennando una risata
"Ah ah ah, che simpatica" risposi alzando gli occhi al cielo
"Ti ringrazio, sono commossa" disse portandosi una mano sul petto
"Chi sente la puzza degli altri non sente la propria BOOOM" dissi mimando con le mani un'esplosione
"Ho deciso di sorvolare su questa cosa" rispose saggiamente
"Sisi come no" dissi appoggiando la schiena alla porta del bagno
"Scappo, ci vediamo dopo. Ti amo" disse lasciandomi un bacio veloce sulle labbra
"Ti amo" risposi sorridendo.

Ero pazza.
Nessuno mi aveva mai fatto quell'effetto.
Io sorridevo solo pensandola. Pensando ai suoi baci, ai suoi abbracci, alle sue carezze, alle sue parole.
Ero pazza.
Il cuore accelerava ancora quando i miei occhi incontravano i suoi.
Lo stomaco si chiudeva ancora quando i miei occhi incontravano i suoi.
La bocca si seccava ancora quando i miei occhi incontravano i suoi.
Le mie guance prendevano ancora vita quando i miei occhi incontravano i suoi.
Ero pazza.
Completamente.
Ero completamente pazza di lei.

"Sono sfinita" esclamò Gaia entrando in camera "Ma..." continuò subito dopo vedendomi
"Beh...avevi fame" dissi sorridendo
"Amore" disse lei chiudendo la porta "Ma a te neanche piace il McDonald's" continuò avvicinandosi alla busta piena di panini, crocchette e patatine presi durante la sua lezione di canto
"Ma a te si" risposi io guardandola
"E cosa mangi? Me?" chiese ironicamente afferrando una patatina
"Mh potrebbe essere una buona idea" risposi con altrettanta ironia
"Ti conviene dopo cena, allora" disse sorridendo
"Si hai ragione" dissi con una faccia perplessa
"Lo so, come sempre" disse ridendo
"Mangia va, che è meglio" dissi prendendo il mio panino
"Grazie, ti amo tanto" disse stringendo le sue braccia intorno alla mia pancia
"Ti amo anch'io" risposi sorridendo.

Che poi si, il McDonald's non mi piaceva neanche, ma non mi interessava.
L'unica cosa che contava era il sorriso di Gaia. E quella sera l'avevo visto proprio bene.

"Il professore mi ha detto che la settimana prossima ho l'ultimo esame, poi ho finito" dissi tra un boccone e l'altro
"Brava amore mio" rispose Gaia sorridendo "Io tra due settimane ho la cerimonia di laurea" continuò poi
"Sono felice per te" dissi sorridendo
"Anche io sono felice" disse lei sorridendo "Verrà la mia famiglia dal Brasile e non vedo l'ora di vederli" continuò facendo un sorriso più ampio
"Che carini che vengono qui per sostenerti" dissi guardandola negli occhi
"Si, li amo davvero tanto" disse lei abbassando lo sguardo
"Anche loro" dissi accarezzandole la guancia
"La tua mano puzza di patatine" disse facendo una smorfia di disgusto
"Mi scusi principessa" dissi ironicamente allontanando la mano dal viso
"Si figuri, plebea" rispose lei masticando una crocchetta
"Addirittura plebea?" chiesi quasi offesa
"Mh si, hai la faccia la plebea" disse annuendo
"Ma" rimasi stupita
"Ma" disse lei e poi scoppiò a ridere "La tua faccia!" continuò ridendo ancora
"È solo la faccia di una plebea" dissi io alzando le spalle
"La mia plebea" disse dopo essersi calmata
"Ah si?" chiesi tirandomela un po'
"Hai dubbi?" rispose guardandomi
"Mh" dissi facendo una smorfia di confusione
"Mh? Cos'è mh, Martina?" chiese quasi irritata
"Mh" continuai io
"Ora ti faccio vedere io mh" disse prima di precipitarsi su di me facendomi cadere per terra
"Ahia" esclamai dopo essere finita con la schiena contro il pavimento
"Ops" disse lei accennando un sorrisetto
"Io non ho parole" dissi prima di scoppiare a ridere, e Gaia con me
"Non respiro" esclamò con le lacrime agli occhi
"Neanche io, sei sopra la mia pancia" riuscii a dire tra una risata e l'altra
"Scusa" disse spostandosi
"Tranquilla, non hai niente di cui scusarti" dissi sedendomi
"Che ridere" disse sorridendo
"Tu" dissi guardandola
"Io cosa?" disse confusa
"Tu sei la mia risata, il mio sorriso, tu sei il sole" dissi continuando a guardarla.

Si Gaia, tu eri il sole.
Il sole con la pioggia e poi l'arcobaleno.

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