Capitolo quattro: tensioni

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Blair
Sposto una ciocca bagnata di sudore dal viso mentre prego che le temperature si abbassino leggermente, sarà per la corsa e l'ansia ma sono così sudata da avere ogni indumento incollato addosso come seconda pelle.

"Sono arrivato, ci sono due zombie nel vicolo". Esordisce Glenn parlando con qualcuno attraverso la trasmittente e così vediamo sbucare fuori da una porta nera due uomini coperti dalla testa ai piedi, con una mazza eliminano la minaccia incitandoci ad andare più veloci.

Credevo che il ragazzo fosse da solo e invece ci ritroviamo in un magazzino insieme ad altre quattro persone, i due uomini che sono sbucati nel vicolo e due donne.

In un'attimo la bionda del gruppo spinge Rick contro degli scatoloni puntandogli un pistola in fronte, lo insulta e gli urla che ha ucciso tutti.

Senza pensarci troppo levo la sicura dalla mia arma che subito punto alla sua testa. "Vacci piano biondina". Ringhio mentre gli altri ci ordinano di calmarci e abbassare le pistole peccato che io non ho nessuna intenzione di farlo.

"Blair, per favore". Lancio un'occhiata a Glenn che con le mani alzate compie un passo verso di me.

Arriccio le labbra spostando lo sguardo verso la bionda dagli occhi azzurri e l'aria terrorizzata, mi prendo un'attimo ad osservarla e nel frattempo tutti continuano a parlare creando solo un inutile caos nella mia testa.

"Blair". Rick mi costringe a guardarlo e con un cenno mi indica la donna sulla trentina che sembra sul punto di piangere e dopo un'attenta analisi decido di abbassare la mia arma.

La bionda, che a quanto pare si chiama Andrea, tiene ancora con mani tremanti la pistola ad un millimetro dalla faccia dello sceriffo peccato che non ha levato neanche la sicura... Di certo non avrà mai visto un'arma da fuoco prima d'ora.

"Adesso puoi abbassarla anche tu". Dice un uomo robusto dai tratti ispanici che finalmente convince la sua amica.

"Siamo comunque tutti morti, per colpa tua". Mormora Andrea rivolta allo sceriffo che ovviamente non riesce a capire il motivo.

"Noi siamo venuti in città per rifornimenti e adesso siamo in pericolo". Inizia a parlare l'uomo dai capelli ricci e neri mentre spintona lo sceriffo, io seguo il gruppo per poi ritrovarci in un negozio di vestiti.

"Hai iniziato a sparare come un pazzo, attirando tutti loro". Mormoro indicando il branco di morti al di fuori che cercano di sfondare le porte.

"Cosa ci facevate in strada?". Domanda l'altra donna del gruppo e prima che lo sceriffo possa rinominare l'elicottero decido di tagliare la discussione dicendo solo che ha avuto un'allucinazione.

Rick vorrebbe dire qualcos'altro ma gli basta una mia occhiata per chiudere la bocca.

"Adesso provo a chiamare gli altri". Borbotta il secondo uomo, T-Dog, mentre prova a mettersi in contatto qualcuno attraverso la trasmittente ma solo un suono fastidioso e poco rassicurante proviene da essa.

"Vuoi contattare il centro rifugiati?". La donna dalla pelle scura piega le labbra in un sorriso amaro distruggendo le nostre speranze non appena dichiara che del centro non è rimasto più nulla.

Sto per chiederle più informazioni ma alcuni spari che provengono dal tetto del palazzo non preannunciano nulla di buono.

"Dannazione, è quel pazzo di Dixon!". Esclama Andrea iniziando a correre insieme agli altri ragazzi del suo gruppo, non so il perché ma in questo istante avrei preferito morire all'interno del carro armato.

Salendo di corsa le scale arriviamo fino ad una porta di metallo che T-Dog spalanca per poi urlare ad un altro uomo di smetterla, io sento solo le voci fino a quando raggiungo gli altri.

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