Capitolo venticinque: detenuti

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Blair
Abbiamo preso dalla mensa un tavolino in acciaio e con le rotelle così da trasportare Hershel fino al nostro blocco dove verrà soccorso da Carol, che già da un po' è sua allieva.

Corriamo per i corridoi mentre Daryl e T-Dog controllano se alle nostre spalle i detenuti ci stanno inseguendo, a grande velocità arriviamo nel nostro blocco urlando a Carl di aprire il cancello per poi chiuderlo alle nostre spalle.

L'arciere resta indietro insieme a T-Dog in attesa dell'arrivo dei carcerati, intanto noi facciamo scivolare il corpo di Hershel su un materassino e Carol inizia a tamponare la ferita con delle tovaglie.

"Se cauterizziamo la ferita, morirebbe dallo shock e comunque continuerebbe a sanguinare. Dobbiamo fasciarlo molto forte e sperare che guarisca da solo". Dichiara Carol guardando Maggie e Beth, quest'ultima è in lacrime ed è stretta tra le braccia della sorella.

Le voci di Daryl e T-Dog si mescolano a quelle dei detenuti e sembra che la tensione nell'altra stanza stia crescendo a dismisura.

"Blair, Glenn, con me". Usciamo dalla cella di Hershel e lo sceriffo ordina al mio amico di non lasciare un'attimo il padre di Maggie poiché se muore dovrà essere lui a sparare.

"Lo faccio io, porta Glenn con te". Rick aggrotta la fronte confuso visto che potrei amare di più tenere d'occhio i detenuti con lui.

"Capelli lunghi e scuri... È finito in prigione per colpa mia". Ammetto evitando di guardarlo negli occhi con la speranza che comprenda quanto non abbia voglia di parlare in questo istante.

"Va bene, rimanete qua entrambi".  Detto questo ci volta le spalle e va via mentre io resto da sola con i miei pensieri.

Appoggio le spalle al muro lasciandomi scivolare verso il pavimento dove mi siedo abbracciando le mie gambe per poi osservare le mie mani.

Ricordo ancora il giorno in cui il mio capo, Jeffrey, mi chiese di incontrare un uomo con cui poteva iniziare una nuova collaborazione, il mio compito era quello di valutare se ne valesse la pena e se potevamo contare su questo possibile socio.

Mi ritrovai in un vecchio magazzino poco lontano da Atlanta ed incontrai il capellone che adesso si trova in questa dannata prigione, all'inizio non era contento di dover parlare con me ma alla fine mi mostrò l'interno di un container e in quel preciso istante presi il mio coltello e pugnalai la sua spalla, poi chiamami la polizia.

"Blair". Sollevo lo sguardo su Rick che marcia verso di me e allunga la sua mano per aiutarmi ad alzarmi.

"Aiuterò i detenuti a liberare un blocco, in compenso prendiamo metà del cibo della mensa". Dichiara e nel frattempo arrivano gli altri ragazzi che trasportano dei pacchi con tutto il mangiare.

Non sono assolutamente d'accordo sul suo piano, non voglio che lo stronzo si trovi a pochi passi dalle mie bambine quindi mi ritrovo a scuotere la testa.

"Prima uccidi bei capelli". Sussurro incrociando le braccia al petto.

"Non posso eliminare qualcuno solo per un tuo capriccio, almeno raccontami cosa è successo tra di voi".

"Trafficava esseri umani ed io gli ho impedito di farlo... Dovevi vedere com'erano ammassati in alcuni container". Le persone non dormivano da giorni ne mangiavano e bevevano e proprio per questo alcuni avevano perso la vita durante la trasferta e giacevano ai piedi degli altri.

"Lo terrò d'occhio, alla minima occasione lo ucciderò". Non appena va via ritorno a sedermi sul pavimento.

Chiunque potrebbe dire che mi sono comportata da persona civile e con una legge morale solo perché ho messo fine a questo orrore ma in realtà, in quel periodo e anche prima, non ero molto meglio di capelli lunghi.

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