Capitolo ventiquattro: prigione

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Blair
Osservo il coltello nella mia mano destra e la pistola stretta nella sinistra, al mio fianco Jenny leva la sicura dalla sua arma e sussurra alla sorella che conquisteremo un posto sicuro.

La notte sembra essere volata con troppa velocità per noi che non vediamo l'ora di ripulire la prigione per poi definirla casa, lo sceriffo ha ragione quando sottolinea che qui dentro troveremo cibo e medicine.

Possiamo farcela e questa certezza fiorisce dentro di me ad ogni occhiata che regalo ai miei compagni di viaggio, agguerriti più di prima.

Ci avviciniamo alla recinzione che ci porterà al cortile cementato e prima di andare guardo le sorelle Ball.

"Ragazzine". Richiamo la loro attenzione sollevando il pugno cosicché loro possano colpirlo con le loro manine.

Non servono parola mi basta guardare i loro occhi così sicuri da commuovermi.

"Pronti?". Domanda Rick osservando ognuno di noi e non appena annuiamo lui apre il cancello chiuso ieri mattina.

Io, T-Dog, Glenn, Maggie, Rick e Daryl ci posizioniamo in cerchio e avanziamo mentre Hershel chiude il cancello alle nostre spalle.

Iniziamo ad uccidere tutti vaganti presenti senza rompere il nostro schema tattico, sembra un gioco da ragazzi fino a quando arriviamo in un punto che non era visibile dal giardino.

Troviamo un altro cancello da dove provengono molto detenuti e poliziotti con maschere e divise rinforzate che non ci permettono di ucciderli ma fortunatamente Maggie trova senza volerlo la soluzione.

"Io sollevo la testa e tu colpisci il collo". E così abbattiamo tutti i vaganti rimasti notando che tra di essi c'è una civile.

"Sarà crollato un muro. Non possiamo riparare ogni cosa". Esordisce Glenn ma noi arriviamo alla conclusione che dobbiamo entrare per forza.

Apriamo un portellone rosso ed entrando ci ritroviamo in quella che dovrebbe essere la zona mensa, è vuota a parte un poliziotto morto con un proiettile in testa.

Troviamo le chiavi che aprono i vari cancelli e così arriviamo nella prima parte di celle, molti dei detenuti sono stati uccisi e altri sono diventati zombie rinchiusi nelle proprie gabbie.

Guardare tutto questo mi destabilizza molto e a fatica trattengo i conati di vomito, solo adesso che mi ritrovo qua dentro avverto la sensazione di correre il più lontano possibile.

Necessito di aria quindi, appena gli altri entrano, ritorno nel cortile sedendomi in una panca di metallo e appoggio i gomiti sulle cosce lasciando andare la testa in avanti aspettando che la nausea finisca.

Forse la vita non vuole prendermi in giro ma vuole farmi capire che, se quel giorno non fossi uscita, a quest'ora sarei ridotta come i detenuti di questa prigione, tutti morti in una schifosa trappola per topi e senza ricevere nessun aiuto perché tanto per la società non valevano niente.

"Le tue amiche saranno vive". Sobbalzo sentendo queste parole arrivare inaspettatamente alle mie orecchie, guardo Daryl che si siede al mio fianco con un'espressione preoccupata.

"Come puoi esserne certo?".

"Sono amiche tue... Saranno sicuramente coraggiose e forti". Borbotta scuotendo le spalle come se le sue parole non fossero importanti e invece un sorriso nasce sul mio viso mentre una piacevole sensazione prende spazio dentro di me.

Senza rendermene conto piego la testa di lato appoggiandola sulla sua spalla, noto all'istante il suo corpo diventare più rigido ma in questo momento non mi interessa più di tanto.

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