Capitolo ventisette: il latte

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Blair
Nessuno osa emettere anche il più flebile dei suoni, solo la bambina appena nata piange ogni volta che necessita di latte. Non appena abbiamo liberato molti corridoi, Daryl e Maggie sono andati a prendere tutto quello che poteva essere d'aiuto per prenderci cura della piccola ma non hanno tenuto conto che la nuova arrivata mangia già troppo e le scorte stanno finendo.

È evidente che la bambina non ha un buon tempismo visto che ha deciso di nascere durante un attacco zombie, progettato da uno dei detenuti creduto morto ma in realtà è riuscito a scappare.

Neanche in prigione si può stare tranquilli.

Alla fine di questa giornata non è morta solo Lori ma anche T-Dog che si è sacrificato per permettere a Carol di salvarsi. È ben evidente nei nostri volti quanto siamo distrutti e non dal punto di vista fisico ma quello psicologico, continuiamo a trovare luoghi che potrebbero diventare la nostra casa tuttavia succede sempre qualcosa che rovina i piani.

Dannazione, perché non possiamo trovare serenità da qualche parte?

Già viviamo in un mondo dove i morti camminano, dobbiamo anche perdere di continuo le persone che amiamo?

In questa situazione, abbastanza instabile, Rick ha perso completamente la ragione decidendo di correre da solo per i corridoi e uccidere gli zombie rimasti. Glenn ha provato a portarlo da noi, così da aiutarlo, ma alla fine ha rischiato di ricevere qualche cazzotto da parte dello sceriffo.

Adesso ci ritroviamo nella sala mensa, Carl ha appena elencato i nomi di tutte le donne che abbiamo perso durante il tragitto poiché è indeciso sul nome da dare alla sua sorellina.
"Ti piace piccola spaccaculi? È carino, vero?". Dice Daryl tenendo la bambina stratta tra le sue braccia mentre gli dà il latte con il biberon, il gruppo scoppia a ridere ed io resto ad osservare l'arciere.

Sapevo che dietro la sua corazza si nascondeva una dolcezza particolare e adesso sono i suoi occhi, intenti a guardare la bambina, a darmi la certezza.
"Spettacolo interessante, vero?". Sussurra Jenny al mio orecchio ed io corrugo la fronte.

"Non capisco". Borbotto facendole sollevare gli occhi al cielo.
"Uccidi zombie e persone ma scappi dall'evidenza... Patetica". Cantilena l'ultima parola fino a quando non la spingo dalla panca facendola cadere a terra, tutto ciò attira l'attenzione degli altri.
"Alle volte è così imbranata che riesce a cadere anche se si trova seduta". Dico fingendo il sorriso più dolce possibile e nel frattempo la ragazzina sussurra variegati insulti nei miei confronti.

Ritorno a guardare Daryl e con grande sorpresa incontro i suoi occhi azzurri. "Tutto bene?". Pone il quesito e senza aspettare risposta ritorna a guardare la bambina stretta tra le sue braccia.

Non c'è niente che vada bene nella mia vita e non solo nell'ultimo anno ma da quando sono nata. Lancio un'occhiata alla piccola spaccaculi, anche lei nata in prigione e con un destino segnato. Come me, saranno poche le cose positive che vivrà perché ormai tutto è finito. Ciò che mi rattrista di più è che lei non ha nessuna opportunità di cambiare il suo futuro mentre il mio poteva essere prospero ma ho scelto di mia iniziativa di rovinarlo.

"Ho bisogno d'aria". Sussurro più a me stessa che ai ragazzi.
Inizio a camminare all'esterno della prigione e, senza rendersene conto, mi ritrovo ad un passo dai detenuti sopravissuti.

Un uomo magrolino, media altezza, con baffi e capelli biondi che mi sorride non appena mi vede; l'altro sarà alto sul metro e ottanta, nero, privo di capelli e mi saluta con un semplice cenno del capo.

Ormai è calata la notte e loro stanno fermi davanti il cancello, Glenn e Daryl hanno pensato che possono stare di guardia visto che si sono guadagnati la fiducia del gruppo uccidendo Andrew, colui che ha messo in atto il piano per ucciderci.

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