Il progetto

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I seguenti giorni Andrea non mi rivolse più la parola o quasi, uno sguardo o un abbraccio. In compenso, avevo stretto amicizia con un po' di persone: Roele, un ragazzo simpatico (anche se apparentemente strano) Giorgia, lei non mi stava molto simpatica all'inizio e infine Giovanni, molto carino ad essere sincera.

"Allora ragazzi, dovrete effettuare un progetto sulla teoria di Darwin, vi divider in coppie", la prof ci diede questa notizia e iniziò a fare i nomi dei ragazzi che sarebbero stati assieme, fino a che non pronunciò il mio nome seguito da quello di Andrea, perfetto non poteva andarmi peggio. Al suono della campanella uscimmo dalla classe, le lezioni erano finite. Nella fermata dell'autobus incontrai il mio partner per il progetto.

Andrea:"Hey da me alle 17:00 sii puntuale"
Io:" Ok allora, un'ultima cosa io non so dove abiti.."

Mi diede il suo indirizzo e se ne andò. Sarei andata? Credo proprio di si, perché non avrei dovuto farlo, era per la scuola, nulla di personale.

Eccomi lì alle 16:59 a contemplare sulla porta della casa di Andrea, quando mi decisi a bussare mi aprì la porta una signora probabilmente sua madre:" Ma prego tu devi essere Giulia, entra pure. Andrea è in camera", salutai con gentilezza così come mi era stato insegnato, da mia nonna, lei è sempre stata l'unica a supportarmi. Camminavo a passi pesanti, Andre stava ascoltando della musica davvero ad alto volume, era sicuramente rap, io amavo e amo tutt'ora questo genere. Bussai alla porta, invano. Che stupida non poteva sentirmi. Alla terza volta aprii cautamente e lo trovai a scrivere qualcosa, su un quadernino. Si accorse di me poco dopo.

Andre:"Hey ciao non ti ho sentita"
Io:" Tranquillo, scusa se ho fatto irruzione nella tua camera.."
Andre:"Ma vai tranquilla, fossero questi i problemi"
Io:"A be' mio caro stai parlando di problemi con la persona sbagliata, la mia vita è tutta un problema, ma non starò qui ad annoiarti con i miei stupidi aneddoti"
Andre:"  Forza allora piccola problematica iniziamo a studiare"

Non riuscivo a capire se mi stava prendendo in giro oppure se era un modo carino per chiamarmi, o entrambi. Pensavo solo che tutto quello che stavo vivendo con quel ragazzo era molto affrettato. Tralasciando gli insulti e le frecciatine trovavo sicurezza nei suoi occhi, c'era qualcosa che mi diceva di fidarmi di lui.

Io:"Okay dicevo Darwin era certo che.."
Andrea:"No basta mi sono rotto le palle, ti va di ascoltare un po' di musica?"
Io:"Ma abbiamo iniziati solo due ore fa.."
Andrea:" Appunto due ore bastano ed avanzano allora preferisci del punk, rap, rock..?"
Io:"Mh facciamo del rap"
Andrea:"Okay ,come desidera"

Scoppiò in una risata, ma pareva sincera, non come quelle volte che si prendeva gioco di me davanti ai suoi amichetti. Era successo altre volte, sempre il solito: arrivava, mi insultava, faceva qualche battutina e poi se ne tornava da dove era venuto. Non lo avrebbe più fatto ne ero certa, beh eravamo qualcosa, non so bene cosa, forse ''amici''. 

Io:Scusa, ei Andre..ANDREAA"

La musica era altissima, non mi sentiva. Strano che i vicini non si stessero lamentando.

Io:"Andrea ma mi sentii!"

Di sicuro ora mi aveva sentito, infatti si girò ed abbassò la musica.

Andrea:"Si che ti sento dimmi"
Io:"Mi chiedevo se... ecco...siamo come dire..."
Mi sento così stupida, non riesco a mettere due parole in fila.
Andrea:"La prossima volta a casa tua? Abbiamo poco per terminare il progetto sul tizio SO TUTTO IO DEGLI UOMINI E DELLA LORO DISCENDENZA" disse evitando quel che gli stavo chiedendo.

Pareva mi avesse letto nella mente, una cosa che non mi era mai accaduta con nessuno e mai avrei pensato potesse accadere, tanto meno con una persona che conoscevo così poco.

Io:" Preferirei non si facesse da me, ecco ti sto per dire una cosa ma tu acqua in bocca non lo devi dire a nessuno"
Andrea:" Non sono così infame come credi"
Io:" Beh allora emh, vivo in un quartiere di case popolari, non che ci sia da vergognarsi ma...non è questo il problema. La mia 'famiglia' lo è però...mia madre spacciava, è dipendete da droghe" ripresi un attimo fiato "Sono in affidamento a mia nonna..."

Non mi rispose, probabilmente aveva paura di ferirmi, aveva capito. Mi abbracciò. Rimasi a cena da loro. La madre di Andrea, Carmen, era davvero una persona per bene, davvero simpatica devo dire. Mangiai della pasta (almeno non era un panino) e
una semplice insalata.

Carmen:Scusa per la cena Giulia, non avevo pensato prima al fatto di farti rimanere e non avevo nulla di pronto"
Io:"Si figuri, ora è meglio che vada mia nonna si starà preoccupando"

Andrea mi accompagnò alla soglia della porta e sibilò un "Ciao" mi sorrise, e io ricambiai.

La mattina dopo, al mio risveglio, ero davvero di buon umore, stranamente...mi alzai da letto, ebbi un capogiro. Bevvi un succo mi lavai e mi cambiai, misi un top violetto, un paio di jeans a vita alta e la mia solita felpa nera con la zip e un paio di Nike... le uniche che avevo.

Arrivata a scuola mi misi a parlare con Chiara prima del suono della campanella, secondo lei non avevo fatto poi così bene a dire ad Andrea tutte quelle cose su di me. Aveva ragione? Probabilmente si, d'altronde mi aveva dato la sua parola, non lo avrebbe detto.

Prima di entrare in classe, vidi di fianco ad Andrea, tra il suo solito gruppetto, una ragazza. La cosa mi diede abbastanza fastidio, ma non dovevo: conoscevo a malapena Andre e non potevo permettermi certe scenate. 
Maledizione a me e al mio affezionarmi subito alle persone.

QUI C'È ANCORA LUCE||shiva-IN REVISIONE-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora