Intoppi

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Stavo beatamente dormendo quando quella notte venni svegliata dalla voce di Gaia, che però non stava parlando con me.
Non capivo se stessi sognando ancora perché sentivo quella voce in lontananza, a causa della sonnolenza.
In pochi minuti però mi svegliai completamente e, aprendo gli occhi, vidi Gaia nel balcone intenta a parlare al telefono, gesticolando vistosamente.
Mi avvicinai senza farmi vedere, cercando di captare la conversazione.
"Ormai si sapeva già, ma poi è stata pubblicata solo una storia." Disse agitata.
Capii subito di cosa stesse parlando, e con chi.
"Perché non mi molli per un po'? Fra quattro giorni torno e poi discutiamo di tutto."
Si fermò per ascoltare la risposta dall'altro lato del telefono. Poi riprese, "Sì stiamo insieme ma non capisco perché dovrebbe influenzare così tanto la mia carriera."
"Non è necessario farmi queste minacce, appena tor-CARLO?!RISPONDI."
Gaia era arrabbiata e con la mano libera dette un colpo alla ringhiera del balcone.
Mi si spezzò il cuore quando si appoggiò ad essa con i gomiti, prendendo la testa fra le mani.
In quel momento non sapevo cosa fare, se andare e capire come stesse, oppure tornare dentro e riflettere su come potevo aiutarla.
Scelsi la seconda opzione, ritornando cautamente a letto.
Pensavo alla sua carriera, a quanto amore stesse ricevendo, al duro lavoro che continuava a fare.
Forse stavamo andando troppo veloci, forse per l'Italia una coppia di ragazze cantanti era troppo. Che palle, ero confusa e impaurita.
Dopo pochi minuti anche Gaia tornò a letto e io finsi di dormire, così lei mi dette un impercettibile bacio sulla fronte prima di girarsi verso il suo lato.
Io continuavo invece a pensare a lei e  chissà quali pressioni stava ricevendo a causa della nostra storia. Era egoista forse da parte mia tenere la relazione pubblica, se a rischio c'era la sua carriera.
Quando me ne parlò prima di partire reagii male ma dopo questa conversazione la mia opinione era cambiata, non potevo pensare solo a me.
Avevo deciso così e al ritorno del viaggio gliene avrei parlato, non doveva affrontare tutto da sola.
Mi girai verso Gaia, che ancora sicuramente non dormiva e l'abbracciai a cucchiaio.
"Ti amo" le sussurrai all'orecchio.
"Ti amo anche io" disse, e io sentii la sua voce tremolante. Sicuramente stava tentando di ricacciare indietro le lacrime, per non farmi capire la sua sofferenza, perché lei odiava farsi vedere fragile.
Quella notte non servivano altre parole, solo stringerci più forte e goderci quegli ultimi giorni di stretto contatto.
***
L'indomani io e Gaia eravamo in macchina, direzione 'Praia Prainha', come diceva Gaia. Mentre lei guidava, io andai su Google immagini a cercare informazioni su quella spiaggia.
"No bí, ma ci sono delle onde enormi."
Esclamai io scioccata.
"In base alle giornate. Se c'è il vento giusto allora è perfetto." Spiegava lei.
"Che vento?! Ma poi perfetto per cosa?" Chiesi io abbastanza confusa.
"Per il surf." Disse lei semplicemente
"Ah...mi porti a vedere la gente che surfa?"
"No, ti faccio vedere io che faccio surf."
"Madò ma fai pure surf. Cosa non sai fare?"
"Mmm poche cose." Sorrise, dandomi un'occhiata fugace, prima di tornare a guardare di fronte a sé.
Dopo circa 20 minuti in macchina arrivammo in quella spiaggia. Vidi che l'acqua lí era molto più limpida di quella che c'era a Copacabana, la spiaggia vicino il nostro hotel.
Era anche meno popolata, perché geograficamente usciva dal centro di Rio, però restava una meraviglia della natura.
Prima di andare verso la spiaggia, Gaia mi portó verso una casetta in cui erano esposte delle tavole da Surf.
Lei e il ragazzo, che dedussi essere il proprietario, si abbracciarono e dopo un po' Gaia indicó me. Il ragazzo mi porse la mano e si presentò 'Ciao, sono Jorge', in un italiano piuttosto storpiato.
Risposi col mio nome, sorridendogli.
Gaia rimase a parlare con lui per altri minuti, mentre io li guardai senza capire niente.
Dopo quelle che dovevano essere chiacchiere fra vecchi amici, Gaia pagó per l'affitto di due tavole da Surf e delle tute e poi salutò l'amico.
"Non sto capendo perché tu abbia preso due tavole." Le chiesi mentre andavamo verso una cabina lì vicino.
"L'altra è per te, scricciolo." Disse sorridendo.
"No." Risposi categorica.
"Cosa no?"
"Io non mi metto su quella cosa e neanche mi metto la tutina." Mi fermai
"Invece lo farai." Disse lei, prendendomi il volto "perché mi ami" e mi lasciò un bacio veloce.
"Non è una motivazione valida." Dissi, ancora orgogliosa.
"Vuoi vedere felice la tua ragazza?"
Adesso pure la psicologia inversa. Mio malgrado, annuii a quella domanda.
"Visto? Allora lo farai" disse ridendo di gusto.
D'altronde se Gaia Gozzi era felice, chi ero io per smorzare quell'adorabile entusiasmo?
E allora in pochi minuti mi ritrovai con la tutina addosso, se non è amore questo.
"Quel ragazzo della casetta è un tuo amico?" Le chiesi curiosa.
"Mmmmh non proprio. È stato un ragazzo con cui ho trascorso insieme un'estate intera, due anni fa." Rispose e nel mentre stavo iniziando a fumare di gelosia.
"Ecco perché stava sbavando mentre gli parlavi."
Eravamo arrivate in un punto della spiaggia vicino alla riva, dove poter fermarci.
"Siamo andati a letto insieme qualche volta, però da parte mia non c'era niente. Era solo, sai.. sesso."
Ah, pure.
"Lui lo sapeva che non ci sarebbe stato altro, quindi poi è finita lì."
Mmm, male, male.
"E che vi dicevate in portoghese?" Le chiesi un po' perplessa.
"Gli ho detto che avevo vinto il programma e lì ho conosciuto te, e che sei la mia ragazza"
Brava Gozzi, guadagni punti.
"Mi infastidisci quando parli in un'altra lingua." Le dissi con un tono scherzoso.
"La prossima volta attiva Google traduttore, così saprai se ti dico la verità oppure no." Continuò lei
"Esatto, adesso io come faccio a sapere che tu non gli abbia detto che faccio schifo e che non mi sopporti???"
"C'è una cosa che mi sembri si chiami fiducia." Disse lei, avvicinandosi a me.
"Se mi guardi così penso di potermi fidare." La baciai, per farle sapere che credevo ad ogni sua parola.
"Credevo saresti impazzita, conoscendoti." Disse Gaia.
In realtà stavo reagendo male ma fortunatamente mi fermai a pensare qualche secondo in più e ho fatto bene, discutere civilmente non è poi così male.
"Certo, non è una bella cosa sapere che non sono l'unica nell'arco di 100 metri ad averti vista nuda, ma sto cercando di essere una persona meno paranoica."
"Però tu stai vedendo un fisico migliore. Ho il culo più sodo adesso."
Alle sue parole, mi sporsi per guardare io stessa le sue curve con quella tutina così aderente.
"Lo vedo com'è sodo. L'ho pure toccato con mano ieri, l'altro ieri e i giorni prima pure." Risposi, mentre lei diventava rossa peperone.
"Basta scema. Adesso ti faccio vedere come sono brava col surf."
Così, per la mezz'ora successiva vidi lei che cavalcava le onde, così si diceva forse.
Anche da lontano era molto bella e vedevo il suo sorriso sgargiante quando notava che io la stessi guardando attentamente.
Le feci un video che non avrei pubblicato, per colpa di quel discorso che sentii la notte passata.
Ricordare quel momento mi tolse la serenità che stavo cercando di mantenere e ricominciai a scendere nel vortice di confusione e brutti pensieri.
Venni risvegliata dalla figura di Gaia che stava venendo verso di me, così mi armai di un convincente sorriso.
"Non sono un'esperta ma sembri davvero brava."
"Grazie Bì. Adesso mi riposo un attimo e poi ti insegno qualcosina." E si coricó sul telo, così feci lo stesso, prendendola tra le mie braccia.
Le accarezzai i capelli per qualche minuto, lasciandole dei dolci baci sulla fronte.
"Non voglio finisca tutto questo." Le dissi, riferendomi un po' a tutto.
A noi in spiaggia, a noi in vacanza, a noi come coppia che se ne poteva fregare del giudice esterno.
"Finirà questo viaggio, ma noi non finiremo mai." Disse lei.
Quelle parole mi spezzarono il cuore e lo aggiustarono contemporaneamente.
Chissà come sarebbe stato una volta tornate in Italia. Come avremmo fatto a vederci, se avremmo sopportato la distanza e la situazione. Era tutto un punto interrogativo e sapevo che avevamo parecchie cose contro.
Decisi che era il momento di fermare quelle paranoie, così mi alzai e feci alzare anche Gaia.
"Dai, hai detto che mi devi insegnare."
"Arrivooo. Voglio fare solo una foto."
"No ma che foto. Dai andiamo."
Buttó il telefono nella borsa e io la presi dalla mano e la trascinai dentro l'acqua, prendendo la mia tavola.
"Certo che sei strana eh." Disse, per come la portai via da quell'apparecchio tecnologico.
Gaia, sei sempre stata Tecnolesa e proprio ora vuoi pubblicare tutte queste storie?
Alla fine rimase in acqua con me per un'ora buona, cercando di insegnarmi qualche base del surf.
"Basta dai, sto sprecando tutte le energie per te che sei un'impedita." Disse, facendomi scendere dalla tavola.
"Io sono un'impedita e tu non sei una brava maestra." Sorrisi, abbracciandola.
"Ahh ora mi abbracci."
"Se non vuoi, ti puoi liberare, brutta."
"No, cretina.. e brutta ci sei tu."
Eravamo con le fronti appoggiate, guardandoci e ridendo per tutte quelle battute così sceme.
La baciai, catturando le sue labbra tra i miei denti. La strinsi, chiudendo gli occhi e cercando di tenere quel momento ben fissato in mente.
Avevo una paura tremenda che fra qualche giorno non avremmo più avuto quei momenti.
Del futuro non c'era certezza, così la strinsi più forte.

E mi ricordo un po' di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora