Milano 2.0

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Quel periodo lo consideravo come un nuovo inizio per noi, Gaia era consapevole di tutto e a quel punto era lei l'artefice del suo destino.
Io avevo concluso ogni mio impegno lavorativo, l'album andava molto bene ed ero molto felice di ciò.
Entrambe ci stavamo godendo la meritata vacanza.

Stavo andando da Gaia a Milano per stare lì qualche giorno o anche di più.
Avevo un senso di libertà assoluta, senza pensieri e preoccupazioni, come non accadeva da davvero tanto tempo.
In quei giorni aveva avuto qualche riunione con la sua etichetta discografica e con Carlo.
Gli aveva detto di essere a conoscenza di tutto, del suo sporco piano e delle sue minacce, litigando pesantemente con lui.
Mi disse che il clima con lui fosse tesissimo e le davo ragione, non poteva essere altrimenti.

Arrivai finalmente nel quartiere di Gaia, parcheggiai la macchina e salii da lei.
"Buongiorno biiií" mi abbracciò Gaia proprio davanti la sua porta di casa.
"Buongiorno compagna di colazione" le sorrisi, alzando il sacchetto coi cornetti presi in un bar lì vicino.
Entrai da lei, subito posò le sue labbra sulle mie e io mi gustai il suo tocco delicato che, anche per pochi giorni, mi era mancato tremendamente.
Tra noi la situazione era diventata molto più stabile, adesso che avevamo chiarito.
Non restava altro che goderci il tempo insieme e dare libero sfogo ai nostri sentimenti.
Libertà, come già detto.
Era questa la parola d'ordine.

"Ho ancora fame" disse Gaia dopo aver divorato il suo cornetto.
"E poi sarei io il porco" risposi, mentre io ancora gustavo il mio, leccando come mio solito la marmellata.
Notavo che Gaia seguiva con attenzione i miei movimenti, con sguardo malizioso e un sorriso beffardo.
"La smetti di fissarmi mentre mangio?"
"Sei lenta, sbrigatiii!"
Si alzò per lasciarmi un bacio sulla guancia per poi allontanarsi dalla sala da pranzo.

Finii la mia colazione e girovagai per casa in cerca delle mia ragazza.
Arrivai nella sua stanza, doveva essere per forza lì visto che nelle altre stanze non c'era, e sicuramente non viveva in una reggia.
"Amoree sei scappata per caso??"
Sembrava non essere neanche lì.

Magari era davvero scappata di casa, pensai.
"Buuuu" sentii due braccia abbracciarmi da dietro.
Sussultai per la sorpresa, col cuore che batteva a mille.
"PAZZA!" Esclamai, mentre cercavo di riprendere un ritmo cardiaco regolare.
Tenne una presa salda su di me, impedendomi di girarmi.
Iniziò a lasciarmi dei baci sulla mia nuca mentre con le sue mani cingevano il mio addome.
In risposta, mi adagiai a lei, godendomi quelle sue mani che, ormai esperte, esploravano il mio corpo, arrivando al mio seno.
Prese a massaggiarmi, dandomi le giuste attenzioni di cui avevo bisogno.
Non era passato molto tempo dall'ultima volta ma stare lontano dal suo corpo era sempre una sofferenza.
E sembrava lo stesso per lei.
Con una mano voltò il mio viso, in cerca delle mie labbra, mentre l'altra si intrufolò sotto la mia maglietta, cercando il contatto con la mia pelle nuda.
Mi girai completamente per trovarmi di fronte a lei.
Scesi con le braccia, palpando la sua curva che più amavo.
Schiuse la bocca, permettendomi di insinuare la lingua.
Mi spinse verso il letto, facendomi cadere sul materasso mentre lei rimaneva in piedi spogliandosi della sua maglietta.
"Ehiii, fallo fare a me questo" le dissi, alzandomi nuovamente.
"No." Mi buttò di nuovo verso il letto.
"Stronza, vuoi giocare eh?"
La guardai lussuriosa. Mi pioggiai sui gomiti, ammirando quel corpo scolpito da Michelangelo ft. Canova.
Finalmente si avvicinò, mettendosi a cavalcioni su di me.
Prese a baciarmi prepotentemente, come se potessi sfuggirle da un momento all'altro.
Scesi con le labbra sul suo collo, concentrandomi su un punto. Succhiai forte e in risposta ottenni il primo gemito della serata.
Andai verso il suo seno, spogliandola dall'intimo che aveva ancora messo, e qui depositai tutte le mie attenzioni mentre lei, impaziente, si strusciava su me.
Capovolsi le posizioni, adesso stavo io sopra.
Si alzò verso di me, per aiutarmi a spogliarmi ma le bloccai le mani.
"Adesso non te lo permetto io" le dissi, agendo di ripicca.
Mi chinai di nuovo verso di lei, lasciandole una scia di piccoli succhiotti nel suo petto, scendendo poi verso l'addome.
"Hai intenzione di tappezzarmi tutta?" Chiese lei, con la voce tremolante per l'eccitazione.
"Proprio così" rispondi, alzando lo sguardo per incontrare il suo.
Arrivai al basso ventre e nel mentre le lasciavo baci umidi sulla pelle scoperta, da sopra i pantaloni le strofinavo la mia mano, all'altezza della sua intimità.
Accarezzavo piano, in modo da farla eccitare gradualmente e non dandole il contatto che già da un po' desiderava.
Mi veniva incontro col bacino, aspettando che la spogliassi dell'indumento, ma decisi di aspettare ancora un po'.
L'attesa aumenta il desiderio, come si dice.

E mi ricordo un po' di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora