Bahia

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Mancavano due giorni alla fine della nostra vacanza e nel programmarla Gaia aveva insistito per portarmi a Bahia.
Era una città lontana da Rio, perciò eravamo obbligate a prendere l'aereo e prenotare un nuovo hotel, cosa di cui categoricamente me ne occupai io.
Così la mattina presto eravamo in volo verso la città preferita di Gaia.
In circa due ore e mezzo arrivammo e questa volta avevamo deciso di spostarci in taxi.
Pagai una volta arrivate in hotel e dopo aver sbrigato le questioni in reception, salimmo in stanza.
Anche questo hotel non era da meno rispetto a quello che ci aveva ospitato a Rio, seppur le due città si differenziavano per fama.
In balcone mi accesi una sigaretta, ammirando da lì la vista che avevo davanti. Vedevo l'enorme distesa di mare, il verde della vegetazione, il colore limpido dell'acqua che si infrangeva sugli scogli.
Chiesi alla mia ragazza se avesse qualche informazione da darmi in merito a quella città che nominava sempre, e lei iniziò con uno dei suoi monologhi:
"È il mio posto nel mondo. Qui la natura ti parla. Io penso che sia un paradiso terrestre, in generale tutto il Brasile per me è un posto magico, ed è speciale, per questo sono felice il doppio di essere qui con te. Voglio trasmetterti tutto il mio amore per te e per il Brasile. Tu mi hai reso la donna più felice del mondo quando hai detto di voler venire con me qui, non tornerei più."
Concluse quel logorroico discorso davvero dolce. Non potevo fare a meno di risponderle nel modo in cui meritava
"Ed io sono felice di noi così intime, di te che ti apri con me, che mi fai vedere i tuoi posti preferiti dove lasciare nuovi ricordi con me. Però promettimi una cosa."
"Dimmi, scricciolo." Lei si avvicinò a me, prendendomi le mani.
"Promettimi che non dimenticherai mai le emozioni che hai provato stando qui con me."
Lei annuì, "Te lo prometto, non potrei mai dimenticarle neanche volendo."
Disse mentre mi accarezzava le guance.
Continuai poi
"Quello che sto vivendo qui con te è indescrivibile, sono i giorni più belli della mia vita. Quando le cose andranno male, promettimi che non ti dimenticherai di queste mie parole e che soprattutto ti amo e ti ho amato probabilmente dal primo giorno in cui ti ho visto."
Stavo piangendo, perché non riuscivo più a trattenere l'angoscia e la paura del futuro.
"Sei negativa, perché?" Mi chiese mentre mi toglieva qualche lacrima che mi legava il volto.
"Niente, ho solo paura per il nostro futuro, sai come sono paranoica."
Ricacciai indietro le lacrime, pensando che forse stavo ingigantendo troppo la situazione. Non sarebbe stato difficile tenere il rapporto segreto e duraturo, giusto?
"Allora che mi farai vedere di questa città?" Le chiesi per cambiare argomento.
"Dopo pranzo andiamo a Pelourinho: è il quartiere storico, il “cuore” della città."
**
Quel posto era davvero magnifico, era un mix assurdo di colori che si sposavano alla perfezione tra loro. Da un lato della strada alcuni palazzi passavano dal blu profondo al verde chiaro, poi c'erano tratti di arancione e rosso, di rosa.
In cima alla salita si ergeva una chiesa, tinta di un azzurro chiaro, col campanile invece più scuro.
"È bellissimo Gà" le dissi estasiata.
Poi continuammo a camminare e Gaia mi portó in un terrazzo, da cui si poteva ammirare l'oceano tinto in lontananza di blu, mentre in vicinanza era di un verde azzurro stupendo.
"Adesso capisco perché scrivi così tanto del Brasile nelle tue canzoni."
E come poteva non farlo? Era tutto stupendo. Aveva paesaggi da cartolina e c'era l'imbarazzo della scelta su cosa visitare prima.
"Bahia la amo, è per questo che ho insistito per fartela vedere." Disse lei, guardandomi.
"I tuoi fan invece la odiano, visto che li hai obbligati ad ascoltare Coco Chanel giorno e notte." La presi in giro.
Gaia prese il telefono, scattò una foto al panorama e mise la storia con 'La amereste pure voi.'
Sicuro che l'avrebbero amata.
**
Qualche ora dopo, Gaia mi portó in un quartiere che era la punta della penisola e qui il tempo passó con noi mano nella mano a camminare per il lungomare.
Ci fermammo in un locale perché la ragazza dagli occhi oceano voleva farmi assaggiare qualche altro piatto tipico del posto. E anche sul cibo il Brasile non mi deluse mai.
Il pomeriggio tardi eravamo al Faro, il punto più estremo di quel quartiere.
"Da qui si vede il sole sia sorgere che tramontare. È tra i posti più famosi del Brasile." Spiegò lei
"Impagabile Gaia Gozzi che mi porta a vedere il tramonto nel suo posto preferito. Sei una sottona."
"Dovevo recuperare tutto il tempo in cui tu lo sei stata a mia insaputa, quando ero ancora in casetta."
"Tipo quando?" Le chiesi curiosa.
"Tipo ogni storia per me che cantavo, i like ai post nostri, quando parlavi di me, quando hai insultato il giornalista che mi ha detto che ero vestita male. E dovrei nominare la diretta che hai fatto dopo la perfomance di Chega?"
"No, non la nominare grazie." Le risposi sentendomi già in imbarazzo.
"È stato molto appagante vederti tutta rossa e non l'hai nascosto neanche un po'." Continuava a pressare lei.
"Come facevo a trattenermi con te che ti muovevi in quel modo..." Dissi, ridendo e probabilmente ero già rossa come quel giorno.
"Vorrà dire che più tardi ti farò una performance privata." Mi sussurrò lei all'orecchio, facendomi venire i brividi in tutto il corpo.
"Non vedo l'ora allora." Le dissi dandole un bacio, mentre il sole tramontava e il cielo si tingeva di quei colori tipici.
Il tramonto è fatto di attimi, può sembrare che duri tanto, ma muta ogni secondo e ogni secondo ha il suo colore e la sua luce.
E così dal cielo azzurro spuntarono dei raggi arancioni che, attraverso le poche nuvole, illuminavano tutto il paesaggio.
Poi toccò al rosso intenso che piano piano lasciò il suo posto ad un rosa debole. E il sole, nel suo ultimo attimo, scomparve dietro l'orizzonte, col cielo che adesso era più scuro.
"È tutto perfetto bibbi" le dissi, prendendole le mani.
"Tu lo sei." Rispose la sottona e io le sorrisi dolcemente.
Che tenera che era.
**
Per la sera, Gaia aveva proposto di andare a cena fuori in uno dei suoi ristoranti preferiti, per farmi assaggiare un'ultima volta una cena tipica brasiliana.
Così, dopo un breve break in Hotel per prepararci, eravamo già pronte per la nostra ultima serata in Brasile.
Gaia scelse un ristorante piuttosto carino, molto accogliente e con una luce calda.
Alla lista dei piatti tipici brasiliani ancora mancava il Churrasco, una grigliata di carne mista, e fu proprio questo che ordinai, sotto consiglio di Gaia.
La serata passò così, ad ingozzarci di cibo tipico e frutta esotica fino a quando non avevamo più neanche la forza per respirare.
"Dai almeno dividiamo" disse lei, per il conto da pagare.
"Col cazzo, stai ferma e pago io." Dissi categorica. "Ringrazia che non sia uscito ancora il mio album, altrimenti avrei già sfondato e avremmo viaggiato col jet privato"
"Quanti film che ti fai." Rideva lei, poi riprese "e dai paga, che poi ti porto a ballare."
"Come scusa?!"
"Samba" disse lei con accento brasiliano.
"Sì, ti guarderò."
*
Mezz'ora dopo eravamo sulla pista di un locale prettamente di ballo latino-americano, con Gaia al settimo cielo che mi spiegava i passi basilari di quella danza a me ignota.
"Dai, fai così" mi prese per i fianchi e iniziò a muovermi. Il problema era che se guardavo lei, mi confondevo ancora di più perché si muoveva TROPPO velocemente.
La serata in quel locale passó tra mille risate nostre, lei che mi prendeva in giro per la mia incapacità di muovermi, e io che mi sentivo troppo ridicola a stare in pista.
Non sapevo ballare ma la mia fidanzata é pur sempre metà-brasiliana, perciò era mio dovere sforzarmi per imparare qualcosa.
Con il mood a mille, decidemmo di tornare in hotel, dove avremmo passato l'ultima notte.
Una volta in stanza accesi la luce, togliendo il giubbino.
Tolsi le scarpe e nello stesso secondo la luce si spense.
Nello stesso istante venni catapultata sul letto. "Ma che cazz"
"Shhh, rilassati. Ti ho promesso la performance."  Disse Gaia, mordendo il lobo del mio orecchio.
Poi scese sul mio collo, mordendolo e succhiando pezzi di carne.
Arrivò alle mia labbra, dove collaborai per un bacio famelico e intenso.
La toccai ovunque, impaziente di farla mia.
"Piano, non rovinare il gioco." Sussurrò.
Improvvisamente si alzò da me e io sentii subito la mancanza del suo corpo sopra il mio.
Accese la luce in bagno, socchiudendo un po' la porta, così da lasciare penombra nella stanza principale.
Tornò da me e iniziò a cantare 'Chega' nel modo più sensuale possibile.
Fece delle mosse di ballo con la sedia, proprio come fu per la finale di Amici, aprí le gambe, poi le chiuse.
Sicuramente non era vestita come il giorno dell'esibizione ma anche così andava più che bene.
Si passò una mano in tutto il corpo, soffermandosi più del dovuto sulle sue meravigliose curve, non distolse mai lo sguardo da me.
Si morse il labbro, facendo roteare il bacino a ritmo della sua canzone.
Io cercavo nel mentre di trattenere i miei istinti più carnali, restando ferma come mi aveva chiesto lei.
"Sei meravigliosa." Le dissi, completamente persa in quei movimenti.
Venne verso di me, e si mise a cavalcioni sopra di me.
Le presi i fianchi, cercando di sollevarle la maglietta ma lei mi prese le mani e le bloccò tra le sue.
"Non ho ancora finito, stai ferma o mi fermo io." Mi rimproveró seria.
Si alzò e andò verso la sua valigia, lasciandomi lì sofferente.
Tornò con qualcosa nelle mani che vidi essere.. una corda.
Deglutii, immaginandomi tutti gli scenari possibili.
"Non fare quello che sto pensando." Le dissi scioccata.
"Rilassati, ti piacerà." Mi disse.
Si avvicinò e mi tolse la maglietta con anche il reggiseno.
Gaia Gozzi che mi legava, neanche nei miei migliori sogni erotici.
Le diedi retta, 'mi apro a nuovi orizzonti' pensai.
Se non fossi stata incredibilmente eccitata, avrei riso per quella situazione.
Gaia tornò sopra di me e
iniziò a passare le sue labbra letteralmente ovunque.
Si concentrò sui miei due capezzoli fino allo sfinimento, con io che stavo impazzendo per non poterla toccare.
Scese verso l'addome, lasciando il suo marchio ovunque.
"Ga.ia. vai giù" le dissi completamente insofferente.
La stronza, con tutta la calma del mondo, arrivò finalmente al punto che volevo e lì mi sbottonó i pantaloni.
Me li tolse piano, continuando la sua tremenda tortura.
Alternava morsi e baci umidi al mio interno coscia. Con la mano toccava il mio punto sensibile attraverso gli slip, non dandomi piano piacere.
"Toglili." La pregai.
"Sei bellissima." Mi disse lei, guardandomi negli occhi nel mentre che mi toccava ovunque.
Respirai pesantemente, perdendo quel briciolo della buona ragione che mi era rimasta.
Li tolse e presi un sospiro profondo.
Soffió alla mia apertura, la sfiorava e la baciava.
"Ti prego."
Così, finalmente passò la sua lingua nel mio punto più sensibile e mi penetrò prepotentemente.
A quel punto ero già molto sensibile, colpa dello spettacolo privato e di quella improvvisazione di 50 sfumature.
Così, non ci misi molto a venire, urlando il suo nome varie volte.
Mi sentivo senza energie e in preda agli spasmi, con Gaia soddisfatta e con uno sguardo di lussuria totale.
Chiusi gli occhi, cercando di regolarizzare il respiro.
Venni liberata finalmente dalle corde e Gaia mi abbracciò.
"Sei bellissima quando perdi il controllo così." Mi disse, dandomi dei baci sulla guancia.
Poi si alzò, non volendo proseguire oltre e si andò a fare una doccia.
Io invece, in pochi secondi mi addormentai.

Ciao a tutti!! Volevo precisare che i nomi delle 'comparse' sono puramente inventati e non sono persone reali.
Spero che la storia vi stia piacendo e scusatemi se ci sono alcune imprecisioni sui luoghi.

E mi ricordo un po' di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora