Capitolo Tredici: Urto

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July aveva preparato una cena fantastica. Cucinava di rado, ma quando si metteva ai fornelli era un bomba. Il sindaco Coldorf rimase stupito per il suo riso al curry. Poiché la qualità dell'ospite era molto raffinata, mia zia tirò fuori il vecchio servizio di porcellana dalla credenza ed una bottiglia di buon vino francese. Mike non faceva altro che scherzare riguardo alle sue segretarie, giocando sui nomi e suoi ruoli. Io mi limitavo a ridere ogni tanto e fissando il volto severo di Dante. Non gli piaceva la presenza del sindaco al suo stesso tavolo e questo sentimento era contraccambiato. Mike continuava a mangiare il cibo a cucchiaiate davanti a me, ogni tanto beveva un goccio d'acqua per bagnarsi la gola.
C'era però qualcosa che mi insospettiva nel sindaco, nel suo sguardo, era come se avesse voglia di manipolarti, di non farti vedere le proprie emozioni in modo da poterti attaccare. In poche parole: Mike non mi convinceva affatto. Aveva raccontato frottole su sua figlia, figuriamoci che cosa avrebbe potuto fare per altri motivi.
<<Allora>>, esclamò July alzandosi dalla sedia, <<chi vuole il secondo?>>
Il sindaco alzò la mano con fare infantile <<Io, io, io>>, disse.
Mia zia rise ed aprì il forno tirando fuori un piatto con sopra del polpettone.
<<Preparato con una ricetta speciale>>, disse mentre lo posava sul tavolo, <<Aria, ne vuoi un po'? Ultimamente ti vedo molto dimagrita >>, mi chiese.
Feci no con la testa. <<Magari Dante ne vorrà un pochino>>, suggerii.
Era rimasto in silenzio per tutta la sera. <<Un pezzetto piccolo, sì>>, disse con voce rauca.
Sorrise un poco e io con lui. Gli strinsi la mano sotto il tavolo.
<<Dante, ma che bel nome>>, si congratulò il sindaco Mike, <<C'è uno scrittore famoso di nome Dante, egli descrisse come nessun altro l'inferno e i suoi dannati, suddividendolo in gironi tanto più strazianti quanto più grave era il peccato commesso in vita >>.
Rise freddamente ed ebbi un brivido. <<So chi è Dante Alighieri, sindaco Coldorf, anche se la scuola di LandLake cade a pezzi e lei si occupa solamente di preservare i pini, il livello di istruzione è ancora ottimale>>, attaccò sarcastico.
July mi rivolse uno sguardo preoccupato ed io aumentai la presa sotto il tavolo. Un'altra lite non sarebbe servita a nulla, sopratutto in quel momento e in quella casa.
<<Voi giovani>>, si versò un goccio di vino nel bicchiere, <<sempre a caccia di opinioni o di nuove lotte, ma se al mondo esistono gli adulti che hanno il compito di governare, perché mai dovreste immischiarvi in affari troppo complicati per le vostre menti ancore acerbe?>> con un gesto secco bevve il liquido rosso.
Dante chinò la testa a sinistra e rimase in silenzio tenendo per sé la risposta sferzante che aveva preparato per il sindaco Coldorf. <<Quali sono le prossime attività a LandLake, signor Coldorf?>> chiese con un tono finto e calmo.
Mike tagliò un pezzo di polpettone e se lo infilò in bocca assaporando il piatto.
<<Nessuna>>, rispose una volta aver ingoiato la pietanza, <<tra poco ci sarà la Cruise Bell>>.
<<Cos'è la Cruise Bell?>> domandai velocemente.
Gli occhi del sindaco piombarono su di me seguiti da una risata fragorosa. <<É un evento importante a LandLake, si tiene una volta l'anno. In pratica il battello che collega la città alla terra ferma viene addobbato con sfarzosi festoni ed una sua sala viene completamente rivestita con stoffe e decorazioni raffinate in modo da destinarla a banchetti e balli cerimoniali per la classe sociale più elevata del posto. Il traghetto fa il giro completo dell'isolotto, se così si può chiamare, per tutta la notte a suon di musica classica e danze maestose>>.
<<In pratica i ricconi di LandLake si sfidano nella loro gloriosa caccia al potere>>, disse Dante.
Mike fece spallucce. <<Non proprio, si tratta più che altro di un evento mondano>>, mangiò un altro pezzo di carne, <<purtroppo la nostra città non brilla per eleganza e maestosità, aggiungerne un tocco di tanto in tanto non è che un piccolo mezzo per rendere questa situazione più gradevole>>, spiegò.
Dante fece cadere le posate violentemente sul tavolo facendole tintinnare, July fece un scatto sorpresa dal rumore violento. <<Allora perché non invita anche chi non si può permettere una Lamborghini al mese? Perché non invita i Del Cardo o i Prism?>>, si portò le mani al petto e indietreggiò con la schiena incontrando lo schienale della sedia, io ascoltavo questa discussione in silenzio tenendo la sua mano stretta il più possibile nella mia .<<Non capisco perché non invita anche queste persone. Non che mi importi di partecipare a una copia venuta male di qualche film di Nelson Stix, dove ci sono cerimonie e banchetti con 8 tipi di forchette ed il fazzoletto va usato solamente una volta>>, continuò, la voce era alta.
Il volto di July era pieno di rammarico per la discussione, mentre il sindaco Mike non faceva altro che mantenere un sorriso accattivante. <<Grandioso>>, mormorò.
<<Credo che Dante sia teso per la partita di domani>>, mentii per calmare le acque.
Mollai la presa di colpo quando gli occhi del sindaco puntarono il mio braccio nascosto sotto il tavolo, abbassò il capo dubbioso con gli occhi pieni di domande e odio. Non lo sopportavo!
July si era impegnata per questa cena, con o senza la presenza di Dante. Ci teneva a far una buona figura con il sindaco. In rari momenti mi confessava il suo amore per lui e questo mi rendeva triste.
Non potevo controllare le reazione emotive che Dante aveva nei confronti di Mike.<<Comunque>>, disse il sindaco con l'intento di bloccare la discussione, <<sarei molto felice che partecipassi anche tu, Aria. Durante gli anni Alaska si è sentita spesso sola in queste cerimonie così eleganti, mi farebbe piacere che almeno per una volta una sua amica le tenesse compagnia>>, il tono era basso.
Diedi un leggera occhiata a Dante e poi sorrisi verso il sindaco. <<Mi farebbe piacere, anche se credo che Ali si poterà dietro la sua ragazza, Kim Prism, ma, ripeto, mi farebbe molto piacere partecipare ad un evento simile>>, confessai con voce affabile.
July continuava a mangiare nel più completo silenzio, un leggera sfumatura di sollievo si accese sul suo volto impaurito. <<E' un evento bellissimo, non ti pentirai di nulla>>, se ne uscì lei.
I piatti si svuotarono alla svelta sotto gli occhi famelici degli ospiti, dopo i complimenti alla cuoca e un silenzio continuo da parte di Dante, sembrava che questa cena avesse preso una piega diversa, meno turbolenta. Il dolce era un budino al cioccolato e cocco, preparato con una ricetta trovata su internet. Anche questa pietanza sparì velocemente grazie al suo ottimo sapore.
<<Mi dispiace che il tuo ragazzo mi odi, Aria. Io nutro una profonda stima per i giovani>>, chiarì Mike. Dante non faceva altro che fissare il piatto vuoto nel suo più totale silenzio, era rigido dalla testa in giù, sotto il tavolo vedevo il suo pugno stretto e contratto. Mi preoccupai un pochino, e mi interrogai sul perché tra i due ci fosse questa...rivalità.
<<Lo so>>, risposi cercando di sembrare il più possibile tenera e premurosa. <<Avendo una figlia della nostra età, di sicuro si impegnerà appieno per spronare al meglio i giovani di questa città. Come ho detto, Dante è preoccupato per la partita di domani, di solito è meno scorbutico >>.
<<Wow che fortuna>>, disse sarcastica July.
Le rivolsi un occhiata preoccupata. <<Ad ogni modo, ho gradito molto la sua presenza qui, signor Coldorf, credo che possa scusare Dante per l'atteggiamento che ha avuto in questa serata>>, spiegai.
<<Naturalmente>>, tagliò corto velocemente. <<É rimasto ancora un pezzo di quell'ottimo polpettone ?>>, chiese a July senza togliermi gli occhi di dosso.
<<Certo Mike, accendi il gas e scaldalo perché credo si sia raffreddato>>.
Il sindaco si alzò velocemente facendo strisciare la sedia sul pavimento, una volta che si fu voltato di spalle, presi la mano di Dante e lo accarezzai sotto lo sguardo esasperato di July.
Solo in quel momento realizzai che Dante non poteva vedere il fuoco e che la presenza di un Dragonter dentro casa di certo non sarebbe stata la miglior mossa per calmare July.
<<Oops>>, mormorò Mike davanti al piano cottura, <<Non funziona il gas>>, si girò lentamente.
Zia si portò le mani alla bocca per coprirla. <<Oh mio dio, deve essere quel guasto segnalato dalla vicina qui di fronte, per fortuna ho un pacchetto di fiammiferi>>.
Il volto del ragazzo italiano sbiancò di colpo al suono di quel nome, così strinse gli occhi impaurito da quello che sarebbe potuto succedere. La sua stretta aumentò vertiginosamente.
July aprì un credenza e diede il pacchetto a Mike che notò subito il comportamento di Dante.
<<Che succede al tuo ragazzo Aria? Ha paura del fuoco?>> domandò lui con tono accusatorio.
<<No, è solo che dopo l'incidente non è facile per lui>>, dissi portando il capo di Dante sulla mia spalla. July non approverà mai la mia relazione con un presunto piromane.
Fregandosene di ciò che avevo appena detto, aprì il pacchetto e tirò fuori un cerino che, con uno scatto sul dorso della scatola, subito prese fuoco. L'atteggiamento del sindaco in quel momento faceva trasparire una certa cattiveria, era come se volesse smascherare Dante riguardo l'incendio a New York; probabilmente aveva pensato che mettendolo alle strette, sarebbe stato più facile farsi dire la verità. Ma il suo era un segreto che andava portato nella tomba.
<<Ho letto su internet che i piromani adorano il fuoco>>, raccontò spegnendo il cerino con un soffio violento. <<Credono che una fiamma valga più del loro onore o più del loro stesso Dio>>.
Tutti in questa città sapevano che Dante aveva dato fuoco a una parte della foresta di Raldelc passando per un presunto pazzo incendiario. Strano che il commissariato di Manatthan non si fosse informato sul suo presunto attacco piromane avvenuto qualche anno prima. Fu la stessa July mesi prima a raccomandarmi di non frequentare gente come i Del Cardo perché la loro famiglia era piena di misteri da spiegare. Mike accese nuovamente un altro fiammifero come se volesse istigarlo.
July continuava a fissare la scena con fare interrogatorio.
<<Potrebbe per favore farla finita? >> chiesi tranquillamente. <<Crede che far vedere ad un piromane una fiamma lo faccia stare meglio? Come si sentirebbe un ex drogato vedendo un fiala di eroina davanti ai suoi occhi? Bene?!>>
Per un attimo mi pentii di aver detto quelle cose, ma Dante sapeva che non pensavo che fosse un piromane, lui era un Dragonter, tutto qua.
<<Ok>>, disse solamente spegnendo il fiammifero.
Presi Dante per un braccio e lo sollevai dalla sedia portandolo in camera mia, aveva un atteggiamento da moribondo, come se fosse morto dentro. Continuava a fissare un punto a vuoto in silenzio. Non riuscivo a togliermi dalla mente lo sguardo accusatorio e maligno che aveva Mike Coldorf mentre accendeva il fiammifero, era come se lo stesse facendo apposta. Voleva scoprire se fosse stato Dante ad appiccare l'incendio al MET e quello era l'unico modo per capirlo.
Mi fece strano vederlo nella mia camera, cercai di farlo sedere sul mio comodo e candido letto.
<<Dante, tranquillo>>, mormorai accarezzandogli il viso.
Il viso era pallido, perso. <<Sicura di voler restare ancora con me?>> disse con tono afono.
Rabbrividii di colpo. <<Certo, perché dici questo?>>
<<Vuoi davvero avere un ragazzo come me? Non parlo della lite con il sindaco, lo odio per quello che ha fatto alla mia famiglia e che tenta di nascondere con le sue menzogne>>, cambiò espressione di colpo. <<Dante certo che voglio stare con te>>, gli diedi un bacio dolce per farlo calmare.
Feci per sedermi e stringermi forte a lui. <<Non importa del sindaco, parlerò con July e si risolverà tutto. Fidati di me>>, suggerii. Sapevo che July non avrebbe mai approvato una cosa del genere, ma adesso l'unica mia preoccupazione era quella di far riprendere Dante dall'accaduto. Il fatto che lui fosse un Dragonter andava a gravare molto sulla mia vita e questo lui lo sapeva, per questo era sconvolto. Ok, non avremmo avuto mai una vita normale, perfetta o classica, ma a chi importava? Sarei stata al fianco si colui che amavo e il resto del mondo poteva benissimo andare al diavolo. Sentii dei rumori salire le scale e la porta della mia camera si aprì di colpo.
<<Aria, posso parlare con te in privato?>> mi domandò severa July.
Annuii, lasciando Dante immerso nelle sue riflessioni personali sul letto. Appena fuori, mia zia mi trascinò dentro la sua camera con un fare frettoloso ed ostile.
<<Ti rendi conto di chi stai frequentando?>> sussurrò per non farsi sentire.
Feci spallucce. <<E allora?>> risposi secca.
Lei sbuffò. <<E' un piromane Aria, non credo che sarebbe saggio stare con lui>>, sentenziò.
<<Io mi fido>>.
<<Io no, se non posso nemmeno accedere i fornelli!>> dichiarò violentemente.
Avrei voluto rivolgerle parole perfide, come ad esempio dirle che lei non era mia madre e che io avrei potuto comportarmi come volevo. Cercai tuttavia di rimanere in silenzio, aspettando che una risposta migliore e più educata si palesasse nella mia mente.
<<July, devi fidarti di me. Sono una ragazza con furba>>, le afferrai le spalle con un fare convincente. <<Dante non ha una bella reputazione qui a LandLake, ma di lui posso fidarmi. Ti racconterò tutto dopo che il signor Coldorf se ne sarà andato, ok?>>, promisi per rassicurarla.
Mi fece un sorriso per farmi capire che andava bene, naturalmente non avrei rivelato nulla riguardo sirene, demoni e Dragonter, ma avrei raccontato l'episodio di Dante nella foresta e la sua permanenza al manicomio di LandLake.
Quando tornai in camera, lasciando tornare July da Mike, trovai Dante nella stessa posizione in cui l'avevo lasciato, solamente che aveva un volto più rilassato di prima.
<<Ti sei ripreso?>>
Sorrise in modo buffo. <<Scusami se sono caduto in trans, mi succede spesso>>, mi prese la mano con un movimento lento, <<É solo che avrei voluto farti avere una relazione normale. Il sindaco Coldfor è uno stronzo e su questo non ci piove, ma tu dovresti iniziare a pensare se sia saggio o meno continuare a stare con me, Aria. Tutta LandLake crede che io sia un piromane assassino. Anche i tuoi amici credono questo, che io abbia dato fuoco a quella danna foresta, ma tu>>, si avvicinò al mio volto respirando affannosamente, <<tu mi capisci, tu mi comprendi, tu mi vivi>>.
Nel silenzio di quella notte, un bacio pose fine a quella faticosa, intensa ed allo stesso tempo meravigliosa giornata della mia vita. Solamente allora mi ricordai che, quella mattina, ero stata brutalmente attaccata da un Mutaforma il cui scopo era quello di ucciderci tutti. Era strano il modo in cui le vicende misteriose e pericolose si infiltrassero subdolamente e rapidamente dentro la mia vita privata. Sentii qualcosa vibrare nella tasca e tirai fuori il telefono.
Lessi il numero di Rey. <<Pronto>>, risposi voltandomi di spalle verso Dante.
<<Aria, devi venire subito qui>>, il suo tono di voce era accorato, impaurito.
Deglutii pesantemente. <<Che succede Rey?>>
<<Tu vieni e basta, ti invio l'indirizzo per telefono>>.
<<Ok, però dimmi almeno di che si tratta>>, dissi velocemente prima che provasse a chiudere la chiamata. Dante si alzò in piedi e vide il mio volto preoccupato.
<<Si tratta di Alaska>>.
Fuggii facilmente da casa con la scusa di dover riportare Dante in tempo per il coprifuoco. Lui continuava a chiedermi che cosa volesse Rey, ma io rispondevo sempre la stessa cosa: non lo so.
Mentre guidava, gli tenevo la mano teneramente. Aveva insisto per accompagnarmi, non era saggio girare di notte con un Mutaforma alle calcagna. Si era ripreso del tutto dopo la discussione avvenuta con il sindaco Coldorf, era tornato il classico Dante di sempre.
L'indirizzo di Rey ci portò in una parte sperduta della città. Arrivammo a ridosso di un piccolo locale racchiuso dentro uno spazio quadrato illuminato da una violenta luce al neon rosa.
Al fianco di questo c'era un parcheggio pieno di moto e di macchine.
Una volta scesa dall'auto, scorsi una figura venirmi in contro.
<<Rey>>, mormorai. Sentii Dante raggiungermi.
<<Non c'è tempo per parlare, avrete ogni risposta vedendo questa cosa>>, non riuscivo a vedere bene il suo volto, ma dal suo tono di voce si percepiva che era spaventato. Il buio era onnipresente intorno a noi, le tenebre di una notte gravida di terrore ci avvolgevano lasciandoci immobili al nostro destino. Annui nel mio silenzio e seguii Rey dentro quel losco postaccio.
In quell'oscurità sentii d'un tratto prendermi la mano da Dante, come per assicurarmi che sarebbe andato tutto bene. Passammo attraverso una porta con dei lustrini appesi, superata una guardia rigida sul suo posto, scendemmo delle scale.
Le luci rosa e blu erano così soffuse da non far vedere con esattezza gli scalini, davanti a me avevo le spalle di Rey pronte a difendermi.
Ma non c'era ancora niente per cui dovessero difendermi
Nel locale non si vedeva nulla, ma dei proiettori bianco latte erano puntati su un palco dove vi erano dei pali argentei appesi al soffitto. Sotto di esso erano posizionate un paio poltrone rosse per vedere la scena. Una musica sensuale e coinvolgente echeggiava nell'aria. Feci qualche passo per poi capire dove mi trovassi realmente: ero in un locale di spogliarelliste, solo che non era chiaro il motivo per cui io fossi lì. O il motivo per cui Rey fosse qui.
All'angolo più vicino vidi una figura muoversi aggraziata, teneva stretto il palo con una mano mentre muoveva sinuosamente le anche a ritmo di quella melodia trasgressiva. Pian piano scese giù toccando quasi terra e, al momento del ritornello, si alzò di scatto leccando con la lingua la parte del palo che reggeva tra le mani. Gli uomini seduti si alzavano di tanto in tanto per infilare qualche banconota verde nel suo vestito. Per un secondo il fatto che Dante fosse qui mi rese gelosa, ma poi riuscii a vedere meglio la ragazza che ballava in quella maniera: era Alaska.
Solamente che portava una parrucca bionda per non farsi riconoscere.
<<Devi ammettere però>>, mi sussurrò Dante nell'orecchio, <<che ci sa fare>>, finì di dire.
Perché era lì? Di solito queste cose le fa una ragazza con problemi economici in famiglia o con qualche altro tipo di trauma. Ali piegò le gambe e fece strusciare il suo seno contro il suolo alzandosi di scatto. Dire che fosse vestita era troppo. Portava un top e delle mutande rosso fuoco.
<<Vi interessa Janet? Oggi è il suo primo giorno e già sta facendo più soldi di tutte>>, un cameriere quasi completamente nudo e con i soli genitali coperti da un perizoma maschile si era avvicinato a noi. Ero fortemente imbarazzate nel trovarmi lì.
A passi decisi arrivai sotto la sua postazione e lei, quando mi vide, mi fece un sorriso malizioso. <<Alaska cosa cazzo fai qui!?>> cercai di alzare il tono di voce, dato che la musica era un tantino forte all'intero dell'abitacolo privo di luce.
Fece finta di non sentirmi, chiuse gli occhi e continuò a ballare. Salii di scatto sul quel piccolo rialzo e la scossi dalle spalle urlandole di starmi a sentire.
Quando finalmente spalancò le palpebre, notai che i suoi occhi erano completamente neri. Si fermò di colpo e cadde a terra, come se fosse senza vita. La musica si spense di scatto, lasciando entrare il silenzio dentro quella sala buia. Tutti i presenti fecero la stessa fine, stesi al suolo senza che potessero muovere alcuna parte del loro corpo.
Mi girai verso Dante e Rey con il volto pieno di domande, scesi dal piedistallo e andai verso di loro. <<Cosa sta succedendo?>> chiesi impaurita.
Silenzio nelle loro bocche, silenzio nei loro sguardi dubbiosi.
<<Rey, come hai fatto ha trovare Alaska qui?>>, domandai nuovamente.
Mi fissò. <<Mi aveva chiamato chiedendomi di venirla a prendere qui ma non sapevo che tipo di posto fosse in realtà>>, mi rispose con voce tremante.
Girai i tacchi e mi diressi verso il corpo disteso di Alaska, poi tirai fuori il telefono dalla tasca e composi il suo numero. Tutta questa faccenda aveva un non so che di misterioso.
Squillava e sperai con tutta me stessa che non rispondesse.
<<Pronto Aria?>> dall'altra capo del telefono rispose la voce della vera Alaska.
Ebbi un brivido lungo la schiena. <<Ali stai bene?>>
<<Certo perché?>> Non dissi nulla, rimasi in quell'acuto stato di dolore.
Chiusi la chiamata e corsi verso i corpi dei miei accompagnatori.
<<Dobbiamo andarcene da qui>>, dissi senza dare spiegazioni.
<<Perché? Dobbiamo aiutare Alaska>>, sopraggiunse Dante.
Mi passai nervosa una mano tra i capelli. <<Quella non è Alaska, qualcuno ci ha ingannato>>.
Detto ciò sentii un battito di mani dietro alle mie spalle e mi voltai con l'immagine dello sguardo di Dante diretto verso quella fonte di rumore. Un uomo sulla trentina ci applaudiva dal palco centrale. Aveva un vestito color carta da zucchero molto elegante. I capelli rossi disordinati gli cadevano sul volto chiaro. Mi sembrava di averlo già visto.
<<Siete stati lenti ma bravi, siete stati pensierosi ma formidabili>>, la voce era calda.<<Mi piace vedere le persone che si spremono le meningi per capire cosa gli stia succedendo intorno. Anche se, tutto quello che hanno attorno, potrebbe essere solo un teatro mentale>>.
Feci qualche passo indietro. <<Chi sei?>>
<<Ma sei proprio testarda Aria, ti ho ripetuto questa cosa già una volta: i Mutaforma non hanno nomi, mia cara. Anche se il nome di questo demone mi piace molto. Credo si chiamasse Jaul o Jael, strano che io non me lo ricordi>>, rise freddamente.
Era ovvio. Ci aveva attirato con l'inganno sfruttando i nostri veri sentimenti riguardo l'aiutare le persone che amiamo, in quel caso Alaska. Aveva architettato tutta questa scenetta del Night Club solamente per confonderci e farci addentrare nella sua vera trappola. Dante balzò di fronte a me pronto a difendermi per ogni eventuale attacco, Rey fece lo stesso.
<<I protettori dell'umana. Peccato che siate creature mistiche e che io non possa usare il potere di questo demone con voi>>, accusò se stesso e si passò una mano tra il ciuffo rosso per sistemarlo.Non sapevamo come fare, anche se eravamo in maggioranza ci aveva preso alla sprovvista. Vedevo la mano di Rey tremare a causa di quello che aveva davanti agli occhi.
<<Che demone sei?>> chiese Dante con voce roca.
Il Mutaforma fece una risata fragorosa. <<Pensate davvero di essere in un squallido Night Club? Con luci e spogliarelliste doc solamente per voi? Pensate davvero che questo posto esiste o piuttosto credete che sia solamente un illusione? Amo la parola illusione, distrugge tutto. Un'illusione lavorativa, amorosa, un'illusione sentimentale. Se ne avessi avuto voglia, avrei potuto farvi trovare già morti sotto il lago. Ma ho bisogno dei tuoi poteri, Dragonter, e ho anche bisogni dei tuoi, Skyler>>, puntò un dito in alto. <<Sono un demone delle illusioni>>, tagliò corto. Subito tutto intorno a noi sparì, ci ritrovammo in quello che era una piazzale deserto, senza vita e spoglio nella notte. Continuavamo a guardarci per vedere quello di cui era stato capace. Di colpo sentii un ringhio e Dante partì all'attacco contro il Mutaforma.
Intanto il vento cominciava a diventare più violento sui nostri corpi, il che significa che Rey si stava preparando a fare qualcosa. Il mio ragazzo era abile con il combattimento corpo a corpo e il Mutaforma era in netto svantaggio, dato che le illusioni non funzionavano con le creature mistiche. Dante prese il suo corpo dalla cinghia dei pantaloni e lo lanciò in aria.
<<REY COLPISCILO!>> tuonò.
Detto ciò, Rey strinse il pugno e tutto il vento convogliò verso di lui, fece per alzarlo, come se dovesse lanciare un palla, e colpì in pieno il nemico facendolo atterrare con un rumoroso tonfo.
Lanciai un sospiro di sollievo quando vidi che eravamo in netto vantaggio. Dante corse per vedere se fosse ancora vivo. Feci qualche passo in avanti e allungai il collo.
<<Credi davvero di essere qui, Aria?>> disse una voce nella mia testa.
Era la stessa voce del Mutaforma. <<Credi davvero di stare osservando una scena reale? E se fossi al centro di un illusione bella e buona?>>
Le sue parole nascevano come un sussurro violento e fugace. <<Puoi trovarti ovunque. Puoi trovarti ancora in camera tua e tutto quello che stai vedendo non è mai esistito>>.
Mi inginocchiai e portai le mani alla nuca. <<Esci subito di qui>>, ordinai.
Dante e Rey erano convinti di stare uccidendo il giusto essere, ma si sbagliavano.
Lui era dentro la mia testa.
<<E chi ti dice che io sia dentro di te?>> mi rispose lui. <<Io sono ovunque>>.
Lanciai un urlo di terrore ed ebbi subito l'attenzione dei miei due difensori che corsero verso di me. <<Aria>>, disse Dante toccandomi il volto, <<Aria che succede?>>
Feci un lungo respiro. <<É dentro di me, è dentro la mia testa, Dante. Mi dice che tutto quello che sto vedendo è un'illusione>>, mormorai.
Il vento cominciò a calmarsi e intorno a noi regnò il silenzio.
<<Dante, il corpo del Mutaforma è scomparso>>, lo informò Rey con voce tremante.
<<Aspettami a casa di Alaska, chiamala e spiegale tutto quanto. Ci vediamo li>>, spiegò.
Pochi secondi dopo, sentii il rumore delle ruote strusciare sull'asfalto e capii che Rey non era più qui tra noi. Mi serviva la sua presenza, in parte era uno dei miei migliori amici.
<<Aria>>, sussurrò, <<Adesso ascolta la mia voce>>.
<<É tutta un'illusione mia cara>>, la parole del Mutaforma erano di ghiaccio.
<<Questa è la realtà>>.
<<Non è vero>>.
<<Questa è la realtà, Aria, tutto quello che senti e vedi è reale>>.
<<É così facile ingannarti>>.
Non sapevo chi ascoltare, da un lato c'era il Mutaforma e dall'altro la voce di Dante che mi salvava dal buio. Tutto diventò poi un silenzio vuoto, le parole del mio amato si sentivano appena. Ero scivolata nel mio limbo più profondo. Nell'assoluta convinzione che tutto fosse reale. In quel parcheggio dimenticato da Dio, lottavo per uscire da quell'illusione così concreta quanto malvagia. La voce di Dante si fece più forte e violenta, giurai di sentirlo singhiozzare.
<<Non lasciarmi ti prego>>.
Non ero più cosciente di quello che stesse facendo il mio corpo, potevo trovarmi distesa a terra o in piedi a correre sul posto. Non sapevo che cosa fare o come farlo. Non captavo più nulla e l'idea di spalancare gli occhi mi spaventava da morire. Morire. Era il termine esatto in quel momento. Sono morta qui, sono morta dentro, sono morta non sapendo cosa e dove fossi. A chi mancherò? Già vedo Dante sull'altare della chiesa di LandLake a spendere due parole per me, mentre il suo volto così bello si riga di lacrime e tristezza e le campane suonano la loro melodia melensa.
<<Aria, parla di qualcosa>>.
Vorrei dirti che ti amo Dante. Vorrei dirti che nel vuoto della mia vita ho trovato l'unica cosa capace di riempire tutto: te. E se anche questa fosse un illusione? Non il fatto che ti ami, è impossibile. Secondo me ti ho amato così tanto che ogni giorno bruciavo un pezzo di me inconsapevolmente. Nel tuo sorriso ho visto tutto quello di cui avevo bisogno. Ed era così piccolo, così minuscolo da nascondersi rapido nel mio cuore. Non esiste il giusto o sbagliato, esiste solamente l'amore.
L'amore è la risposta al male peggiore del mondo, solo l'amore ci salva.
Mi sono salvata da una madre rinchiusa in un ospedale psichiatrico, da un'infanzia travagliata e da una città piena di mistero. Ma tutto ciò è stato possibile solo grazie a te.
<<Rimani, non te ne andare>>.
Nel silenzio dei nostri problemi ci siamo raccontati i nostri segreti più profondi, a labbra serrate abbiamo cambiato la nostra parte peggiore per renderci più uniti.
Abbiamo rivoluzionato il mondo con l'ausilio dei nostri baci.
Nel calore del giorno, nel freddo della notte ci siamo amati.
E il tuo amore non lo cambierò mai con nessuno, Dante. Perché il tuo amore è vivo, ti si incastra nelle ossa e ti rende più forte.
Non mi hai solamente salvata, mi hai anche resa più forte.
Adesso non so se tutto questo sia un illusione, ma ti giuro, Dante, io ti amo.
Io ti amo, questa è larealtà.

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