Capitolo Diciannove: Morta

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C'era il sole quel giorno, un leggero vento faceva muovere i panni aggrappati al fil di ferro in giardino. Correvo per il prato verde indossando un costume color pesca, ogni tanto mi tuffavo in una piccola piscina gonfiabile urlando a mia madre di guardarmi. Era così bella! Aveva i capelli curati, il viso protetto da una crema solare e degli enormi occhiali neri.
<<Aria stai attenta a non prendere freddo>>, si raccomandò.
Sorrisi dolcemente. <<Ma mamma, oggi è una giornata fantastica!>> esclamai felice.
Fissavo la nostra casa, il nostro rifugio costruito con del legno scadente e dipinto di bianco per renderlo più carino. La nostra casa calda, squadrata, perfetta. Con il tubo verde schizzai l'acqua in alto creando una sorta di arcobaleno, ero così ingenua a quel tempo, credevo che il mondo si fermasse a qualche bambola ed a un cane carino. Una macchina nera si fermò nel nostro vialetto facendo scricchiolare la ghiaia, mia madre prese un asciugamano per coprirsi. Fissai il suo corpo mentre attraversava il portico fino a trovarsi un agente di polizia davanti agli occhi.
Da lontano, vidi il poliziotto esitare per un attimo chinando la testa a terra e quando si decise a parlare, mia madre lanciò un urlo che squarciò l'aria. Si chinò a terra aggrappandosi al braccio dell'agente. Guardai quella scena ancora per qualche secondo, prima di tornare in camera mia.
Mio padre non si era fermato ad uno stop; stava sicuramente cambiando musica alla radio, era così fissato per avere la canzone giusta nel momento giusto.
Non potevano renderci il corpo perché non ne era rimasto nulla, solo gelatina rossa mischiata al nero dell'asfalto. Era rimasto solo il suo ricordo, solo la speranza vuota della sua presenza.
<<Gesù si prende sempre gli angeli migliori>>, mi disse mia madre prima del funerale.
Eravamo in camera sua, portava un vestito nero come il mio, eravamo in lutto diceva. Avevo imparato che gli angeli vengono sulla terra per aiutarti e rimangono qui, per sempre.
Mi asciugai l'ennesima lacrima. <<Mi manca>>.
<<Lo so, manca a anche a me>>, mi rispose.
<<Quando torna?>> chiesi.
Si morse un labbro attenta a non rovinare il rossetto e chinò la sua testa sulla mia spalla. Le persone che passavano al funerale mi guardavano con estrema dolcezza, come si guarda un cucciolo dopo averlo abbandonato. Durante la veglia sulla bara vuota, venivano da me cercando di essere gentili, mi passavano dei fazzoletti, qualche caramella. Mia madre lanciava urla in continuazione, diceva che il ricordo le colpiva la parte bassa dello stomaco provocandole un dolore lancinante.
Il dolore è l'unica cosa che ci rende umani, secondo una ricerca noi proviamo solamente il dieci per cento del dolore reale. Ci conteniamo per non morire.
Ma poi moriamo dentro e credo che quella sia la cosa peggiore al mondo.
Morire dentro è l'inferno, non ti relazioni più con il mondo, vedi sempre la parte peggiore della cose. Mia madre al cimitero tirò fuori un pezzo di carta stropicciato e cercò di prendere coraggio varie volte, prima di incominciare a parlare. <<Ti ho conosciuto a primavera, come le api che scoprono il miele dopo un lungo e gelido inverno. Portavi dei pantaloni lunghi di cotone, il gilet a quadretti ti faceva sembrare più intelligente. Avevi perso la via per tornare a casa ed io decisi di accompagnarti in macchina, dove cominciasti a raccontarmi di te. Una volta che arrivammo davanti al portone di casa, mi dicesti che in realtà ricordavi perfettamente dove vivessi, ma che volevi passare un po'di tempo con me. Grazie di avermi guarito da ogni male semplicemente con l'amore che provavi per me, te ne sarò sempre grata>>.
Seppellimmo una bara vuota. Seppellimmo i nostri sentimenti, le nostre emozioni.
I mesi passarono velocemente, ogni tanto mi svegliavo per le urla di dolore di mia madre, perciò andavo in camera sua e cercavo di calmarla. Dovevo essere forte per entrambe.
Ero cresciuta con l'idea di voler essere la salvezza per gli altri, di salvare le persone.
Non sono riuscita a salvare mia madre e me stessa, non ci sono mai riuscita.
Credo che sia naturale che io muoia, credo che sarò felice di rivedere mio padre.

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