Capitolo Dieci: Padre

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10. Padre

L'incendio non causò vittime, ma il numero di feriti era stato molto elevato. Nessuno del mio gruppo rimase gravemente ustionato, ma tutti eravamo scossi per l'accaduto. Poco prima dell'arrivo in albergo, dopo aver passato l'intera giornata tra ospedali e commissariati, arrivò correndo Dante con la scusa di essere svenuto a causa della fuga di gas. Naturalmente solo io sapevo la verità, ma qualcosa mi diceva che non era stato lui ad appiccare quell'incendio ed effettivamente c'erano state altre cause a farlo divampare. Di dormire non se ne parlava proprio per nessuno, se chiudevo gli occhi venivo catapultata direttamente in mezzo alle fiamme. Se non fosse stato per Rey e il suo gesto di salvataggio sarei morta sicuramente. La sera prima di partire decidemmo di stare tutti in camera con Alaska e Kim che non smettevano di piangere. L'evento aveva scosso tutti, molto più dell'incidente nel lago. Era la consapevolezza che la morte aveva sfiorato tutti noi a turbarci così tanto. Rimasi tutta la sera a passeggiare per i corridoi fino a quando non sentii le urla piena di terrore di Kim che tentava invano di prendere sonno.

Io e Dante non ci guardavamo nemmeno in faccia, era convinto che questo silenzio fosse stato provocato dal nostro ultimo litigio, ma la verità era che ogni volta che lo guardavo, vedevo quel mostro al centro delle fiamme sfoggiare le enormi ali e tale pensiero mi faceva rabbrividire.

Il viaggio di ritorno si svolse nel più completo silenzio, avevano tutti delle profonde occhiaie nere ed alcuni di noi avevano anche delle fasciature mediche per le ferite, una tra tutti Suzanne, rimasta ustionata violentemente. July non era l'unico parente a chiamare costantemente, l'incendio era finito su tutti i telegiornali del paese suscitando l'attenzione generale. Le opere di Cezanne andarono irrimediabilmente perdute, lasciando il mondo dell'arte senza parole ed in un profondo lutto. Quell'esperienza ci aveva cambiato, pesantemente. Io e Rey non ci staccavamo più da quando mi aveva salvata. La mattina prima di partire piansi perfino sulla sua spalla.

Arrivati a LandLake, la spoglia e desolata stazione ci sembrò il paradiso. Nessun fuoco o incendio poteva nuocerci in quella città, eravamo al sicuro. Sicuramente il consiglio di classe avrebbe bandito del tutto le gite fuori dal confine, causando così molte proteste.

I giorni che seguirono furono estenuanti. Le vacanze di Natale passarono veloci ed indolenti, una ventata di neve coprì tutta la zona col suo candore. Mancai all'appuntamento con Cory solamente perché non ero in grado di vedere nessuno. Non sentii per niente Alaska, Rey o Kim e credo che nemmeno loro lo facessero. Organizzarci per la nostra missione in quelle condizioni sarebbe stato molto difficile, quindi accantonammo l'idea e la rinviammo ad un futuro più tranquillo. I miei sogni erano pieni di incendi e urla lanciate nel cuore della notte, July voleva convincermi ad andare da uno psicologo per via di tutto quanto, ma la mia abilità nel dissimulare ebbe la meglio. Il clima divenne più apatico su LandLake, sembrava che la città si stesse spegnendo lentamente sotto quelle luci. Dalla finestra della mia camera riuscivo a notare tutto questo mutamento.

Sotto il mio sguardo cupo, la mia paura divenne reale.

Mancavano pochi giorni alla riapertura della scuola quando July entrò in camera mia bussando lentamente, io ero intenta a leggere sul mio letto gli articoli di giornale riguardanti l'incendio.

<<Aria, tesoro>>, si presentò in maniera dolce come sempre.

Le sorrisi lentamente. <<Ti serve una mano con le buste delle spesa?>> dissi cercando di sembrarle disponibile.

Fece qualche passo per poi sedersi delicatamente. <<Non voglio parlarti ancora della possibilità di andare da uno psicanalista disposto ad ascoltarti, tranquilla>>, mormorò molto calma.

Respirai profondamente. <<Cosa vuoi dirmi July? Hai un'aria così spenta>>, mi morsi un labbro.

<<Ieri mattina il sindaco Mike mi ha chiesto un incontro con te per domani prima di pranzo. Ha voglia di parlarti, siccome Alaska è la tua migliore amica e lui la sente molto distante da dopo l'incidente>>, spiegò. <<So che non vuoi vedere nessuno, hai passato le intere vacanze chiusa in casa, però devi calcolare che lui è il sindaco, Aria, ed essere ricevuti da lui è davvero un gesto degno di nota>>, continuò a dire. La mia risposta fu rapida, ma poi ci ripensai attentamente. In qualche modo potevo chiedere al sindaco qualcosa riguardo Faith, non potevo rimanere chiusa dentro casa lasciando che una guerra si scatenasse al di fuori, avrei dovuto pur smuovermi prima o poi. Forse al signor Coldorf interessava sul serio la vita di Alaska, anche se mi risultava parecchio difficile crederci, considerando le varie storie raccontatemi da lei. Chissà se sapeva che sua figlia fosse lesbica, ma il pensiero non mi turbò per niente. Se ero costretta a farlo, avrei dovuto farlo in grande. Forse era arrivato il momento di recarsi da Cory.

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