Buio.
Fu l'unica cosa che riuscii a vedere.
Un buio tenue ma allo stesso tempo spigoloso e gelido.
Sapevo di essere ancora viva, sapevo per certo che qualcosa aveva deciso di risparmiarmi. Non volevo morire con l'immagine di Dante Del Cardo che mi diceva di non farlo, di non buttarmi nel gelido lago per salvare Alaska e Rey. Era tutto così astratto ma allo stesso tempo lucido.
Dentro quel buio sapevo di non avere più possibilità: ero intrappolata, ero ferma.
Potevo solamente ascoltare ciò che dicevano i miei pensieri, non riuscivo a fare altro.
Prima di questo evento ero immersa nei miei problemi, come avevo fatto per tutto il resto della mia vita. Solamente che questa volta era molto peggio. La voglia di suicidarmi dopo aver rivelato a Dante il mio coinvolgimento nell'uccisione di Alett si faceva sempre più pressante.
Ma anche se avessi avuto la capacità di riemerge da quel buio, avevo l'intenzione di lottare con tutta me stessa per restarci. Sarebbe stato troppo difficile tornare, affrontare la faccenda di Rey, discutere con Alaska degli eventuali poteri di Rey e capire che cosa lo avesse aggredito nel lago.
La parte peggiore però sarebbe stata quella di dare un volto alla cosa che aveva aggredito anche me.
Negli istanti precedenti alla mia discesa avevo chiaramente sentito delle voci comprensibili, nonostante mi trovassi in acqua. I termini "regina" e "demone" erano così pungenti da lasciarmi un buco nel petto. Ancor più disdicevole era però il fatto che tutto il vento soffiasse verso Rey e che lui si dimenasse in acqua a causa di un qualcosa di oscuro che gli impediva di muoversi. Pensai che, se mai mi fossi svegliata, mi sarei ritrovata immersa in mille problemi.
Fino ad allora quel buio mi era sembrato estremamente calmo, quasi percettibile. Qui sotto i pensieri sembravano così reali e profondi, sembravano una realtà cosmica. Mi ricordai della sera precedente, di quando la mia vita era ancora tranquilla, di quando mi divertivo a lanciarmi farina con Dante all'intero della sua cucina. Se non fosse stato per quella porta non avrei fatto domande o, magari, le avrei fatte in un altro momento, ma mi sarei risparmiata la faccenda di rivelare le informazioni che avevano compromesso me e Alaska. Come sarebbe stato bello avere una storia con Dante: tornare a casa sapendo che qualcuno mi cercava, arrivare tardi alle lezioni solamente per avere un suo bacio, stringermi quella collana che mi aveva regalato a Natale o accarezzarmi il collo ricordando i brividi di quando ero con lui. Sono cose che, forse, non avrebbero mai fatto parte della mia vita.
La mia intera esistenza era stata sempre la dimora di qualche mostro o persino di un'intera famiglia di mostri. Forse avrei dovuto svegliarmi. Avrei dovuto smetterla di vivere nel buio, perché era proprio lì che nascono gli incubi peggiori; avrei dovuto fare una cosa semplice, quasi classica.
Avrei dovuto solamente aprire gli occhi.
Subito venni investita da un fascio di luce bianco.
Questo avvenimento distrusse tutto il buio in cui ero immersa, rivelandomi quella che era la mia realtà.
Ero in un stanza di ospedale, era difficile non capirlo. Alcuni macchinari emettevano dei suoni acuti e pulsanti affianco a me, le lampadine al neon schizzavano luce per tutta la stanza. Di fronte a me c'era un piccolo televisore rivestito interamente con mazzi di fiori, ognuno dei quali portava il nome di qualcuno, di qualche mio amico. Riuscii a riconoscere qualche appellativo, il più frequente era quello di Alaska. Fui sorpresa di vedere quante persone sapessero della mia esistenza. Magari il gesto di lanciarmi nel lago sotto gli sguardi terrorizzati di tutta la scuola aveva aumentato la mia notorietà.
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Dragonter
Fantasy[COMPLETA] Quando Aria Rimmer è costretta a trasferirsi a LandLake, una cittadina al centro esatto di un grande lago, non immagina certo che la sua vita conoscerà ben presto una svolta improvvisa e magica. A quindici anni, Aria ha assistito al tent...