5. IL NUOVO FUMETTO

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AMINA

Il nuovo giorno era arrivato! La colazione era stata fatta! E lo spiacevole avvenimento della sera prima dimenticato! Per di più dimenticato senza una strage con sega elettrica da parte mia!

Quella mattina mi ero svegliata con una positività pazzesca. Era il mio primo giorno di lavoro! E avrei dovuto fare anche tanti chilometri per raggiungere il posto dove avrei lavorato. Già. Il mio nuovo studio era proprio accanto alla mia camera da letto. Fortunatamente Giuliana mi aveva concesso volentieri quella stanza extra da trasformare nel mio ufficio privato, e la scrivania con poltrona annessa già disponibile aveva proprio fatto al caso mio. Non era spaziosissimo, ma sarebbe servito al suo scopo.

Giuliana era andata via alle otto per non far tardi alla clinica ed io ero in attesa del collega di lavoro che mi portasse il materiale su cui lavorare. Qualcuno mi aveva mandato una mail qualche giorno prima per informarmi al riguardo, quindi sapevo che sarebbe arrivato qualcuno, ma non esattamente chi. Non mi ci volle molto a scoprirlo, perché poco dopo lo squillo del citofono mi avvisò del suo arrivo. Mi avvicinai ad esso e guardai dalla videocamera. Ugh... un ragazzo a quanto pare... Vedevo solo i capelli, ma erano corti abbastanza da capire che fosse un uomo.

Alzai la cornetta e risposi.

'Lei è un serial killer?' Ci fu una lunga pausa dall'altro lato.

'Ehm... no. Se lo fossi stato, signorina Iflah, non le avrei di certo bussato il citofono. Avrei provato più che altro ad entrare in casa sua con la forza e ad... ucciderla?' E la risposta era... esatta! Il ragazzo aveva superato il test anti-Amina!

'Sa, buon per lei che non sia un serial killer, perché ad aspettarla ci sarebbe stata una signorina Iflah con tanto di ascia della morte. Quindi, se lei non è codesto individuo, suppongo sia...'

'Colui che lei stava sicuramente aspettando. E spero non con un'ascia in mano.' Rispose divertito. Non male il tipo per essere un maschio...

'E questo "colui" ha un nome?' Gli chiesi. Mai far salire gli estranei.

'Ovviamente. Questo "colui" si chiama Thomas Smith, ma potrei fare un'eccezione per lei nel chiamarmi Tom.' Si presentò.

'Mi sta dicendo che vuole mandare al diavolo i convenevoli?'

'Al diavolo i convenevoli, sì.'

'Potrei essere d'accordo. Salga su, signor Smith.' Lo invitai.

'E i convenevoli?' Chiese perplesso.

'Li lasceremo fuori dalla porta. Piano dodici, porta sulla sinistra.'

'A tra poco, signorina Iflah.'

Il tizio sembrava a posto, ma per sicurezza presi la mazza di una scopa e mi diressi alla porta d'ingresso. E se fosse stato davvero un serial killer? Prevenire era meglio che curare.

Il giovane non ci mise molto ad arrivare, infatti il campanello di casa risuonò con un fragoroso "din don". Aprii cautamente la porta con mazza alla mano e mi ritrovai di fronte un giovane uomo per niente spiacevole alla vista umana. Già, per niente spiacevole... se avessi avuto sentimenti umani. Ma Amina Iflah non era conosciuta per avere tali sentimenti, quindi li accantonai in un angolo remoto del mio cervelletto, e ricordai di dire qualcosa.

'È il signor Smith?' Alzai un sopracciglio. Lui si schiarì la voce.

'Ehm... sì. Sicura che la serial killer non sia lei, signorina Iflah?' Chiese cauto fissando la mazza che avevo in una mano.

'Intende per questa?' La indicai. 'Si chiama "prendere precauzione", signor Smith. Ora cosa sceglie? Vuole entrare o vorrebbe rimanere lì impalato?' Gli chiesi.

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