37. DUE ALI

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AMINA

Marco Junior Valente sarebbe stato la mia fine. La mia fine letterale.

I passati due giorni erano stati da manicomio, soprattutto un piccolissimo, inutile particolare di un certo telo che era scappato via dal mio corpo denudandomi completamente proprio tra le braccia dell'individuo che sarebbe stato la rovina dei miei princìpi etici e morali. La mia mente fortunatamente aveva cancellato l'imbarazzo del momento, anche se le strane e stupide e irrazionali emozioni che avevo provato in quei due giorni erano stranamente ancora lì dentro di me, vivide come non mai e testarde abbastanza da non voler lasciare il mio cuore. Come polpettina fritta ero entrata in quel vortice tempestoso? Come avevo fatto sì che il tizio tatuato e scorbutico entrasse nelle mie vene? Al solo pensiero rimanevo perplessa, ma il fatto era che oramai non potevo cancellarlo né eliminarlo dai miei pensieri. Pallone gonfiato si era preso un pezzettino del mio resistente cuore, mannaggina.

Cercando perciò di pensare ad altro, mi misi subito a lavoro prima che mi arrivasse una mail dal capo supremo che mi avrebbe avvisato del mio ritardo nella consegna dei disegni. Ma non prima di coccolare Derek per una buona mezz'ora e ringraziare al telefono Diana ed Angel che ne avevano preso cura grazie alla copia delle chiavi che il portiere non si faceva mai mancare

Feci per aprire il computer quando la prima mail arrivò improvvisa. Dovevo aspettarmelo. Effettivamente la consegna era prevista per le dieci di quella mattina, ma era mezzogiorno ed io ero ancora adagiata sugli allori. La aprii per leggerla.

Da: il Capo dei Capi, il Supremo, Unico, Solo ed Inimitabile Marco Valente!

La mia fantasia non ha limiti...

Iflah (o dovrei chiamarti bella addormentata nel bosco),

Ti ricordo che la consegna dei disegni era per questa mattina alle 10. Noto, con mio profondo dispiacere, che sono le 10:02 e la consegna non è stata effettuata.

Marco Valente

Restai a guardare la mail inizialmente sbigottita, poi pensai che stavamo parlando del supremo, unico, solo ed inimitabile Marco Valente e il mio sbigottimento sparì totalmente. E ciò a soli due minuti di ritardo. Il problema era che ormai erano le 12, infatti andai alla mail successiva.

Iflah,

Sto seriamente prendendo in considerazione l'idea di eliminarti definitivamente dalla mia azienda. Sono le 10:07 e dei disegni in questione nemmeno l'ombra. Questo è un ultimatum.

Marco Valente

Addio carriera, addio vita da fumettista, addio futuro.

Terza mail.

Iflah,

Considerati licenziata.

Marco Valente

Ma non è il capo più squisito che uno possa avere?! He he he... sono nei guai...

E il campanello della porta suonò. Giuro che se è la versione junior di Valente gli spacco la faccia! La colpa è sua se io ho fatto tardi!

E come una camionista andai ad aprire la porta con tanto di mazza alla mano. La aprii e partii all'attacco quando una mano mi bloccò prima che il colpo atterrasse sulla testa del mio visitatore. Visitatore che non era coso.

'Ehi, ehi, ehi, tu e i tuoi speciali benvenuti!' La voce di Thomas risuonò alle mie orecchie. Ops, stavo per colpire la persona sbagliata...

'Ehm... buonsalve. Qual buon vento ti porta alla porta della magnificenza?' Chiesi innocente.

'Se proprio vuoi saperlo non è un buon vento, ma un cattivo, brutale vento che soffia a 250 km orari chiamato Marco Valente, il mio dolce zietto.' Concluse in tutta la sua gloria.

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