33. FUORI CITTÀ

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AMINA

La giornata precedente era stata molto intensa emotivamente e mai, e ripeto, mai, mi sarei aspettata quel tipo di evoluzione nel rapporto tra me ed M.J.. Quando mi svegliai quella mattina ero più confusa che mai ed anche perplessa. Perché, vi chiederete? Semplice! Io, Amina Luigia Iflah, avevo baciato un ragazzo, e non uno qualunque, no. Avevo baciato il ragazzo più sbruffone, arrogante, antipatico e orgoglioso del pianeta terra, ossia Marco Junior Valente. Io, la povera me che si era promessa e ripromessa di non fidarsi degli uomini. Io, che mai avrei pensato che quei baci con lui mi potessero piacere così tanto. Ecco, perché dovevo ammetterlo: coso non era poi così sgradevole come compagnia, anzi. Vero, inizialmente pensavo che gli mancasse qualche neurone, qualche rotella nella testa, ma conoscendolo più a fondo ero stata costretta a ricredermi, ahimé, contro il mio insindacabile giudizio. Sapevo di essere fantastica e magnifica, grazie mille, ma vedevo difficile ad uno come lui avvicinarsi ad una come me, e invece sembrava cercarmi continuamente. Aveva detto di odiare le donne, ma non disprezzava la mia compagnia. Beh, voleva dire che eravamo due pazzi cosmici, di cui uno di noi una magnifica pazza cosmica.

Fidarmi di lui. Era una parola grossa, difficile, ma forse non più impossibile. Non con lui. Volevo davvero farlo, fidarmi di quel pallone gonfiato che era riuscito a provocarmi simili sensazioni, ma mi ci voleva un altro po' di tempo. Ma quei baci... non sapevo se avrei resistito. Mi avevano trasportato in un mondo magico, fatto di labbra esperte e un profumo irresistibile. Avevo davvero pochissima esperienza al riguardo, ma lui era stato in grado di trasportarmi nel suo mondo nel modo giusto, un po' come un bambino che prima di lanciarsi a camminare, gattona per sentirsi sicuro di sé. Lui aveva fatto quello. Mi aveva aiutato a gattonare e poi era riuscito a farmi lanciare verso quel vortice di baci e passione. E orgogliosa com'ero non volevo assolutamente dire che mi fosse piaciuto, ma come potevo dire quella bugia? Non mi era piaciuto? Cavolo, il mio stomaco aveva fatto mille capriole, altro che farfalle. E poi non mi ero sentita affatto impacciata o non a mio agio. Mi ero sentita stranamente... a casa. La sua bocca aveva sapore di casa.

Mannaggia. Che mi stava succedendo?! Da dove stava uscendo quella Amina smielata e- bleah!!! Dovevo ricompormi e subito, soprattutto quando mi ritrovavo di fronte a codesto individuo che reclamava una colazione e un bacio del buongiorno. Credeva di essere il proprietario della mia bocca? Si sbagliava di grosso. Mannaggia a lui e al suo dorso nudo perfettamente decorato.

'Credo che non ci siamo capiti, coso-' E non riuscii a terminare perché fui costretta da lui ad entrare in casa ritrovandomi le sue labbra sulle mie. Ma... ma... cosa sta...?! 'Mmh!!!!!! Cs st fcnd?!?!?! Lscm sbt ndr!!!' Provai a parlare, ma la sua bocca non ne voleva sapere di lasciarmi andare.

Fortunatamente dopo aver cercato di fare pressione sul suo dorso, tra l'altro sentii come una scossa elettrica salirmi su per il braccio al contatto con la sua pelle, si staccò da me con un rumoroso schiocco di labbra. Il suo viso era soddisfatto e... addolcito? Al diavolo la dolcezza!

'Ehi! Chi ti ha dato il permesso-'

'Che si mangia?' E mi snobbò alla grande dirigendosi in cucina. Eh no, se credeva che avrebbe comandato in casa mia si sbagliava di grosso.

'Chiedi scusa per quello che hai appena fatto!' Lo seguii con le mani nei fianchi. Lui si voltò verso di me.

'Ti chiedo scusa solo se mi dirai che baciarmi non ti piace.' Eh?! Ma gioca sporco!!!

Restai a fissarlo infuriata senza sapere cosa rispondere.

'Vedi? Sapevo di essere irresistibile.' Mi fece un occhiolino scompigliandomi i capelli. Poi si voltò scavando in frigo. Cosa?! Lui irresistibile?!

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