GIULIANA
Quella mattina mi svegliai tardi e come uno zombie vivente. Mi sentivo così confusa da non capire nulla. Intravidi solo Amina chiedermi qualcosa, a cui annuii, e scappare via più veloce della luce. Avevo un mal di testa incredibile, probabilmente a causa del troppo vino della sera precedente e della troppa compagnia con quella Watson che risultò essere più antipatica di quanto me l'avessi già immaginata. E poi ero stanca, stanca di vedere tutti. Ero andata in crisi il giorno prima a causa di due tizi che erano piombati nella mia vita e che non volevano proprio saperne di sparire. Il primo era il mio vicino di casa che non poteva essere una persona normale, single e brutto come la peste, no. Doveva essere un Valente, fidanzato e così bello da togliere il fiato. In più doveva avere lo charme e quel sorriso da farti sciogliere come un ghiacciolo al sole ed era il tipo da portarti al luna park e vincerti un unicorno gigante. Era ingiusto, tremendamente ingiusto. Ero rimasta immobilizzata quando si era avvicinato alle mie labbra per baciarmi, e stranamente non volevo neppure andar via, no. Io volevo esattamente quel bacio quanto lo voleva lui. Io volevo sentirlo sulle mie labbra, volevo gustarlo, volevo mettere le mie mani tra i suoi capelli. Cosa diavolo mi stava succedendo? Come potevo pensare quelle cose verso un ragazzo che era ufficialmente fidanzato e prossimo al matrimonio? Ero orribile e dovevo smetterla subito, non importava se quel fidanzamento fosse combinato e finto. I miei princìpi non dovevano essere calpestati da me stessa.
Per quanto riguardava l'altro tizio, Luigi Ferraris, lui era un altro paio di maniche. Ricordavo perfettamente ogni singola parola che mi aveva detto la sera prima quando eravamo rimasti soli in macchina...
'Cosa deve dirmi, Luigi?'
'Vorrei ci dessimo del tu, Giuliana. È ridicolo darci del lei al di fuori dell'ambito lavorativo...' Sospirai a quelle parole.
'Va bene. Cosa vuoi dirmi, Luigi?' Ripetei. Lui afferrò una mia mano ed io fui troppo sorpresa per tirarla indietro.
'È da quando sei arrivata nel mio ufficio che non posso fare a meno che pensarti, Giuliana. È più forte di me, addirittura sogno la tua vocina e la tua immagine mi appare in tutti i miei sogni. Sono una persona matura e neanche dovrei comportarmi come un ragazzino, ma quando ci sei tu intorno sento come se il sole fosse tornato nella mia vita e non posso fare a meno che provarci, altrimenti mi sentirei in colpa. Tu mi piaci, Giuliana. Mi piace tutto di te e vorrei avere l'opportunità di frequentarti. Non pensare al Dottor Valente, lui non ti merita. Un casanova come lui non merita una perla preziosa come te e forse nemmeno io, ma almeno so di essere libero e non ci avrei mai provato con te se non lo fossi stato, a differenza sua. Posso portarti ovunque tu voglia, basta chiederlo. Ovunque, persino all'altro capo del mondo. Solo, dammi una possibilità...' E concluse il suo discorso che a qualunque donna avrebbe fatto sciogliere il cuore e le avrebbe fatto dire "sì, sì, centomila volte sì!", ma che invece sollevò in me ulteriori dubbi. Era affascinante da far paura, gentile, perfetto, ma allora perché mi sentivo strana in sua compagnia? Perché sentivo che stava forzando troppo la mano verso una donna, cioè me, che conosceva a malapena? Come poteva dire che gli piaceva tutto di me se non conosceva nulla?
'Uhm... vorrei avere del tempo per pensarci, Luigi. Tutto ciò è successo troppo in fretta ed ora sono troppo confusa per poterti dare una risposta reale. Ma apprezzo le tue parole. Davvero.' Gli risposi semplicemente. Ed era la verità.
'Vorrei che tu accettassi un appuntamento fuori con me. Una cena, nient'altro. Per favore.' Fece quegli occhioni difficili da resistere. Ma non potevo accettare così su due piedi.
'Ti darò una risposta domani. Ora sono stanca, vorrei andare...' Gli dissi.
'E va bene. Aspetto una risposta da te...' E con quelle parole prese la mia mano e ne diede un bacio sul dorso. Rimasi paralizzata.
STAI LEGGENDO
Our Neighbors - I Nostri Vicini Di Casa ✔️
RomanceCOMPLETA! 'Tu stai osando dare ordini a me?' Fu l'unica frase che uscì dalla sua testolina vuota. Era confermato: tutto muscoli, niente cervello. 'Oh, mi scusi, Sua Maestà! Non era mia intenzione mancarle di rispetto! Va meglio così?' Lo provocai...