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Mi sfilo i guanti e li butto nel grande cesto con le ruote che la signora Claire tiene.
《Buona giornata tesoro.》mi dice, per poi girarsi ed andarsene.
《Aspetti.》la chiamo, prima che si allontani troppo.
《Le stanze che devo pulire sono permanenti o cambiano di giorno in giorno?》chiedo.
《Sono assegnate a te fino alla fine della punizione, signorina Reed.》mi sorride cordialmente e se ne va.

No, no, no.

Non può essere vero.

Forse è meglio andare.

Esco finalmente da questo sudicio edificio e raggiungo e la mia macchina.
Entro dentro, appoggio lo zaino sul sedile del passeggero e mi prendo la testa tra le mani, appoggiandomi al volante.

È stato davvero... stancante.
Pulire gli spogliatoi è stato un incubo, e lo sarà per molto ancora.
Ciò che ha fatto Noah oggi è indescrivibile, sono davvero senza parole.
Ma ovviamente non posso parlarne, perché al caro figlio del preside non gli vengono date delle punizioni.

Perché deve essere proprio lui il figlio del preside? Perché deve avere quel comportamento, con me?
Non ho paura di lui ma so che è molto più forte di me.
Me la cavo a schivare, ma se riesce a prendermi come ha fatto oggi per me è finita.
Mi passo una mano tra i capelli e finalmente infilo la chiave nella toppa, per poi mettere in moto e partire.

Mi aspetta un'altra pesante serata, dato che incontrerò mia madre.
Parcheggio la macchina sul vialetto e scendo, dirigendomi verso la porta di casa.
Una volta entrata, faccio per salire le scale ma trovo mia madre sull'isola della cucina mentre sorseggia un thè. Normalmente passerei senza fiatare, senza guardarla negli occhi, e mi dirigerei direttamente verso la mia camera.
Ma questa volta non riesco a nascondere sul mio viso il disprezzo che porto nei suoi confronti.

《Oh, sei qui.》dico, incrociando le braccia al petto.
È così strano che debba essere io a fare la madre.
《Brooke, scusami per ieri è che...》
《Nessuna scusa, mamma. Ti si legge negli occhi dove dei stata e si vede dallo stato pietoso del tuo viso. Sento la puzza di alcool da qui.》la fermo prima che possa finire la frase.
Lei si alza frettolosamente e si avvicina a me, ma io mi allontano come se fossi scottata.
《Non è come pensi. Erano due mesi che non toccavo alcool, lo giuro.》mi dice, alzando le mani per mostrarmi che sta dicendo la verità.
《Fino a ieri.》incrocio le braccia al petto.

《Perché lo hai fatto?》continuo, sentendo un groppo formarsi nella mia gola.
《Tutti questi pomeriggi, tutte quelle ore di assenza... dove sei stata?》e il mio tono di voce comincia ad alzarsi.
《Tu ti rifugi nell'alcool e non pensi a me, madre. Non ci hai mai pensato. Non ti è passato per la testa che anche tua figlia è stata male? Ho diciassette anni e non mi sono mai buttata nell'alcool per reprimere il mio dolore, non ho tantato il suicidio, non ho preso qualche strana abitudine che, seppur brutta, mi avrebbe confortata. E un'altra persona, al posto mio, avrebbe potuto farlo. Tutto questo l'ho passato da sola, perché tu non c'eri.》e le lacrime cominciano a rigare il mio volto.

Erano anni, forse, che non sentivo il sapore salato delle lacrime, che non sentivo le guance bagnate, gli occhi pizzicare, le vene sul collo gonfiarsi. Avevo imparato ad autocontrollarmi, ma questa volta non ce l'ho fatta.

《Avevo dieci anni, mamma, ed ero da sola. Chi poteva confortarmi, se non tu?》dico, mentre il corpo trema.
Le mie parole l'hanno scossa, e il suo corpo è rigido ed immobile di fronte al mio.
Afferro il mio zaino e corro in camera, lasciando in aria quella conversazione, facendo sì che fluttuasse fino a che non fossi tornata giù, sfuggendo per l'ennesima volta dai miei problemi, lasciarli correre.

Perché passerà anche questo, Brooke.
Sei abituata, ricordi?

Non so a cosa è dovuta la mia reazione.
Forse alla notte in cella, forse al fatto che tutte le cose lasciate in sospeso mi si ritorcono contro, forse per colpa di Noah, forse per colpa della scuola.
Mi appoggio al legno duro della porta e scivolo giù, fino a toccare terra.
Lasciando che le lacrime bagnino le mie mani, che la mia maglietta diventi umida per quelle goccioline che cadono dal mento, che la mia gola diventi secca, che i singhiozzi mi tolgano il respiro.

Prisoner - animedifferentiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora