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Dopo aver raccontato ai miei amici la mia versione di storia, sento i loro occhi cercare qualcosa nei miei.
Si aspettano forse che io dica qualcosa su Noah, si aspettano che mi rimetta a piangere... o forse non si aspettano niente.

Sicuramente non sanno della tempesta che sento, sia nelle mente, sia nel cuore che nello stomaco.
Ignari di quanto sia stato faticoso, per me, soltanto ammetterlo ai miei migliori amici, aprirmi su una cosa che per un adolescente qualunque è totalmente normale.

Ma non per me, non per Brooklyn Reed.

Non per quella ragazza che ha scoperto il sapore del dolore fin da bambina, che ha svuotato gli occhi durante la notte mentre le stelle erano coperte dalle nuvole.
Non per quella ragazza che ha sofferto per l'unico amore mai avuto, quello che credeva amore, il suo strumento di autolesionismo.
Autodistruzione.

Noah ha lasciato un buco nel mio cuore, come se un proiettile mi avesse perforato l'organo più importante.
E nonostante quell'amore non era del tutto vero, nonostante tutto quello che è successo tra di noi, quel buco c'è e spesso sanguina.
C'è, e sarà difficile da colmare.

Vedo i loro occhi scavarmi l'anima, provare a leggere ciò che proietto nella mente, scoprire i miei demoni, guardare da lontano la mia tempesta.
Ma quel muro, quel maledetto muro, rovina sempre tutto.

-

È passata qualche settimana dall'accaduto.
Precisamente diciassette giorni dalla serata al locale e quattordici dall'ultima volta che ho visto Aron.
È in malattia, e per questo è a riposo. A casa sua.
Da due settimane.

Il mio umore è decisamente migliorato: niente più allucinazioni, niente sbalzi d'umore, niente attacchi di panico. Devo dire che la metà delle cose appena elencate non accadono proprio grazie all'essenza di Aron e di conseguenza a quella di Abby.

Tra me e lei, beh... non scorre buon sangue; o almeno da parte mia.
Cerco in tutti i modi di evitarla e di stare lontana da lei: non perché la odi, ma per il fatto che parlerebbe con me come se niente - per lei - fosse successo. E di principio lei è ignara di tutto quello che sto passando, ma parlarle non è per me la cosa migliore.
Non ora.

Parlare con i miei amici dei miei sentimenti mi ha liberata di un peso che porto sulle spalle dal giorno in cui ho rincontrato i suoi occhi.
E devo dire che sono stati entrambi molto comprensivi, soprattutto Theo, che dopo la mia ultima delusione d'amore è determinato a spezzare le ossa a chiunque spezzi il mio cuore. Letteralmente.

Ora sto... bene, ma non sono ancora sicura di quale sarà la mia reazione quando lo rivedrò.
Ho immaginato vari scenari nella mia testa, ma nessuno di questi è plausibile o, almeno un pochino, reale.
Perché finiscono tutti alla stessa scena, l'unica cosa voglio, il pensiero che tortura la mia mente dalla nostra ultima lezione.

"Reed, vieni a prendere la verifica o no?" mi chiama la professoressa Brown, appoggiando entrambe le mani sui fianchi.
Mi riprendo dai miei pensieri e scuoto la testa prima di alzarmi, poi percorro il lungo corridoio di banchi fino a giungere alla sua scrivania.
Afferro il foglio, che è girato, e lo tengo a faccia in giù fino a che non raggiungo nuovamente il mio posto, proteggendolo da potenziali sguardi curiosi.
Non appena lo giro, vedo bel novanta su cento, con sotto annotata qualche nota di correzione.

Cerco di nascondere il mio entusiasmo nel mio frenetico muovermi sulla sedia, ma è intuibile la mia felicità. Palpabile.
"La prossima settimana ripasseremo tutti gli argomenti che non sono stati chiari, in questo modo potremo lavorare sulle lacune di tutti in modo che vi troviate tutti sullo stesso piano." dice, sistemando una pila di fogli - sicuramente le verifiche corrette dell'altra classe.

Prisoner - animedifferentiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora