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La sua voce rimbomba nelle mie orecchie e scalda il mio cuore.
Perché dopo quello che è successo, lui non me ne ha parlato.
Non mi ha chiesto perché lo avessi fatto, non mi ha chiesto perché gliel'ho lasciato fare.

"Ciao, Aron." dico con voce ferma, e un sorriso si forma sulle mie labbra.
Si gira completamente verso di me e ricambia il mio sorriso.
"Devo andare, Brooke." dice Amber, guardando il suo cellulare.
"Ci sentiamo più tardi. Ciao Aron!" lo saluta e corre via, raggiungendo la macchina della madre parcheggiata fuori ai cancelli.
"Allora, come stai?" gli chiedo, lasciandogli una leggera pacca sul braccio.
"Bene. Mi sono ripreso."
"E tu, tu come stai?" mi chiede.

Come sto? Alla grande, Aron.
Starò benissimo fino a quando non ti rivedrò con Abby.

"Meglio, molto meglio." rispondo semplicemente.
"Noi due dovremmo... parlare. Non credi?" mi dice, girandosi verso il cortile.
"Sì. Dovremmo." ridacchio, allacciando entrambe le braccia dietro alla schiena.
"Allora... pranziamo insieme?" propone.
Annuisco debolmente e un sorriso si forma sulle sue labbra.
"Bene, andiamo."

Mi fa strada verso la sua macchina ed io monto, per poi appoggiare lo zaino sulle mie cosce e allacciare la cintura.
Ho accettato senza esitare, senza neanche prendermi dei secondi per rifletterci e pensarci bene.

Di cosa dovremmo parlare, precisamente?
Devo dirgli come mi sono sentita tutte le volte che l'ho visto assieme ad Abby? Devo rivelargli i miei sentimenti, ciò che provo, i cocci del mio cuore che ho tra le mani?

Mette in moto e parte, mettendosi su strada.
"Innanzitutto, volevo scusarmi con te per quello che ho detto su... Josh." dice, pronunciando il suo nome con un tono quasi disgustato.
"Io- io... non lo intendevo. So che non sei quel tipo di ragazza." mi dice, allungando la mano verso di me.
E proprio quando credo che la stia per appoggiare sulla mia coscia, lo vedo circondare il cambio e cambiare marcia.
"Allora perché lo hai fatto?" chiedo, tornando a guardare il suo profilo.
"Ero nervoso. Non mi parlavi, Brooke, non mi guardavi negli occhi." dice, lasciandosi scappare una risatina.
"E non mi piaceva il fatto che avevi passato la notte con lui."
Faccio un sospiro e guardo fuori dal finestrino.
"Io ti chiedo scusa per non averti detto che mi sarei esibita." dico, torturandomi le pellicine delle dita.

Aron parcheggia la macchina e noto solo ora che siamo al Long Beach Cafè.
Certo, non siamo in un posto di lusso o in un luogo proprio adatto per un pranzo completo, ma va bene lo stesso.
Dobbiamo solo parlare.

Scendo e lo seguo fin dentro al locale, portandomi lo zaino in spalla.
"Vai a sederti, intanto. Cosa ti prendo?" mi chiede, guardando il menù dietro alla macchina del caffè.
Ci penso un pò su ma il mio stomaco non ne vuole proprio sapere di cibo.
È come se, non appena sono salita sulla macchina di Aron, si fosse chiuso.
"Un tramezzino. Va bene un tramezzino." dico, allontanandomi da lui e prendendo posto ad un tavolo libero.

Un tavolo per due, per me e per te.

Dopo qualche minuto Aron mi raggiunge, sedendosi.
"Bene, siamo di nuovo qui." ridacchia, giocherellando con il centro tavola.
Di nuovo?
Quindi era vero, la persona che ho visto mentre prendevo una granita con Amber era lui.
Era proprio lui, e non una delle mie stupide allucinazioni.

"Io non capisco, Brooke. Perché, perché mai non mi avresti chiamato?" continua, riprendendo il discorso di poco fa.
Cosa diamine potrei inventarmi, ora?
"Una parte di me sapeva che avrei fallito con te lì presente. So che sono migliorata molto da quando hai sentito la mia voce per la prima volta, ma quando ci sei tu non riesco a dare del mio meglio."

Scusa credibile, Brooke.

"La tua voce era perfetta quando sono entrato. Ed ero lì, e tu mi guardavi negli occhi. Questa volta sei riuscita a cantare bene anche in mia presenza?"

Prisoner - animedifferentiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora