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Le lucciole sono la sua reincarnazione. Ogni volta che ne vedo una, so che è venuto a trovarmi; e quando viene, viene per rassicurarmi, per dirmi che andrà tutto bene o per incitarmi a fare qualcosa che non sono ancora sicura di fare.

Viene nelle notti buie, quando i demoni si impossessano dei miei sogni, quando il buio regna sovrano nella stanza e l'unica cosa che vedo sono le ombre degli alberi fuori casa.

Viene lui, una lucciola, a far chiarore sul mio letto. Si appoggia sul comodino e rimane al mio fianco fino a quando non riesco a riprendere sonno.

Viene quando litigo con la mamma, viene per ricordarmi che anche lei sta passando lo stesso brutto periodo, che dentro di lei giace lo stesso dolore.

Viene quando io e la mamma dimostriamo di volerci bene, perché è questo quello che lui vorrebbe. E ieri, dentro quella stanza d'hotel, lui si è appoggiato sulla spalla di mia madre e ha sbattuto le ali, ha illuminato un pò di più la sua coda.

È cominciato tutto quando avevo quattro anni. Ero piccola, molto piccola, ma ricordo tutto come se lo stessi vivendo in questo momento.
Eravamo insieme, tutti insieme, a campeggiare in un boschetto non troppo distante da Long Beach.
Mamma era già a dormire, con la pancia all'insù e la testa appoggiata al cuscinetto gonfiabile.
Sia io che lui non riuscivamo a prendere sonno, così mi ha fatto segno di avvicinarmi e con le mie piccole manine l'ho raggiunto.

"Sai cosa sono le lucciole?" mi chiese parlando a bassa voce.
Io feci no con la testa, e lui mi prese per le braccia e mi fece sedere sulle sue ginocchia.
"Sono delle farfalle magiche che si illuminano nel buio."
I miei occhi si erano già spalancati nell'udire la parola "magiche".
"Solo quando fa buio?" chiesi innocentemente.
"Solo quando fa buio." rispose, giocherellando con la treccia dei miei capelli.
"Che ne dici di... andare ad acchiappare qualche lucciola?" mi propose, come un compagno di crimine, pronto a svignarsela e lasciare sola la mamma.
"Andiamo, andiamo!" saltellai giocosamente.

Mise la testa fuori dalla tenda e mi allungò una mano.
"Cosa aspetti? Andiamo?"
"E la mamma?"
"Torneremo presto. Non se ne accorgerà nemmeno." mi sorrise maliziosamente e mi tirò verso di sè, pronto a scappare dalla scena del crimine. Una volta fuori dalla tenda mi afferrò la mano e mi guidò fino al centro del bosco, buio e spaventoso, con il vento che faceva oscillare le chiome degli alberi e che frusciava tra le foglie.

Ma lui era lì, teneva salda la presa sulla mia manina, e io non avevo paura.
Con lui al mio fianco non avevo paura.

"Eccoci, siamo arrivati." mi sussurrò piano, quasi per paura di svegliare il bosco.
Allungò l'indice verso un essere ondeggiante e luminoso.
"Guarda, Brooke, ecco una lucciola."
I miei occhi si piantarono su quella piccola lucina che oscillava in lontananza, muovendosi con movimenti leggiadri e delicati.
Stavo vedendo davvero qualcosa di magico, per la mia mente innocente, e le mie guance si riempirono di un largo sorriso.
Lentamente cominciarono a comparirne altre. Erano decine e decine, si muovevano insieme, talvolta si dividevano e creavano tanti puntini luminosi nel buio della notte.

Estrasse un barattolo dalla tasca del suo giubbotto mimetico, che tanto odiavo, e lo guardai incuriosita. Cosa voleva fare con un barattolo? Forse lanciarlo contro quelle povere creaturine innocenti?

Lo vidi avvicinarsi cautamente alle piccole farfalle magiche.
Armeggiò con una mano nell'aria e velocemente chiuse il barattolo con un tappo.
Poi si girò e tornò verso di me con quest'ultimo tra le mani.
"Cosa le hai fatto?" gli chiesi, mentre guardavo i suoi occhi.
"Guarda tu stessa."
Le sue braccia si allungarono verso di me e appoggiarono nelle mie mani il barattolo.

Il mio viso e le mie mani, d'un tratto, s'illuminarono.

Tante piccole lucciole ora volavano dentro alla scatola di vetro che tenevo nella mia presa, tante lucciole che illuminavano il mio volto e facevano brillare i miei occhi.
Rimasi estasiata da tutta quella magia.
"Andiamo, ora. Più tardi le ridaremo al bosco."
Appoggiò una mano dietro alla mia schiena e mi guidò fino alla tenda, mentre i miei occhi erano ancora fissi sul barattolo che brillava tra le mie mani.
Camminavo lentamente e tenevo rigide le braccia, terrorizzata all'idea che il barattolo sarebbe potuto cadere e sgretolarsi in mille pezzi.

Prisoner - animedifferentiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora