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La nostra cena arriva dopo una decina di minuti. Io e la mamma mangiamo con voracità i nostri piatti, affamate, e ridacchiamo quando i nostri sguardi si incontrano.

Borbotta qualcosa mentre si asciuga la bocca da una gocciolina di ketchup che scendeva dall'angolo delle labbra.
"Mi sembra di non mangiare da una settimana."
Io finisco il mio boccone e le rispondo, gesticolando con un'aletta tra le mani.
"Abbiamo camminato molto e abbiamo bruciato tante calorie. Adesso dobbiamo solo rifocillarci e far rientrare nel nostro corpo tutte le energie." dico, assumendo un'aria da saputella.

La mamma ridacchia e comincia a mangiare le patatine.
Ad un certo punto mi allunga il suo piatto.
"Le vuoi? Sono piena." mi dice, leccandosi le dita.
"Sicura di non volerle più?" le domando.
"Sì, sono sicura." ridacchia.

Mi metto il piatto sotto al naso e finisco la sua porzione di patatine, accompagnando ogni tanto con un sorso di cola.
Mai rifiutare del cibo, mai.
È una regola importante.

Dopo aver finito le patatine mi lascio andare sullo schienale del separè in pelle e porto entrambe le mani sulla pancia.
"La mia pancia sta per scoppiare. Sento i ticchettii della bomba rimbombare al centro del petto." dico, socchiudendo gli occhi.
Entrambi i piatti sono al centro della tavola, vuoti, con su qualche mollica e ciò che rimane di foglie di insalata, gocce di ketchup, patatine ormai nere e molle.
"Tirati su, Brooke, o finirai per addormentarti." mi dice la mamma, dandomi un colpetto sul braccio.

E ha ragione, se non apro immediatamente gli occhi rischierò di addormentarmi.
Ma l'aria è così calda, la luce mi trasmette così tanta calma, la musica è così piacevole...

"Brooke!" mi chiama nuovamente.
Mi tiro su a sedere e faccio una smorfia, contrariata.
"Non fare la bambina." mi rimprovera.
Il cameriere che ci ha servite poco fa passa accanto al nostro tavolo e porta via i piatti vuoti, rivolgendoci un sorriso cordiale.
Mi avvicino il bicchiere di cola e bevo anche l'ultimo sorso rimasto, che ormai sa più di acqua che di soda.

La musica comincia a diventare più forte e il locale gremisce di persone che si salutano, sorridono e si scambiano allegramente pacche ed abbracci.
La fila al bancone del bar comincia a riempirsi e da lontano posso notare solo una calca di persone che cercano di avere il loro drink, mentre il povero barista, solo, deve preparare lo stesso drink, pulire i bicchieri e fare gli scontrini nello stesso momento.

Alcune persone si radunano in pista, ancora vuota, e cominciano a ballare spostando il peso da un piede all'altro.
Altri, invece, si alzano dai propri tavoli e raggiungono gli altri, mentre alcuni ragazzi salgono sul palco e si posizionano dietro agli strumenti musicali.

"Vuoi vedere come riesco ad addormentarmi?" dico alla mamma, appoggiando le mani sul tavolo. Lei mi guarda curiosa e con aria interrogativa, mentre io faccio leva sulla braccia e mi alzo, raggiungendo il bar.
Sguscio tra spalle e schiene di persone, facendomi spazio e raggiungendo in poco tempo la piccola cassa.
"Due shot." ordino, alzando la voce per farmi sentire.
Il ragazzo, impegnato, non alza nemmeno lo sguardo e con noncuranza si dimentica di chiedere i miei documenti.
Lascio le banconote sulla cassa e prendo lo scontrino, che ora mostro alla ragazza appena arrivata in soccorso del collega.

Il vetro dei bicchierini sbatte sul marmo scuro del bancone e in pochi secondi e con gesti veloci riempie i nostri shot.
Li afferro e torno indietro, verso il nostro tavolo. Tra le dita sorreggo quattro bicchierini, che con cura cerco di non rovesciare e dai quali provo a non far cadere il liquido che contengono.
Li appoggio sul tavolo, e la mamma mi guarda sorpresa.
"Cosa diavolo pensi di fare signorina?" mi chiede.
"Andiamo a ballare, mamma! Dobbiamo divertirci!" le dico, incitandola a bere.

È paradossale, tutto questo: ho dovuto sopportare per una vita intera il problema che aveva con l'alcol, ed ora sono io che le offro da bere.
Ma questo shot non la farà ubriacare, le basterà per tirarle su il morale e per farla sciogliere, e questa volta lo scopo non è dimenticare, ma divertirsi.

Prisoner - animedifferentiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora