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Busso alla porta della camera d'hotel ma nessuno risponde.
Busso un'altra volta, ora energicamente, ma continuo a sentire silenzio tombale dall'altra parte della porta.

La mamma non è ancora arrivata, dovrò aspettarla.

Guardo l'ora, sono appena le dodici e un quarto, e nell'attesa decido di uscire dall'hotel e aspettare il ritorno di mia madre sulla terrazza che si affaccia sulla città.
Non appena esco alcuni raggi di sole mi colpiscono gli occhi e mi costringono a coprirli con una mano, ma questo dolce tepore mi trasmette calma e serenità, è piacevole.
Prendo posto in uno dei tavoli in legno ancora umidi a causa della neve: scelgo uno tra i pochi che hanno un piccolo spazietto asciutto.

Mi siedo e socchiudo gli occhi, rielaborando nella mente gli attimi che ho passato con Aron.
Dopo avergli esternato i miei pensieri ci siamo guardati per un lungo ed interminabile momento.
Era impaurito, impaurito dal fatto che avessi potuto abbandonarlo, impaurito dal fatto che avrei potuto voltare le spalle e fuggire, proprio come si fa davanti ad un animale inferocito.
Ma io non l'avrei abbandonato, non lo avrei abbandonato neanche se avessi visto i suoi denti ringhiare.

Dopo avermi accennato un debole sorriso, si è voltato e ha sibilato un flebile 'grazie', una parola quasi inaudibile.
Forse il suo intento era proprio quello di non farmi sentire, una parola che ha sussurrato più a se stesso che a me. Ma io sono riuscita a sentirla.
Abbiamo cambiato argomento quasi subito, salvandoci dal silenzio imbarazzante che si era creato.
Il suo buonumore è tornato con uno schiocco di dita, e le parole che fino a poco prima ci eravamo detti erano rimaste a mezz'aria sopra le nostre teste, dentro le nostre teste, a fare eco.

Dopo poco ci siamo alzati e siamo andati in macchina, pronti per tornare verso l'hotel.
Durante il tragitto Aron mi ha supplicato di cantare una canzone che passava in radio, e io l'ho accontentato.
Dopo quei tre minuti, silenzio totale.

Arrivati davanti al grande edificio, ha fermato la macchina e mi ha ringraziato di nuovo per aver accettato il suo invito ed io, a mia volta, l'ho ringraziato per avermi invitata.

Prima di scendere ho esitato. Volevo baciarlo, ma potevo? Ripensavo al modo improvviso con cui, solo poco prima, aveva premuto le sue labbra contro le mie, ma io avevo rovinato il momento toccando quel livido sulla sua guancia.
Avrei dovuto baciarlo?
Anche Aron sembrava interdetto, indeciso sul da farsi.
Feci quindi per scendere dalla macchina, ma prima che potessi aprire completamente lo sportello sento la sua mano appoggiarsi sul mio ginocchio, un contatto che - seppur semplice - mi ha fatto venire la pelle d'oca.

"Grazie per aver cantato per me. Mi era mancato sentire la tua voce." mi ha detto.
"Lo farò ogni volta che me lo chiederai, Aron Wheeler." ho risposto appoggiando la mano sulla sua.
Sono scesa dalla macchina e ho raggiunto l'entrata dell'hotel, per poi entrare. Solo in quel momento ho sentito le ruote della macchina nera scricchiolare ed allontanarsi, e con questa anche il ragazzo che mi fa battere il cuore.

Ora sono qui, da sola con i miei pensieri, con le chiamate dei miei amici che continuo ad ignorare.
Rifiuto le loro chiamare perché non riuscirei a guardarli negli occhi sapendo quello che è successo, senza dirgli quello che è successo. L'idea di parlare di un argomento così importante attraverso uno schermo non mi fa impazzire, glielo dirò non appena li vedrò.

Sono qui, da sola, con il cuore tra le mani e la testa tra le nuvole, gli occhi persi fra i grattacieli della città sotto di me.
Mi chiedo cosa stia facendo Aron, a cosa stia pensando, quali siano i suoi pensieri ora. Ripenso alle sue parole, alle sue ferite, quelle che ha sul corpo e quelle che nasconde.

Mi chiedo come riuscirò a mantenere la promessa che gli ho fatto, quella di aiutarlo ad imparare a conoscere gli aspetti del suo carattere che non ha ancora conosciuto.
Mi chiedo come ci riuscirò se quando guardo i suoi occhi non riesco ad andare oltre.
Come ci riuscirò se non mi lascerà studiare i suoi silenzi, se non mi farà entrare nella sua testa, se non mi fa conoscere ciò che gli passa per mente?

Prisoner - animedifferentiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora